• Gli scarti agricoli saranno la nuova energia nei motori
• Automobili di tutti i marchi sono già disponibili
• Propellente poco inquinante per Tir e mezzi pesanti
• Il futuro della mobilità urbana
All'interno quattro articoli
La produzione di biometano è al centro dell'economia circolare: in agricoltura è il modo migliore per valorizzare gli effluenti zootecnici e i sottoprodotti agricoli, mentre in ambito cittadino può essere una soluzione per rendere più efficiente la gestione della frazione umida dei rifiuti urbani.
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Tecnologia ampiamente testata e consolidata (il primo impianto biogas è stato realizzato nel 1981 negli Usa) è approdata in Europa nel 1987 con un impianto ancora oggi attivo in Olanda. Il biometano, prodotto dalle aziende agricole partendo dal biogas e raffinato in un impianto di purificazione, è senza dubbio l'energia del futuro: totalmente rinnovabile, programmabile, sicura, con bassissimo impatto ambientale. Può essere immesso nella rete del gas naturale o usato come combustibile per i trasporti, è un biocarburante in grado di ridurre fortemente gli impatti ambientali di questo settore.
Attualmente in Europa ci sono circa 280 impianti che producono biometano, per una quantità annua prodotta di un miliardo di metri cubi; di questi, 24 sono in funzione in Italia con una capacità complessiva pari a circa 254 milioni di metri cubi annui. «Dal 2008 a oggi» dice Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas, «gli oltre 1.600 impianti di biogas agricoli italiani hanno generato 4,5 miliardi di euro di investimenti grazie allo sforzo, al coraggio e allo spirito imprenditoriale degli agricoltori, consentendo la creazione di circa 12 mila posti di lavoro. Oltre 760 aziende agricole socie possono così ridurre le emissioni del settore agricolo. Secondo i nostri calcoli, l'agricoltura potrà contribuire entro il 2030 a una produzione di biometano di 6,5 miliardi di metri cubi, e ad altri 25 mila posti di lavoro».
La produzione di biometano da agricoltura attiva percorsi circolari virtuosi lungo tutta la filiera agricola: favorisce la produzione sostenibile e gli investimenti in tecnologie, valorizza i reflui zootecnici e i sottoprodotti agricoli.
Infine, rende più vicini gli obiettivi della strategia Farm-to-Fork della Commissione europea, con la quale si incoraggiano gli agricoltori a cogliere tutte le opportunità per abbassare le proprie emissioni inquinanti. «Grazie alla produzione di biometano» conclude Gattoni «l'agricoltura italiana potrebbe ridurre le proprie emissioni di 12,4 milioni di tonnellate di CO2 al 2030 (-32 per cento), un calo cui aggiungere quei 19 milioni di tonnellate di sostanze inquinanti in meno dovuti al mancato uso di fonti energetiche fossili. Un taglio complessivo di oltre 31 milioni di tonnellate, pari alle emissioni di 18,5 milioni di automobili, la metà del parco circolante in Italia. Questi valori sono il risultato di una stima svolta dal Consorzio Italiano Biogas sulla base delle esperienze dirette dei nostri soci, che fanno ora parte del progetto Farming for future: un piano di azioni per guidare l'agricoltura verso la transizione agroecologica ed energetica che sposa in pieno gli obiettivi Ue tratteggiati nel Green deal».
Il futuro della mobilità urbana ed extra urbana
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Se l'abbattimento degli inquinanti (polveri sottili, ossidi d'azoto) è una priorità per le amministrazioni, il trasporto pubblico locale è una chiave per il raggiungimento di questo obiettivo. E in Italia c'è chi si è attrezzato scegliendo le tecnologie a gas naturale, in grado di abbinare sostenibilità e rendimento.
Un caso di successo è quello del Gruppo Brescia Mobilità, che gestisce l'intero sistema di mobilità integrata nella città lombarda e nei comuni limitrofi. «Brescia è stata una pioniera del metano dagli anni Ottanta» racconta Marco Medeghini, direttore generale della società. «Nel 1986 acquistammo i primi bus a metano e nel 2001 questa intuizione si trasformò in una scelta di campo, con la realizzazione di un impianto di rifornimento nel nostro deposito di bus e l'avvio di una politica di investimenti orientata a creare un parco mezzi integralmente green». Oggi tutta la flotta bresciana è composta da bus a metano: sono più di 200.
Il prossimo passo? «Il biometano, che ci consentirà di realizzare una vera economia circolare e tendere all'impatto zero sull'ambiente». Non solo trasporto cittadino: il gas naturale può essere la soluzione ideale anche per percorrenze più lunghe. Ne è convinta Cotral, la più grande azienda di trasporto extraurbano d'Italia e tra le maggiori in Europa, attiva nel Lazio con più di 70 milioni di passeggeri all'anno. «Negli ultimi anni» racconta il direttore generale Giuseppe Ferraro «abbiamo rinnovato la nostra flotta acquistando quasi 1.000 nuovi bus». E recentemente due veicoli diesel Euro 4 sono stati trasformati in dual-fuel con l'installazione di un impianto a gas naturale liquido (Lng), in grado di ottimizzare i consumi e le prestazioni tramite una centralina che gestisce il dosaggio metano-diesel. «La nostra transizione energetica non può prescindere anche dall'acquisto di autobus alimentati a metano» sottolinea Ferraro.
La scelta strategica è stata già compiuta da Arriva Italia, che opera sia a livello urbano che interurbano principalmente nel Nord Italia, con una flotta di oltre 2.500 bus. «Abbiamo maturato esperienze positive nell'utilizzo di mezzi alimentati a metano in contesti urbani» dice l'amministratore delegato Angelo Costa «in particolare a Udine e Brescia. Stiamo monitorando le evoluzioni tecnologiche e a inizio 2021 abbiamo in arrivo i primi bus a metano per il servizio extraurbano di Udine».
Una via al green intrapresa anche da Busrapido, la piattaforma digitale per la prenotazione di autobus e minibus con conducente. «Crediamo che nell'industria dei trasporti il gas naturale guiderà il processo di transizione energetica verso l'idrogeno», afferma il co-founder Gabriele Saija.