Economia
September 01 2018
Se è sempre più difficile accedere al credito tramite il tradizionale circuito bancario, un'alternativa alle imprese può essere il web tramite le piattaforme di social lending o lending crowdfunding. Tramite questi siti le aziende hanno la possibilità di ottenere finanziamenti dai potenziali prestatori, che possono essere investitori privati, imprese o investitori istituzionali, evitando così di andare in banca.
Dal punto di vista delle aziende, quindi, queste piattaforme sono un canale diverso dove trovare tutte o parte delle risorse necessarie per realizzare nuovi progetti, mentre per gli investitori possono rappresentare una nuova via per impegnare il denaro direttamente nell'economia reale bypassando i mercati finanziari tradizionali.
In Italia siamo ancora alla fase embrionale: al 30 giugno 2018 si contavano solo undici operatori. Cinque piattaforme sono destinate alle imprese (BorsadelCredito.it, Housers per l'immobiliare, Lendix, PrestaCap, The Social Lender), sei alle persone fisiche (Blender, MotusQuo, Prestiamoci, Smartika, Soisy, Younited Credit). Un caso a parte è Terzo Valore, una piattaforma di Banca Prossima (gruppo Intesa Sanpaolo) che eroga prestiti a progetti no-profit. A scattare la fotografia del settore è la School of Management del Politecnico di Milano, che ha pubblicato a luglio il terzo report italiano sul crowdinvesting.
La piattaforma che ha generato più prestiti nell’ultimo anno è la francese Younited Credit (consumer), con 77,2 milioni di euro (in totale 112,9 milioni di euro) in Italia, seguita dalle piattaforme business BorsadelCredito.it (24,2 milioni di euro, con un totale di 37,7 milioni di euro) e dall'altro operatore francese Lendix (17,5 milioni raccolti dalle imprese italiane per un totale 19,6 milioni).
Alcune piattaforme operano attraverso il modello diretto lasciando piena scelta ai prestatori su chi finanziare e pubblicando ex ante tutte le informazioni sui richiedenti, mentre altre presidiano il modello "diffuso" in cui gli investimenti vengono suddivisi su più prestiti, a discrezione della piattaforma con l’obiettivo di ridurre il rischio. Quasi tutte le piattaforme, inoltre, prevedono un fondo di garanzia in caso di insolvenze.
Nel 2016 Banca d’Italia ha regolamentato il settore attraverso le nuove Disposizioni in materia di raccolta del risparmio da parte dei soggetti diversi dalle banche, che comprendono una sezione completamente dedicata al social lending. Via Nazionale definisce il social lending (o lending based crowdfunding) come "uno strumento attraverso il quale una pluralità di soggetti può richiedere a una pluralità di potenziali finanziatori, tramite piattaforme online, fondi rimborsabili per uso personale o per finanziare un progetto".
La Legge di Bilancio 2018 prevede l’assoggettamento dei proventi per investitori privati al regime dell’aliquota sostitutiva del 26%, come tutti i redditi da capitale. "I dati mostrano come la decisione di equiparare la tassazione sui proventi da investimento nelle piattaforme di lending a quella delle rendite finanziarie abbia contribuito a far affluire nuove risorse" spiega Giancarlo Giudici, direttore scientifico dell'Osservatorio Crowdinvesting.
"Per reggere la concorrenza dei colossi francesi, però, serve la spinta di investitori istituzionali: le società italiane si stanno attrezzando per un salto di qualità che dovrebbe rendere disponibili capitali significativi" prosegue Guidici. "Nel medio termine si prevede un ulteriore significativo aumento dei volumi erogati, con le piattaforme più piccole che tenderanno a specializzarsi in segmenti particolari".