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June 14 2014
Giallo nella steppa. Si rincorrono le voci sullo stato di salute di Nursultan Nazarbayev, leader del Kazakistan da quando ancora esisteva l’Unione Sovietica. "Ha un cancro alla prostata, non ha figli maschi e non sembra aver progetti per la successione" ha scritto il quotidiano Moscow Times. Indiscrezioni che pongono molti interrogativi sul Kazakistan, dove il 12 giugno fa tappa Matteo Renzi: il presidente del Consiglio è atteso con l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, per la firma di un megaaccordo energetico di fronte al presidente kazako, a Burabay.
Nazarbayev è il padre-padrone di un paese conosciuto in Italia anche per il rimpatrio forzato di Alma Shalabayeva (moglie dell’ex banchiere d’opposizione Mukhtar Ablyazov). Che cosa succederà se dovrà cedere il passo? Lo zar kazako è da 25 anni un punto fermo in una ragnatela di interessi e impianti che trasportano energia fino in Italia. Il vasto giacimento di Kashagan, gestito da sette compagnie, è partecipato per il 16,81 per cento da Eni (una new entry è il colosso cinese Cnpc).
"Per noi siete un interlocutore chiave" dice a Panorama Timur Zhaksylykov, viceministro kazako dell’Economia. "Eni è un nostro partner storico e da noi avrà sicuramente sempre spazio". Le preoccupazioni per la salute di Nazarbayev scaldano i movimenti nelle retrovie: Elena Kuzmina, politologa dell’Accademia delle scienze a Mosca, dice di vedere "agitazione tra i vari “akim”, i governatori locali, che cercano di avanzare: in testa c’è il sindaco della capitale, Imangali Tasmagambetov". Il premier Karim Masimov "è sfavorito perché non è di etnia kazaka" e la primogenita Dariga "ha grande esperienza in politica, ma non in economia". Ha personalità, ma è difficile che sia accettata in un paese al 70 per cento musulmano. Ma in Kazakistan, dove 20 anni fa è stata creata una capitale dal nulla, tutto può accadere.