Economia
June 15 2024
Nella scorsa puntata abbiamo mostrato come la relazione fra emissioni di CO2, aumento delle temperature e cambiamento climatico sia lapalissiana, come gli investimenti necessari per attuare la transizione energetica siano ingenti e il perché il mondo sia in ritardo, ma anche come i risultati si vedano e siano molto concreti là dove le cose si stanno facendo in modo serio da oltre 15 anni (Europa).
Oggi vi mostriamo come le aziende abbiano ben capito le opportunità di business multi-decennali che la transizione energetica e l’economia circolare portano con sé.
La prima dimostrazione pratica di questo concetto è evidente osservando la rapidità con la quale nuove tecnologie per andare verso un mondo più sostenibile vengono sviluppate. L’International Energy Agency (IEA) ci mostra ad esempio come i progressi fatti in 5 campi (batterie al sodio, produzione di idrogeno, cattura della CO2 nella produzione di cemento, tecniche di recupero di minerali e metalli rari e pannelli di isolamento sottovuoto) siano stati importantissimi negli ultimi 3 anni con la fase di vera e propria produzione e lancio sul mercato ormai vicina.
Questo significa che le aziende stanno investendo molto in brevetti, in R&D, in sviluppi e prototipi, in innovazione. Tutto ciò è estremamente importante visto che venivamo da un periodo molto lungo di mantenimento dello status quo durato fino a metà anni 2000 con pochi cambiamenti lato produzione di energia, reti elettriche, tecniche di costruzione degli edifici, obsolescenza dei prodotti, recupero dei materiali post utilizzo.
Ma c’è anche un secondo elemento che porta a far capire come il trend di gestire il proprio business con un maggior focus sul concetto di ESG (rispetto dell’Environment / Ambiente, attenzione al Social / alle Persone e alla Comunità e eticità nella Governance / nel tenere conto degli interessi di tutti gli Stakeholders) sia in forte aumento.
Le Benefit Corporations o B-Corp sono oggi il concetto più evoluto di un’azienda che ha deciso di operare nel rispetto dei principi di cui sopra; per diventare B-Corp si deve intraprendere un percorso che dura anni, che richiede investimenti, che porta l’azienda a ricevere un punteggio dato da un ente esterno che dirà se la società in questione è “degna” di fregiarsi di questo titolo.
Ebbene come vedete dal grafico di ZCA il numero delle B Corps nel mondo è in grande crescita (il dato puntuale più recente disponibile del marzo 2024 è di 8250 aziende, in 85 paesi, appartenenti a oltre 150 settori industriali) con in aggiunta una coda importante lato candidati che sono in attesa di diventarlo (fra i quali il Gruppo Sella per il quale lavoro).
Il terzo elemento che spinge le aziende in questa direzione è senza dubbio la regolamentazione che, specie in Europa, ma non solo, “obbliga” a diventare più sostenibili. A volte riteniamo che possa esserci un eccesso di regole, che alcune decisioni siano ingiuste o arrivino troppo in anticipo, ma io credo sia necessario che ognuno di noi capisca che il cambiamento in atto, oltre che essere assolutamente necessario, ha un costo.
Costo che verrà ripartito / ricadrà su noi tutti consumatori, sulle aziende, sugli stati / le unioni di stati quali ad esempio l’UE.
L’insieme dei 3 fattori delineati oggi offrono un quadro mi auguro chiaro di come la traiettoria sia (per fortuna) segnata lato business e non ci siano motivi logici (nuovi Presidenti americani in arrivo compresi) per interrompere o invertire il percorso in atto. Anzi crediamo che l’arrivo di altre nazioni a sostenere questo processo (sola questione di tempo, scandito non dai politici ma dall’evoluzione climatica a mio personale parere) rafforzerà il tutto.