Sostenibilità e Investimenti: alti e bassi della transizione energetica

Cambiamento climatico dovuto alle emissioni di gas serra sempre più forte e impattante sulle nostre vite, sulle aziende, sui governi e che crea danni economici crescenti >>> transizione energetica verso un mondo con meno / zero emissioni sempre più necessario e urgente >>> investimenti necessari molto ingenti, sviluppo di tecnologie nuove, costruzione di un mondo più basato sull’economia circolare >>> grandi opportunità di business per decenni in questo campo.

Sembra un’equazione matematica molto semplice e lineare, ma non è così; le cose sono parecchio più complicate. Oggi e nelle prossime settimane proviamo a raccontarvi perché.

Il primo punto lo diamo per assodato: la correlazione fra maggiore quantità di CO2 e di altri gas nell’atmosfera e l’aumento delle temperature (si veda il grafico della BBC) con conseguenti fenomeni climatici sempre più estremi è scientificamente provato. Ognuno di noi ha vissuto negli ultimi anni in Italia situazioni pochi anni fa impensabili: dalla grandine che sommerge le strade di Torino, alla cronica mancanza di neve a Natale sulle Alpi, dalla siccità mai vista prima della Puglia quest’anno, al record di piogge da 70 anni a questa parte nel Biellese in questi primi cinque mesi del 2024. Ci sono paesi in cui questi eventi sono ancora più intensi e catastrofici che da noi. E sono tutti dovuti agli squilibri climatici in atto.

La necessità di ridurre le emissioni di gas serra è nota dagli anni ’90 e alcuni paesi / aree geografiche hanno iniziato a muoversi anni fa; l’Unione Europea, la Norvegia, la Nuova Zelanda sono esempi virtuosi in questo senso.

Le auto Euro 1 risalgono al 1993 e sono passati quindi 30 anni in cui la normativa sulle emissioni consentite ai veicoli è andata evolvendosi in meglio; la regolamentazione di alcuni settori economici in ambito UE che determina le quantità di CO2 ammesse risale al 2005.

Per vedere quanto è stato fatto in Europa in questo senso basta guardare di quanto sono scese in media le emissioni dei settori interessati dalla normativa (automobilistico, cementiero, manifatturiero, aereo, ecc): del 47% in questi 19 anni come Credit Agricole ci mostra.

E allora come mai siamo così indietro nel contenere l’aumento delle temperature? Perché gli investimenti, pur fortemente cresciuti negli ultimi anni (1770 miliardi di dollari a livello mondiale nel 2023), non sono ancora arrivati ai livelli necessari (6 volte tanto, si veda il grafico di Statista) per attuare la transizione?

Ci sono essenzialmente tre motivi a mio parere:

  1. Lo status quo: il sistema energetico mondiale è basato da oltre un secolo sui combustibili fossili e la rete distributiva di elettricità e gas è stata costruita per portare dalle centrali produttive (poche) a tutte le utenze private e aziendali (molte) l’energia. Il modello basato sulle energie rinnovabili (eolico, solare, idroelettrico, geotermico, mini nucleare) funziona invece in modo diametralmente opposto: tanti “piccoli” luoghi di produzione tutti collegati alle reti e poi un sistema interconnesso intelligente di accumulo e gestione dell’energia prodotta. Passare dal primo al secondo è molto complicato e costoso.
  2. La resistenza del mondo “fossile fuels”: come per ogni cambiamento ci sono forti resistenze da parte di chi ha un business legato al vecchio modello. Le lobbies in tal senso sono molto forti, esistono paesi che vivono grazie alla produzione ed esportazione di combustibili fossili (area del Golfo Persico, Russia, Nigeria, Venezuela e molti altri), l’OPEC che governa da decenni la produzione e parzialmente il prezzo del greggio è un’istituzione storica molto forte.
  3. La politica: un ruolo primario in questo percorso lo devono avere i governi e le istituzioni sovranazionali. Servono regole e anche obblighi per portare nella giusta direzione. La transizione richiede tempo e ha un costo che va correttamente ripartito fra nazioni, aziende, consumatori. Se l’Europa è chiaramente schierata e altri singoli paesi stanno fortemente accelerando, manca la convinzione politica in nazioni del calibro degli Stati Uniti, della Cina e di altri paesi emergenti importanti. Solo un mondo unito potrà portare a risultati concreti.

Stay tuned per le prossime puntate.

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