Come funzionano e che cosa fanno le Forze Spaziali americane. Che compiono un anno di vita
A un anno dalla firma del presidente Donald Trump che istituiva le Forze spaziali americane come arma indipendente da aviazione, marina ed esercito, la guida del neonato Corpo è stata assegnata al generale John Raymond, diventato così il primo capo delle operazioni della difesa spaziale Usa, il quale ha svelato finalmente come si chiameranno i suoi militari, che non sono soldati, né aviatori o marinai, bensì i Guardiani. Erano i giorni immediatamente precedenti al Natale 2019 quando con l'approvazione del National Defense Authorization Act, ben 16.000 persone tra aviatori dell'Air Force Space Command e impiegati civili furono assegnati alla United States Space Force. E siccome la sicurezza cibernetica e il settore dei big-data sono parte delle competenze irrinunciabili che deve avere il personale in blu scuro, ecco che la scelta su chi incorporare è ricaduta su coloro che padroneggiavano linguaggi informatici di programmazione e almeno due lingue.
Lo scopo della Difesa Usa è stato fin dall'inizio accentrare in un unico comando, più agile e specializzato, tutte le attività militari spaziali ora suddivise tra le forze armate tradizionali, e con questo mantenere il dominio dello spazio visto finalmente come un ambiente strategico al pari degli oceani o dell'aria. Il primo anno è servito per organizzare una squadra di alti ufficiali, stabilire un pre-budget, definire una dottrina da seguire, disporre del controllo dei centri di comando dei satelliti di Difesa e presentare il tutto al coordinamento interforze. Un lavoro complesso, poiché ogni forza armata Usa possiede un dipartimento spaziale con suoi satelliti, dunque per poter rivedere tutta l'organizzazione è stato necessario da un lato compiere passi complessi, come appiattire la burocrazia dei rapporti tra le varie Armi, dall'altro attuare operazioni più semplici come creare un'araldica credibile, le bandiere e le uniformi.
Per capire a che cosa serva davvero la US Space Force bisogna svelare che cosa fanno le altre nazioni in termini di operazioni militari extraterrestri. La Russia, per esempio, nel corso del 2020 ha messo in orbita e posizionato un satellite militare accanto a uno americano dichiarando apertamente che si tratta di un sistema d'arma progettato per distruggere altri satelliti mediante collisioni controllate, praticamente cercando lo scontro per porre fuori traiettoria l'avversario. Questo, come altri fatti, creano non soltanto la necessità di mettere in orbita capacità di attacco, ma anche di essere sempre in grado di difenderle, arrivando a mettere in campo le necessarie contromisure.
Alle forze spaziali occorrevano quindi un'unità di addestramento e una d'intelligence, realizzate grazie ad accordi con Aviazione, Marina ed Esercito, ovvero inviando verso queste forze il personale da addestrare e al contempo cercando di migliorare il livello dei servizi spaziali dei quali gli altri Corpi non possono ormai fare a meno. Infine occorre poter gestire le crescenti commesse che il governo affida agli operatori commerciali, proprio come sta avvenendo per i lanci spaziali Nasa che sono appaltati alla società privata SpaceX di Elon Musk e a Boeing. Così facendo gli Usa riducono significativamente le infrastrutture militari a controllo delle attività dei lanci spaziali abbassando quindi i costi e consentendo alla Difesa Usa di lanciare razzi più frequentemente, ma in totale autonomia, utilizzando sia la base di Cape Canaveral sulla costa orientale, sia la base dell'Aviazione di Vandenberg, in California.
Il secondo anno di attività sarà incentrato sull'integrazione del servizio con alleati e partner, come è avvenuto con la Svezia per il lancio di un nuovo satellite per osservazione, e con il Giappone, che ha messo in orbita alcuni satelliti che integrano i servizi della costellazione Gps, denominati Qzssl, ed anche per realizzare un vero Comando Spaziale. Il budget deve ancora essere definito dal congresso, ma finora stiamo ricevendo quanto l'Aviazione aveva per le attività spaziali, circa 15 miliardi di dollari. Saranno quindi da definire le attività nell'ambito della cooperazione sotto l'egida dell'Onu e della Nato, ma anche i rapporti con le agenzie spaziali di tutto il mondo, alle quali potrebbero essere richiesti o proposti servizi da attuare mediante le potenzialità delle reti satellitari e degli elaboratori presenti nelle basi, oggi terrestri, domani lunari o marziane.
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