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February 03 2016
Si è affidato a una squadra di comprovata esperienza e moderazione, il leader socialista spagnolo Pedro Sànchez, incaricato da re Filippo VI di formare una maggioranza parlamentare in Spagna, dopo il fallimentare tentativo di Mariano Rajoy, l'ex premier popolare uscito vincitore-non vincitore dalle consultazioni del gennaio scorso.
Una squadra di negoziatori - tra cui il portavoce socialista Antonio Hernando, il politico basco Rodolfo Ares, fautore del dialogo Psoe-Ppe nei Paesi baschi, e lo storico costituzionalista di Felipe Gonzalez e Luis Zapatero, José Enrique Serrano - dal profilo moderato e realista, che apparentemente cozza contro l'impresa cui sono stati chiamati: stringere un patto di legislatura con Ciudadanos, con Podemos di Pablo Iglesias, con una serie di partiti catalanisti e baschi, su alcuni dei quali - accarezzando apertamente l'idea dell'addio da Madrid - il Re ha posto il veto.
I numeri non sono dalla sua parte: solo creando un grande calderone politico-elettorale è possibile formare numericamente una maggioranza senza il Pp, gioco forza destinata - secondo i più avvertiti analisti di cose spagnole - a implodere per ragioni politiche interne. L'alternativa è costruire appunto una Grosse Koalition PSOE-PP, che però - nonostante il prevedibile favore del nuovo Re - il socialista Sànchez non ha intenzione di formare, temendo (ragionevolmente) che un siffatto governo di unità nazionale sarebbe il miglior regalo che la sinistra di Podemos (in lotta con il Psoe per la conquista dell'elettorato di sinistra) possa ricevere.
Insomma: i giochi sono apertissimi. E l'ipotesi di elezioni anticipate, se fallisce il tentativo di Sànchez, sono dietro l'angolo, a meno che la moral suasion di Filippo VI non risca a ottenere i risultati sperati.
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