Lifestyle
August 08 2017
8 agosto 2016, un anno fa. Il giorno e l'ora in cui l'Inter e Mancini annunciavano di aver trovato l'accordo per separarsi consensialmente dopo un'estate vissuta sul filo dei nervi, tutti contro tutti e in mezzo la squadra sempre più disorientata. Oggi sembra passata un'era geologica da quel giorno: Spalletti è padrone dell'Inter che sta nascendo sulle ali dell'entusiasmo.
Non c'è solo una distanza temporale tra l'agosto 2016 e quello 2017. E' tutto il mondo nerazzurro che pare aver fatto un balzo nel futuro dopo aver metabolizzato errori e delusioni di una stagione orribile, nata male e finita peggio, con l'esclusione dall'Europa e il ridimensionamento di sogni e ambizioni.
L'Inter sta ripartendo e Spalletti ne è la garanzia e l'immagine migliore, anche a fronte di un calciomercato in cui è mancato il botto che i tifosi si erano illusi di poter vedere. Non è colpa loro, essendogli stato raccontato per mesi speculando sulla potenza economica di Suning e facendo finta di non vedere i paletti che il Fair play finanziario dell'Uefa impone e continuerà ad imporre ancora per un po' di tempo al club.
Il lavoro di Spalletti si vede a occhio nudo e sta cominciando a dare i primi frutti. La striscia di vittorie estive (Lione, Bayern Monaco, Chelsea e Villarreal le vittime) può anche significare poco, mentre è più interessante verificare il cambio di atteggiamento di una squadra che ha vissuto un'annata sfilacciata in cui è parsa ben poco gruppo. In campo e fuori.
Il tecnico toscano viene dopo la girandola dei 10 allenatori dal 2010-2017 senza risultati apprezzabili. E' l'uomo forte che serviva e Suning gli ha costruito intorno la corazza giusta chiamando una persona di grande esperienza come Sabatini, destinato a lavorare sempre più per l'Inter.
Regole ferree, la squadra prima di tutto, basta personalismi e lavoro maniacale negli allenamenti condotti finalmente con grande intensità per evitare i buche nella preparazione della scorsa stagione: questa la ricetta cui si aggiungono le intuizioni per restituire al livello di calciatori internazionali quelli che avevano deluso di più a partire da Joao Mario.
Poi c'è l'aspetto societario che non va sottovalutato. Mancini era un ottimo allenatore entrato in rotta di collisione con una società appena acquistata dai cinesi ma gestita ancora dal vecchio management con infiltrazioni esterne non sempre funzionali al bene del club. I quasi 100 milioni buttati via sul mercato con Joao Mario e Gabigol sono la testimonianza che i soldi non sono tutto nel calcio, anche se aiutano a fare bene.
Spalletti lavora in una società che sembra andare tutta dalla stessa parte e che sta cercando di muoversi sul mercato in maniera funzionale alle necessità tattiche del suo tecnico. I tifosi sono stati per qualche settimana delusi perché prima si erano illusi che sarebbe arrivato il grande nome, però stanno capendo la profondità del lavoro di Sabatini, Ausilio e Spalletti.
La scommessa è che questa normalizzazione più gli interventi sulla rosa portino i punti necessari per entrare nel giro della Champions League dal 2018. L'Inter parte da quota 62 raggiunta a maggio scorso. Potrebbero servirne non meno di 75 per agganciare il quarto posto e vincere la volata con Milan, Roma, Napoli e Juventus: Spalletti può essere un valore aggiunto da almeno dieci?