Tecnologia
December 21 2022
Lo SPID potrebbe essere a rischio? Questo è quanto lasciano intendere le parole di Alessio Butti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all'innovazione tecnologica. La possibile cancellazione del Sistema Pubblico di Identità Digitale non è una questione all'ordine del giorno, ma nei prossimi mesi potrebbe essere tra le novità in agenda per il Governo: vediamo cosa sappiamo e cosa potrebbe accadere.
Il Sistema Pubblico di Identità Digitale è diventato un riferimento per i rapporti tra i cittadini e le Pubbliche Amministrazioni, ma anche per l'accesso ai servizi di aziende private per la verifica dell'identità. Nel corso degli ultimi anni, complici la pandemia e la digitalizzazione forzata di molti servizi, lo SPID ha fatto registrare una crescita veramente considerevole: prima del COVID-19, erano solo 6 milioni i cittadini ad averlo richiesto, mentre ora siamo arrivati a circa 33 milioni (28 milioni a inizio 2022). Per tantissimi italiani rappresenta un metodo efficiente per gestire i rapporti con le PA, e i numeri lo confermano: secondo i dati ufficiali dall'Agenzia per l'Italia digitale, nel 2021 sono stati registrati più di mezzo miliardo di accessi con SPID ai servizi delle PA, e nel solo primo quadrimestre 2022 siamo arrivati a 330 milioni di accessi.
Quindi perché cambiarlo? Ad aprire questa ipotesi è Alessio Butti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all'innovazione tecnologica, che attraverso le pagine de Il Messaggero ha dichiarato che bisogna "cominciare a spegnere lo SPID e a promuovere la carta d’ identità elettronica come unica identità digitale". L'idea ruota intorno alla promozione della Carta di Identità Elettronica (CIE), che in questo momento è già tra le mani di più di 30 milioni di cittadini e che, secondo il Sottosegretario, sarebbe più adatta per tutte le fasce d'età. Lo SPID sarebbe invece troppo complicato e andrebbe a sfavorire gli over 80, meno avvezzi alla tecnologia.
Lo SPID garantisce una soglia di sicurezza di primo e secondo livello, mentre la CIE, emessa dal Ministero dell'Interno e prodotta dal Poligrafico e Zecca dello Stato, arriva fino al terzo livello, ossia quello richiesto dagli standard di sicurezza fissati dall'Europa per l'identità digitale europea, che dovrebbe debuttare nel corso del 2025. I siti e i servizi che consentono l'accesso sia con SPID che con CIE sono già diversi (per quest'ultima è richiesto un lettore apposito da collegare ai dispositivi o uno smartphone con NFC e l'app CieID, disponibile per Android e iOS), ma Butti vuole puntare solo sulla carta d'identità elettronica, andando a creare un'unica identità digitale, nazionale e gestita dallo Stato. Per fare ciò l'idea sarebbe quella di consentire il rilascio della CIE da remoto a costo zero (attualmente viene rilasciata in presenza al costo di 16,79 euro), garantendo una transizione che coinvolga anche i gestori privati di identità digitali.
Insomma, per ora sembrerebbe una questione problematica, anche in termini di costi per lo Stato e di tempistiche (il rilascio di milioni di CIE sarebbe complicato da gestire, allo stato attuale). Al momento non sono previsti nuovi decreti e nella nuova Manovra non ci saranno interventi in tal senso. Nel corso del 2023 il Governo potrebbe decidere di concentrarsi per bene sulla questione: ne sapremo probabilmente di più già nei prossimi mesi. Nel frattempo, chi vuole fare lo SPID può dare uno sguardo qui.
Info: tuttotech.net