Un piano di sicurezza come per i capi di Stato di alto rango. Così la questura di Roma ha studiato il dispositivo, già in atto da mercoledì scorso, per l'arrivo, la processione e l'esposizione nella capitale delle spoglie di San Pio da Pietrlcina e San Leopoldo da Padova. Alle 17 di oggi le reliquie sono arrivate in Piazza San Pietro, dove i fedeli hanno aspettato l'arrivo della processione.
Per questo motivo sono stati previsti gli sgomberi di tutte le strade dall'area della Chiesa di San Salvatore in Lauro, dove questa notte sono state portate le reliquie, e di tutto l'itinerario interessato dalla processione, che sarà transennato e punteggiato dalle forze dell'ordine. Prevista anche la chiusura del lungotevere dalle ore 16 di oggi, prima dal lato della Chiesa di San Salvatore in Lauro e successivamente verso via della Conciliazione. In campo anche i volontari del Giubileo, che accompagneranno i partecipanti alla processione fino a San Pietro e gestiranno le 4 soste previste lungo il tragitto.
Arrivate in 3 febbraio nella chiesa di San Lorenzo fuori le Mura, le spoglie di San Pio resteranno a Roma fino all'11 febbraio, quando ripartiranno per raggiungere Piana Romana, frazione rurale di Pietrelcina, suo paese natio, dove poi verranno esposte le reliquie. Il ritorno delle spoglie a San Giovanni Rotondo è previsto per il 14 febbraio prossimo.
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Mercoledì 3 febbraio
Le misure prese per l'arrivo delle spoglie, ha precisato la Questura, "sono uguali a quelle assicurate a Capi di Stato di alto rango". Sono state create nove aree di sicurezza che garantiranno ai fedeli la condivisione delle reliquie. In azione Unità Cinofile, Squadre Antiterrorismo e squadre di verifica del sottosuolo per bonificare le aree interessate all'evento.
In ogni occasione in cui i fedeli renderanno omaggio alle reliquie sono previsti controlli con metal detector. La Questura raccomanda a tutti i fedeli di arrivare per tempo e limitare al massimo bagagli o borse voluminose.
Fedeli e gerarchie
Amato dai fedeli ma spesso in passato avversato dalle gerarchie ecclesiastiche. È stato questo il destino di Padre Pio, il frate cappuccino proclamato santo da un altro santo, Giovanni Paolo II, il 16 giugno 2002. E ora venerato addirittura in San Pietro per il Giubileo della Misericordia, per volontà di Papa Francesco. Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, era nato a Pietrelcina nel 1887 in una famiglia di contadini. Entrato in noviziato a 16 anni, il 10 maggio del 1910 era stato ordinato prete a san Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, dove poi creò dal nulla un grande ospedale e diverse opere caritative. Inizialmente il frate cappuccino fu avversato dalla Chiesa per le stimmate, accusato di essersele procurate da solo, in pratica di essere un impostore.
Le accuse
Ma altre, pesanti accuse, gli vennero sempre da ambienti ecclesiastici: "Il Padre si permette di accarezzare giovani donne; fa pagare giornalisti per la propaganda a suo favore; si procura profumi costosi, stoffe di lusso, stivaletti di cuoio finissimi; ha preteso poltrone, letto a molle, pavimenti e finestre nuove; esige cibo speciale". Cominciava intanto la vera guerra, quella sulla gestione delle grandi somme di denaro che arrivano e che il frate voleva destinare alla costruzione dell'ospedale Casa sollievo della sofferenza: "Maneggia denari senza il permesso dei superiori'', fu la nuova accusa.
L'appoggio del Papa
Pio XII, pontefice dal 1939 al 1958, il più convinto difensore di padre Pio, nel 1953 lo esonerò dai voti di povertà e di obbedienza ai superiori affinché, rispondendo solo al Papa, potesse guidare i Gruppi e realizzare la "Casa" che viene inaugurata nel 1956. E tuttavia con papa Pacelli ripresero le verifiche, con anche due "visite apostoliche", vere e proprie ispezioni. E poi scoppiò lo scandalo Giuffrè, "il finanziere di Dio", che, offrendo interessi altissimi, raccoglieva fondi soprattutto in ambienti religiosi che vengono coinvolti nel successivo crack. Qualcuno sperava di salvarsi con i 585 milioni liquidi che sono nelle casse della "Casa" di padre Pio, che rischiò così di essere coinvolto dallo scandalo. Ma il frate resistette: non volle che quei soldi venissero distolti dagli scopi per cui gli erano stati dati. È così che un registratore viene trovato nel confessionale di padre Pio, per provare i colloqui troppo "confidenziali" con le sue "figlie".
Le profezie
Nel 1960 il "visitatore" mons. Carlo Maccari scriverà conclusioni durissime contro il frate: "in lui regna il demonio dell'impurità", "la sua vita è un sensualismo mistico". Il rapporto a Giovanni XXIII viene praticamente smentito dal segretario di Stato, card. Domenico Tardini che richiama a Roma mons. Maccari. Uomo di carattere energico, fece anche profezie sulla vita delle persone e non di rado cacciò qualcuno che cercava di accostarsi al suo confessionale, quando non riscontrava un pentimento sincero.
Ricevette visite da tutto il mondo: nel 1947, tra i tanti che si fanno confessare c'e' anche un giovane prete polacco, Karol Wojtyla. Nasce una leggenda, che non ha mai trovato conferma, secondo la quale padre Pio avrebbe predetto: "Tu diventerai papa, ma io vedo anche sangue e violenza su di te". Nel 1963 diviene papa Paolo VI, che annullò i provvedimenti contro padre Pio. Il frate, stanco e provato, morì cinque anni dopo, il 23 settembre 1968.