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Srebrenica, il massacro firmato da Ratko Mladic

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Il capo delle milizie serbo-bosniache Radko Mladic, al Tripbunale internazionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, l'Aja, Paesi Bassi, 22 novembre 2017
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Srebrenica, settembre 1995. A due mesi dal massacro la preghiera sulla tomba di un ragazzo di 11 anni trucidato dagli uomini di Ratko Mladic.
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Una foto di Srebrenica due anni prima del massacro quando fu bombardata pesantemente dai Serbi. Nella foto un convoglio di caschi blu canadesi percorre le strade della città tra le macerie.
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Convoglio di militari olandesi destinati alla difesa dell'enclave musulmana di Srebrenica, la cosiddetta "Safe Area".
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Avamposto olandese a difesa di Srebrenica il giorno dell'avanzata serba nell'enclave bosniaca. 10 luglio 1995.
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Il leader dei Serbo-bosniaci Radovan Karadzic in una fotografia con Mladic e il comandante UNPROFOR Lars Eric Wahlgren. Il processo a carico di Karadzic è ancora in corso.
A destra il colonnello olandese Karremans, comandante dei "Dutchbats" durante i fatti di Srebrenica.
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I militari olandesi della forza ONU a Srebrenica all'interno del quartier generale di Potocari nei giorni dell'eccidio.
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Kabeniza, Bosnia. Fossa comune aperta nel 2002 contenente oltre 50 corpi di musulmani di Bosnia uccisi tra l'11 e il 13 luglio 1995.
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L'immagine precedente è ripresa oggi da un'installazione permanente dal titolo "Un milione di ossa" nel cimitero di Potomaci.
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Donne e bambini in fuga da Srebrenica arrivano a Tuzla, territorio in mano musulmana.
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Convoglio di profughi in fuga dalla città di Srebrenica assediata dai Serbi di Ratko Mladic.
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Le prove del massacro in un filmato in possesso delle autorità internazionali e girato da un militare serbo, divulgato nel 2002.
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Tecnici e medici legali inviati dal Tribunale dell'Aia al lavoro su una fossa comune dell'eccidio del luglio 1995.
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Sopravvissuti al massacro dei loro uomini a Srebrenica, donne e bambini si contendono un tozzo di pane su un mezzo dell'Onu.
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Sopravvissuti al massacro del luglio 1995 manifestano a Sarajevo contro i favoreggiamenti del governo di Belgrado ai responsabili dell'eccidio. Luglio 1999.
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Angelina Jolie, ambasciatrice Onu, in visita al cimitero di Potomaci nel 2014.
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Una donna in preghiera tra le lapidi del cimitero di Potomaci nel 20° anniversario del massacro di Srebrenica.

Il 22 novembre 2017, Il tribunale penale internazionale dell'Aja per i crimini nella ex Jugoslavia ha condannato all'ergastolo, in primo grado, RatkoMladic per genocidio e crimini di guerra e contro l'umanità. Mladic è stato riconosciuto colpevole di 10 su 11 capi di accusa, relativi al genocidio di Srebrenica, mentre non è stata riconosciuta l'intenzione di genocidio nelle municipalità della Bosnia nord occidentale.

Srebrenica, ecco cosa avvenne

All'inizio di luglio del 1995, verso la fine della guerra nella ex-Yugoslavia, la città bosniaca di Srebrenica era un enclave musulmana protetta dalle Nazioni Unite e affidata ai caschi blu dell'esercito olandese.

Tra il 6 e l'8 luglio le forze dell'esercito della Repubblica dei Serbi di Bosnia avevano cominciato l'assedio alla piccola cittadina che raccoglieva migliaia di bosniaci musulmani in fuga dall'offensiva serba nella Bosnia nord-orientale.

I caschi blu olandesi che avrebbero dovuto garantire la Safe Area erano soltanto 600, equipaggiati unicamente con armamento leggero. 

La situazione degenera il 9 luglio quando i Serbi iniziano il bombardamento di Srebrenica. Comincia così il primo esodo di profughi musulmani verso i campi a sud della cittadina. Anche i difensori olandesi sono colpiti dall'artiglieria dei Serbi, che uccidono un casco blu e  ne prendono 30 in ostaggio.

Il giorno successivo il colonnello Karremans, comandante delle forze olandesi richiede l'appoggio dell'aviazione alla NATO che viene ritardato per un clamoroso errore procedurale. Il 10 luglio 1995 Srebrenica è nel panico. Più di 4.000 rifugiati sono ancora in città, mentre Le truppe del generale RatkoMladic non desistono, La mattina dopo la NATO manda in volo i caccia, non ordinano l'attacco e quando Karremans ripete l'appello per l'intervento dell'aviazione, gli aerei devono tornare ad Aviano per rifornirsi dopo ore di volo a vuoto. 

Nella base militare olandese di Potocari, pochi chilometri a Nord di Srebrenica, si erano intanto ammassati 20mila bosniaci in fuga dalla marcia dei Serbi. Soltanto alle 14,30 due caccia F-16 olandesi comparvero sopra le teste dei Serbi e scaricarono due bombe contro i blindati di Mladic. La reazione serba non si fece attendere e gli attaccanti usarono gli ostaggi minacciando la loro morte se fossero proseguiti i bombardamenti che, di fatto, cessarono il giorno stesso.

Nel tardo pomeriggio dell'11 luglio 1995 il generale Ratko Mladic entra con i suoi uomini a Srebrenica, dove poco dopo incontra Karremans. La richiesta serba era quella dell'evacuazione e del disarmo immediato dei musulmani. Il giorno seguente arrivarono gli autobus per la deportazione dei cittadini bosniaci, mentre i maschi dai 15 ai 77 anni furono separati dalle famiglie e trattenuti per essere "interrogati" sotto gli occhi impotenti dei protettori olandesi. Quelli che tentarono di scappare furono fatti bersaglio dell'artiglieria e dei cecchini serbi, mentre più di 20mila donne e bambini furono fatti evacuare dalla cittadina bosniaca. I combattenti che erano rimasti nella base olandese furono consegnati ai Serbi in cambio del rilascio di 14 caschi blu ostaggio di Mladic. 

L'eccidio di massa cominciò poche ore dopo nei capannoni dove erano stati concentrati i prigionieri. In tre giorni più di 7.000 musulmani furono trucidati dopo essere stati picchiati e torturati con metodi efferati. Infine furono gettati in fosse comuni sparse nella zona del massacro, mentre gli olandesi lasciavano Srebrenica alla furia degli uomini di Mladic.

I morti di Srebrenica furono, secondo fonti ufficiali, 8.372. Ad oggi ne sono state recuperate ed identificate oltre 6.000, traslate dalle fosse comuni e sepolte nel cimitero di Potocari.

Alla fine delle ostilità, il Tribunale delle Nazioni Unite iniziò l'iter processuale per accertare le responsabilità dell'eccidio di Srebrenica, mentre i responsabili materiali erano latitanti (Mladic sarà catturato nel 2011, mentre uno dei massimi responsabili dell'eccidio, Ratzanoviç, sarà assassinato nel 2000). La sentenza del Tribunale Internazionale scagionò nel 2007 le responsabilità dirette dell'allora governo di Belgrado, considerando la responsabilità dei singoli comandanti militari e paramilitari in carica a Srebrenica nel luglio 1995.

Nella primavera del 2015 la Russia di Putin mise il veto nei confronti della condanna del massacro riconosciuto dagli organi internazionali come genocidio

Il 22 novembre 2017 la condanna di Mladic in primo grado all'ergastolo.

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