Panorama D'Italia
September 10 2015
La provincia di Trento è la prima provincia italiana per numero di start up ogni 10 mila imprese e ogni 10 mila abitanti. Un record che è stato al centro del convegno “Fare start up in Trentino si può” moderato dalla giornalista del Tg1 Barbara Carfagna. “Dagli anni 90 Trentino sviluppo è stata l’unica società pubblica a curare la crescita delle nuove imprese” ha sottolineato Mauro Casotto che ne è direttore. “Dal 2000 grazie a fondi comunitari abbiamo dato seed money a tante start up oltre al supporto di accompagnamento nel processo di incubazione delle aziende”.
“Noi siamo un frutto di Trentino Sviluppo” ha sottolineato Lorenzo Modena, fondatore della società di bigliettazione OpenMove, che fornisce servizi a 500 mila persone e 5 milioni di turisti. “La grande quantità di dati sui trasporti pubblici messi a disposizione dalla provincia ci ha aiutato a creare la nostra azienda, che si sta finanziando grazie ai tanti premi che stiamo vincendo con la nostra App. E ora guardiamo anche fuori Trento”.
La meccanica specializzata è invece il campo di applicazione di Kirana, una start up fondata da Enrico Gallus e specializzata in microlavorazioni laser. “Anche nel nostro caso Trentino Sviluppo ci ha aiutato a crescere con risorse finanziarie e agevolandoci con l’affitto della nostra sede” ha detto Gallus, che grazie al sostegno pubblico ha fatto entrare la sua azienda nel polo della meccanotronica di Rovereto, dove esiste anche il polo della manifattura. Qui è nata anche Muteki, specializzata in prodotti illuminotecnici a led per l’illuminazione pubblica. “Siamo andati a Rovereto perché ci piaceva avere delle interconnesioni con gli altri operatori presenti nel polo” ha detto il fondatore del progetto Alberto Bonazza, che ha portato il suo prodotto in Sud America e in Russia.
Un supporto alle start up viene anche da Ibm che nel nostro Paese si occupa di nuove aziende dal 2013: il colosso Usa ha scelto di non dare direttamente danaro alle start up ma di aiutarle fornendo tecnologia e tutoring con un investimento di circa 2 milioni di euro soprattutto nel cloud. “Nella nostra selezione di start up le aziende trentine sono sempre presenti e nel 2014 una delle tre finaliste del premio Smart camp era originaria di questa provincia” ha detto Giuseppe Ravasi, manager of cloud ecosystem developement di Ibm Italia.
Quest’anno il vincitore della competizione Ibm è stata la trentina Horus Tecnology, un dispositivo indossabile che osserva l’ambiente circostante e lo “racconta” all’utente non vedente, fondata da Luca Nardelli. Anche il colosso energetico Enel dedica sempre più attenzione al mondo delle start up. “Il nostro obiettivo è di avere un occhio sulle tecnologie emergenti e di avere un rapporto di partnership con le nuove realtà per indirizzarle nel mercato” ha affermato Luciano Tommasi, responsabile new ventures iniatives dell’Enel. “Abbiamo a disposizione 6 milioni di euro e abbiamo già selezionato 14 start up, mentre a fine mese ne vaglieremo altre 28 con cui creare nuovi prodotti”.