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September 08 2016
"Trump e Putin, una storia d'amore". Con un titolo provocatorio, il magazine americano The New Yorker tornava alcune settimane fa sul tema delle interferenze russe nella campagna presidenziale americana.
Un tema oggi ancora più attuale dopo che il candidato repubblicano alla presidenza americana, ha dichiarato che se verrà eletto alla Casa Bianca avrà relazioni ''molto buone'' con il presidente russo, un vero ''leader'' che ha un ''gran controllo sul suo Paese'', in contrapposizione a Barack Obama.
Trump si è detto felice di ricevere complimenti dal presidente russo. Se Putin "dice grandi cose su di me, dirò grandi cose su di lui", ha proseguito, assicurando però che i complimenti del leader del Cremlino non influenzeranno le sue decisioni come presidente.
Secondo David Remnick, autore del servizio del New Yorker, Trump e Putin sono invece bloccati in un legame politico, reso ancor più improbabile dalla diversità delle loro storie individuali. Da un lato, il figlio di un veterano entrato giovanissimo nel KGB, dall'altro, il rampollo di una famiglia di miliardari. Ciononostante, non hanno mai nascosto la simpatia reciproca.
Trump ha definito Putin un leader "migliore" di Obama; Putin si augura apertamente che Trump vinca le elezioni. Secondo Remnick, però, le motivazioni sono profondamente diverse. Trump ammira la forza e il cinismo del leader russo e vorrebbe emularlo; Putin invece è pronto a sfruttare per i propri scopi la debolezza e l'ignoranza di Trump.
La Russia di Putin considera l'abbattimento del regime comunista un errore cui riparare riguadagnando le posizioni di grandezza imperiale che le spettano, anche confrontandosi duramente con l'Occidente. Un'ideologia che ha molti sostenitori fra la popolazione, anche grazie alla retorica del leader, che ha più volte condannato la decadenza morale di Europei e Americani. Per Remnick, Trump non è in grado di comprendere la strategia di Putin e il seguito di cui gode: lo ha dimostrato più volte, come quando ha dichiarato che la NATO è obsoleta.
Quando il leader russo prese il potere, il suo atteggiamento era diverso e più incline a collaborare con le potenze occidentali. Progressivamente, le cose sono cambiate, sia per reazione all'interventismo militare occidentale, sia per le conseguenze della crisi economica in Russia. Putin ora vuol procedere per la sua strada, senza freni da parte di Washington e dei suoi alleati. È per questo, secondo Remnick, che si augura che un "narcisista ignorante" sia scelto per guidare gli Stati Uniti.