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July 22 2016
"Voglio soltanto dare una mano per ricostruire il centrodestra. In tanti pensano di votare per noi e per un programma di governo. E in tal senso è stato fatto un grande lavoro a Milano" ha detto oggi Stefano Parisi parlando a Omnibus e rimarcando che il centrodestra ha bisogno di difendere i suoi principi di fondo. "Con questo - prosegue - non voglio prendere il posto di Berlusconi ma solo aiutare". "L'Italia è un paese prevalentemente moderato, c'è bisogno di tutti in questa ricostruzione e non solo di me", aggiunge. A una domanda sul pranzo ad Arcore previsto oggi tra il Cavaliere i vertici di Forza Italia, risponde: "Non ci sarò, non sono di Forza Italia".
L'idea che StefanoParisi potesse essere uno dei protagonisti della sfida per la futura leadership del centrodestra non è di questi giorni. Ma anche se il tempo per metabolizzarla c'è stato tutto, ha comunque fatto scalpore dentro Forza Italia. Sia per la tempistica, sia per la convinzione - che serpeggia tra gli azzurri - che la discesa in campo dell'ex manager faccia parte del nuovo corso di Forza Italia che ha come registi la famiglia Berlusconi, Gianni Letta ed i vertici delle aziende (Confalonieri in primis).
E non è un caso che a far salire la temperatura tra i big azzurri sia un passaggio in particolare dell'intervista di Parisi alla Stampa: quello in cui il capo dell'opposizione al comune di Milano dice che Renzi può restare a palazzo Chigi anche se dovesse perdere il referendum. Insomma: una "mano tesa" all'attuale premier che qualche mese fa aveva già offerto lo stesso presidente di Mediaset dalle colonne del quotidiano Milanese ottenendo in cambio un fuoco di fila di critiche dai colonnelli azzurri. Non è un mistero che Berlusconi sia un fan della prima ora dell'ex Ad di Fastweb e che sia stato proprio lui a proporlo come candidato al comune di Milano. Il modello del Cavaliere è sempre stato quello di un persona fuori dai partiti, "un uomo del fare", capace di guidare un movimento che deve tornare a guardare allo spirito del '94.
E nonostante il diretto interessato smentisca di ambire a fare il nuovo coordinatore di Forza Italia, i suoi progetti sembrano chiari: convention a settembre e "un programma politico liberale e popolare". Insomma il percorso è tracciato ma Forza Italia rischia l'implosione. E non sembra nemmeno un caso che a vedere di buon occhio la discesa in campo di Parisi siano i vertici del Pd secondo cui l'ex manager è un ottimo candidato per rianimare il centrodestra. Certo, per i Dem, così come per una parte di Forza Italia, l'autocandidatura ed i tempi potrebbero bruciarlo prima del tempo.
L'argomento Parisi sarà uno dei temi "caldi" del vertice di Arcore, dove il Cavaliere ha convocato non solo i capigruppo con i loro vice, ma anche i dirigenti del partito: Toti, Carfagna, Matteoli e Gasparri per citarne alcuni. All'origine la riunione serviva per fare il punto sul partito e sulla campagna referendaria ma ora, dopo l'intervista di Parisi, la situazione cambia. Le ambizioni dell'ex manager non piacciono al cosiddetto "asse del Nord", ma anche a diversi big azzurri che ricordano non solo che il modello Milano ha fallito visto che le elezioni sono state perse ma a questo punto occorre che l'ex capo del governo dia il via libera alla cabina di regia che si occupi della gestione di Fi fino al suo ritorno.
Il progetto di Parisi, poi, va a sbattere anche con gli alleati, soprattutto Lega e Fratelli d'Italia. Sia Salvini sia Giorgia Meloni ribadiscono che non ci sarà nessuna scelta calata dall'alto ma che il futuro leader lo sceglieranno gli elettori con le primarie. E poi il centrodestra a cui guardano i due leader è quello che si ritroverà sabato ad Arezzo in una kermesse organizzata dalla Meloni per ribadire il 'no' al referendum. Un appuntamento a cui saranno presenti anche altri azzurri tra cui Giovanni Toti da sempre a favore del dialogo con Salvini e Meloni.(ANSA).