Stellantis in frenata: i ricavi scendono del 27% nel terzo trimestre

Male, ancora male per Stellantis. I ricavi del terzo trimestre calano ancora, del 27% rispetto allo stesso periodo del 2023 e consegne in calo del 20%. I dati arrivano all’indomani dello “scontro” politico tra la casa automobilistica italo-francese e il governo, dopo il “non vengo” del presidente del gruppo Elkann all’audizione in Parlamento. Ma il prossimo appuntamento, fissato in modo ufficiale per il 14 novembre, non potrà essere rifiutato.

Il gruppo guidato da Tavares frena nel terzo trimestre, con un calo di ricavi del 27%, attestandosi a 33 miliardi di euro. A pesare sui conti sono state principalmente le minori consegne (1.148 milioni di unità, in calo del 20% rispetto al 2023) e l’impatto delle variazioni nei tassi di cambio. La situazione è stata aggravata dal difficile contesto del mercato europeo e dalla necessità di gestire l’esaurimento di alcuni modelli in vista della transizione verso una gamma rinnovata e orientata alla sostenibilità. L’avvio di questa trasformazione, sottolinea Stellantis, ha portato alla cessazione della produzione di vari modelli, rallentando temporaneamente l’offerta. La strategia del gruppo prevede il lancio di 20 nuovi modelli entro fine anno, di cui tre già introdotti nel terzo trimestre e che sembrano ben promettere secondo la casa automobilistica. "L'accoglienza per i nuovi prodotti è stata molto positiva, con ordini per più di 50.000 unità per la nuova Citroen C3, circa 75.000 unità per la nuova Peugeot 3008 e oltre 200 concessionari pronti per il lancio europeo di Leapmotor" spiega l'azienda.

Oltre Oceano qualche segnale positivo. Con un ridimensionamento delle scorte di oltre 80 mila unità negli Stati Uniti, Stellantis ha potuto ridurre l'invenduto in Nord America, perseguendo l’obiettivo di tagliare complessivamente di 100 mila unità il proprio stock entro il 30 novembre. Nonostante tutto Stellantis conferma la propria guidance finanziaria fissata il 30 settembre per il 2024, con il margine operativo rettificato atteso tra il 5,5% e il 7% e un free cash flow industriale negativo che potrebbe arrivare a 10 miliardi di euro.

Oltre ai conti c’è il piano politico. Lo scontro è stato innescato dal rifiuto del presidente John Elkann di partecipare a un’audizione presso le commissioni riunite di Camera e Senato. Rifiuto che non è piaciuto né alla maggioranza né all'opposizione. E dopo ore di botta e risposta è arrivata la convocazione ufficiale. Il 14 novembre Stellantis è attesa al ministero dell’Industria e del Made in Italy con il ministro Adolfo Urso. Ci saranno anche sindacati, Regioni e rappresentanti dell’Anfia, l’associazione della filiera dell’automotive. E questa volta non sarà concesso un “no grazie”.

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