Economia
March 30 2017
La previsione più fosca per il 2017 l'ha fatta Massimo Siano che dirige le attività nel Sud Europa della casa di investimenti Etf Securities con sede a Londra: “Prevedo tempi bui per il valore della sterlina”, ha detto Siano incontrando i giornalisti la scorsa settimana quando la Brexit, l' uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, non era ancora partita fomalmente ma il suo percorso era ormai segnato da tempo.
Ora che la premier britannica Theresa May ha dato il via ufficiale ai negoziati per la Brexit, Siano non ha certo cambiato idea. Anzi, per lui che è uno dei tanti italiani in carriera a Londra e lavora nella comunità finanziaria più effervescente e cosmpolita d'Europa, la Brexit non sarà altro che un disastro.
E per chi abita Oltremanica, secondo Siano, c'è un solo modo per festeggiare la dipartita del Regno Unito dall'Ue: guadagnare almeno un po' di soldi andando short sulla sterlina, cioè puntando sui ribassi della valuta britannica anzichè sui rialzi.
Oggi, il tasso di cambio tra euro e sterlina è pari a 0,86. Ciò significa che, con un euro in tasca, si possono acquistare 86 centesimi della divisa britannica, molti di più rispetto ai 76 centesimi che si potevano comprare lo scorso anno, prima del referendum con cui i cittadini d'Oltremanica hanno votato a favore della Brexit. In meno di un anno, dunque, la moneta del Regno Unito si è svalutata di oltre il 13%. Dove andrà nei prossimi mesi?
Fare previsioni esatte è difficile. Anche perché, seppur in un trend ribassista, negli ultimi trimestri la sterlina ha avuto un po' di oscillazioni, toccando un minimo a ottobre a un tasso di cambio di 0,9, poi ritornato in zona 0,83-0,86.
Per Vincenzo Longo, analista della casa d'investimenti britannica Ig, ora però la moneta inglese potrebbe tornare ai livelli dell'autunno scorso o anche sotto. “Nel medio e lungo periodo la sterlina rimane ancora soggetta a un forte deprezzamento, con i minimi del flash crash di ottobre che sembrano destinati a essere rivisti”, ha scritto Longo in un commento pubblicato ieri.
Nella comunità finanziaria internazionale, è difficile trovare qualche osservatore che sia in disaccordo con l'analista di Ig, soprattutto nell'ipotesi che le trattative tra Londra e Bruxelles per l'uscita dall'Ue subiscano un'impasse.
“Nel caso di negoziati sulla Brexit particolarmente difficili, potremmo vedere periodi di decisa debolezza della sterlina”, commenta Keith Wade capo economista della società di gestione londinese Schroders.
“Dopo la volatilità iniziale, la moneta britannica potrebbe indebolirsi ancora", gli fa eco Paul Hatfield, responsabile investimenti Alcentra (società d'investimenti del gruppo Bny Mellon), "con implicazioni sulle obbligazioni e sui prestiti denominati in sterline”,.
Ovviamente, le previsioni sui cambi vanno sempre prese con le pinze, visto che le valute oscillano spesso all'insù e all'ingiù nel breve termine, pur seguendo un trend rialzista o ribassista ben definito nel lungo termine. Per Siano di Etf Securities, però, resta certa una cosa: in vista della Brexit la politica economica britannica sta prendendo una brutta piega, con una crescita costante del deficit e del debito che ricordano l'Italia degli anni '80.
“Dalla crisi del 2009 la Gran Bretagna non è mai riuscita ad avere un rapporto tra deficit pubblico e pil inferiore al 3% con punte del 10% nel 2010”, dice Siano, “mentre il rapporto tra debito e prodotto interno lordo, nel periodo 1999-2016, è salito da meno del 40% all’89%”.
La Gran Bretagna, secondo il manager di Etf Securities, per far dimenticare gli svantaggi della Brexit sta insomma aumentando pericolosamente il suo indebitamento, facendo pagare tutto il conto alle prossime generazioni proprio come l'Italia della fase calante della Prima Repubblica, quando il bilancio dello Stato era un colabrodo.