Musica
October 31 2019
Sale in scena con un braccio al collo, si dirige al microfono e dice: "Mi sono fatto male a una spalla, niente di grave ma per questa sera non potrò suonare il basso. Però posso sempre cantare...". Inizia così lo show milanese di Sting, con una versione smooth & jazzy di Roxanne, l'antipasto di uno spettacolo dove rileggerà tutte le hit della sua carriera. Segue Message in a bottle e naturalmente l'atmosfera si scalda.
Braccio infortunato a parte, lo show è perfetto dal punto di vista del suono e della compattezza della band che accompagna Sting. Englishman in New York è pura bellezza, così come If I ever lose my faith on you.
Every little thing she does is magic è una perla inserita tra If you love somebody set them free e Brand new day. Dietro il frontman, la band e i backing vocals sono straordinariamente efficaci regalando ai classici di Sting e dei Police una nuova vita.
Messe tutte insieme una dopo l'altra le canzoni della scaletta sono la fotografia di una carriera da musicista e songwriter di altissimo livello. Tra le cose migliori della serata una spendida versione di Seven Days, uno di quei pezzi che tengono insieme una parte strumentale difficilissima da eseguire e un'orecchiabilità instantanea. Decisamente diversa dall'originale, ma non per questo meno intrigante Wrapped around your finger.
E poi, una sequenza micidiale: Walkin'on the moon che diventa Get Up stand up di Bob Marley, che a sua volta dventa So lonely con intermezzo di No woman no cry. E il Forum, in piedi, balla. Per il gran finale, Desert Rose e Every breath you take.
Ma non è ancora finita: a chiudere una serata memorabile King of pain, Roxanne in versione originale, Russians e Fragile. Più di così...