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January 09 2018
È stato l'ultimo suo insegnante di calcio in Italia. Un rapporto breve e molto particolare, quello instauratosi a Milano nel 2012, tra un giovanissimo talento (22 anni) come Philippe Coutinho e un giovanissimo allenatore (36 anni) come Andrea Stramaccioni. Un rapporto affettuoso e d'amicizia che ancora prosegue, tra scambi di sms e whatsapp.
"Non sono stupito di questo approdo al Barcellona dal Liverpool per 160 milioni di euro" commenta da Praga, Stramaccioni. "Phil è cresciuto molto in Premier League e soprattutto nella Selecao, meritava un top club mondiale. Ha saputo lavorare sui suoi due punti deboli dell'epoca: cercare di più la porta per affermarsi anche come goleador e il lavoro senza palla".
In principio le strade di Strama e Cou non si incrociano. Quando a marzo 2012, infatti, Strama rileva la guida in emergenza dell'Inter il giovane brasiliano, pur essendo un tesserato nerazzuro, non si trova a Milano. Philippe è in Spagna e proprio a Barcellona, la città che ora lo ha accolto come nuovo idolo.
In realtà Cou quella mezza stagione la veste con i colori biancoblu dell'Espanyol, dove l'Inter lo ha inviato per farlo maturare. Ma anche per tenerlo al riparo da un campionato dall'avvio piuttosto turbolento, contraddistinto dall'avvincendamento dopo solo quattro giornate tra Gian Piero Gasperini e Claudio Ranieri.
Un cambio di guida che non da però i risultati sperati e che induce Massimo Moratti ad una nuova virata. Il presidente punta su Strama, l'allenatore della vittoria a sorpresa nella NextGen, la Champions League giovanile. Un cambio tutto romano tra San Giovanni e San Saba, i due quartieri dei due tecnici.
Già in estate, nelle amichevoli, Cou impressiona con i suoi numeri. "Aveva già esordito nell'Inter con Benitez e fu protagonista anche nella mia gestione. Partì benissimo andando in rete sia nei preliminari di Europa League contro l'Hajduk Spalato, sia all'esordio in Campionato a Pescara." E dire che Philippe nel suo ruolo deve vedersela con uno come Wesley Sneijder, uno degli eroi del Triplete. "Wes giocava nella sua posizione ed ovviamente la concorrenza era in generale per Phil di alto profilo, ma la sua evoluzione era già in corso".
Cou si ritaglia minuti importanti, Strama non ha paura di bruciare la giovane arte. In dieci gare di Europa League, Cou ne disputa nove, realizzando anche due reti. In campionato è un po' meno presente, avendo l'Inter in rosa anche Antonio Cassano, grande talento arrivato un po' troppo tardi in nerazzurro. Le presenze in Europa e in Italia accendono l'interesse dei migliori club europei e alla fine Cou accetta la corte dei Red Devils.
"Era un'offerta difficile da rifiutare anche per il fascino del Liverpool e della Premier League, la sua volontà di andare in Inghilterra fu decisiva", ricorda Stramaccioni che, elegantemente assolve i dirigenti dell'Inter: "Era un momento particolare e Cou era uno dei pochi prospetti giovani con un valore così alto nella nostra rosa del tempo. Bisognava aggiustare un po' il bilancio è alla sua cessione seguì poi anche quella di Wes. Anche se a malincuore capii e rispettai la decisione di Branca e Ausilio. Ma certo nessuno fu felice della sua partenza perché se ne intuiva enorme potenziale".
Chissà quale avvenire avrebbe avuto l'Inter e il suo tecnico se la dirigenza avesse scelto di sacrificare solo il più maturo Sneijder e puntare tutto sul genio brasiliano di Coutinho.
"Ci sentiamo ancora. Philippe è sempre stato ed è anche ora un ragazzo eccezionale. - prosegue Strama. - Oltre alle doti tecniche sotto gli occhi di tutti ha anche un'umiltà impressionante e una voglia di lavorare incredibile. Al suo fianco c'è tutt'ora una ragazza meravigliosa che è cresciuta con lui e che l'ha aiutato a rimanere il ragazzo semplice di quando viveva in Brasile. Questo gli ha permesso di crescere e lavorare sul suo enorme talento naturale".
Sulla valutazione monstre, Stramaccioni non si scompone più di tanto. "Philippe oggi è migliorato tantissimo nella fase di non possesso e nel lavoro sporco anche da interno di centrocampo. Il calcio moderno va in una direzione precisa, chiede partecipazione al gioco da parte di tutti. Se il classico numero 10 comprende l'importanza di dover aiutare i compagni in mezzo al campo, diventa un fantastico interno di un centrocampo a 3 e può fare la differenza. Vedi i casi dei vari Kevin De Bruyne, David Silva, Ivan Rakitić e Luka Modrić. E Cou se supererà l'impatto di aspettative del Camp Nou ...ha tutto per diventare decisivo come loro".
L'intesa con Leo Messi non sarà un problema per il suo ex allenatore: "La Pulce si integra bene con tutti coloro che "parlano" la lingua del suo modo di giocare. E Cou conosce quel linguaggio, dovrà solo gestore l'impatto ambientale. Io scommetto su di lui. Gli auguro anche pubblicamente il meglio, lo merita".