Televisione
June 23 2022
«L’inverno sta arrivando», non su Westeros, come cantilenavano le infinite pubblicità de Il Trono di Spade, ma sulla piccola Hawkins. Ed è un inverno cupo, quello che attende la minuscola cittadina dell’Indiana, un inverno triste, che dietro di sé sembra destinato a lasciare una sola consapevolezza: non è sufficiente esercitare la propria volontà perché tutto possa essere vinto. «I tuoi amici non sono preparati per questa battaglia». La voce del professore è solenne. E Undici, un tempo impavida, ha negli occhi un’ombra. Il riflesso di una paura. È il sospetto che possa essere finita, la lunga sequela di successi, l’epopea gloriosa dei bambini-eroi. Quei tempi, le lotte vittoriose, La Storia Infinita come grido di battaglia potrebbero essere giunti al termine. Andati. Spariti, e con loro le atmosfere dolcemente infantili di Stranger Things, capitoli uno, due e tre.
Stranger Things 4, i cui primi sette episodi sono stati rilasciati online nel maggio scorso, ha preso una china diversa. Si è fatto cupo, ha messo in discussione tutto quel che le tre stagioni passate, e il relativo successo sembravano aver reso inamovibile. Undici, la Undici eroica, di urla e poteri, si è scoperta debole: una sfigata, bullizzata da ragazze-cliché. Nancy Wheeler, con la sua antipatica saccenteria, è rimasta intrappolata nel Sottomondo e una nuova minaccia, Vecna, ha preso il sopravvento. «Hawkins tracollerà». La voce del professore è di nuovo solenne, nel trailer con cui Netflix ha annunciato il debutto degli ultimi due episodi della quarta stagione, online dal primo luglio. «Non sei pronta», è il giudizio rivolto ad Undici, ad una spavalderia artificiosa. «I miei amici hanno bisogno di me», replica Millie Bobby Brown, ma non è l’eco delle grandi imprese a risuonare con lei. «Stavolta potrebbe andarci male», si sente nel trailer, e sono dubbi, sguardi timorosi, è la fierezza di Vecna, mostro del Sottomondo, a cadenzare il trailer, preludio di una fine che si consumerà davvero nel 2024.
Stranger Things, i cui ultimi due episodi della quarta stagione avranno la durata record di 1 ora e 25 minuti e 2,20 ore, avrà un altro capitolo, il quinto. Poi, più nulla. Ci saranno degli spin-off, come promesso dai fratelli Duffer, creatori dello show. Ma la storia principale, la tragedia di Hawkins, cittadina maledetta, dei suoi portali aperti su un mondo alternativo e spettrale, quella, finirà. «Sarà una carneficina», ha promesso Joseph Quinn, Eddie Munson nella serie tv. «Un’assoluta carneficina», ha detto, lui che nella quarta stagione dello show ha assunto un ruolo di rilievo. Munson è il nerd fuoricorso cui la polizia ha imputato l’omicidio brutale di una cheerleader. L’hanno trovata senza vita, con gli occhi cavati e le ossa, tutte, fratturate. Mascella, zigomi, giunture e dita, il corpo scomposto e, in viso, la maschera atroce del dolore. La cheerleader sarebbe stata ammazzata da mano umana, un compagno di scuola: Munson, l’outcast. Ma la combriccola di Hawkins, i ragazzini che fanno il verso ai Goonies, sa che dietro c’è altro: Vecna, un mostro antico, la cui genesi è stata svelata nel corso dei primi sette episodi. Era un ragazzo, una volta. E Undici, inconsapevole, lo ha aiutato a diventare quel che ora è, la minaccia più terribile che Hawkins abbia mai conosciuto.
Vecna non è il Demogorgone. Può muoversi, di qui e di là dai mondi, attraversali. Solo la musica sembra essergli antidoto. Ed è qui, nella colonna sonora studiata ad arte, che Stranger Things mantiene un punto di contatto con quel che è stata negli anni passati. I Beach Boys, The Mamas & the Papas, Kate Bush, i Baltimora e The Surfais, i Talking Heads, Ella Fitzgerald, Ricky Nelson, in un’escalation di suoni anni Ottanta, di quelli che rimangono in testa e Spotify riunisce in playlist.