Tecnologia
February 06 2019
da Las Vegas
«Ora si concentri su un pensiero che le provoca stress» mi sussurra con voce materna la dottoressa Amy Serin, neuropsicologa, titolare di varie cliniche in Arizona che portano il suo cognome. Facile assecondarla, visto che sono circondato da decine di persone che mi scrutano incuriosite, mentre ho la testa impregnata di gel e ricoperta da una cuffia blu, da cui esce un filo rosso con mollettina che mi pinza l’orecchio. Sono in uno stand del Ces di Las Vegas, la fiera della tecnologia più importante al mondo. Per una ventina di minuti ne divento anche un’attrazione molto imbarazzata. L’armamentario che indosso serve a misurare la mia attività celebrale, a fotografare in maniera incontrovertibile (o così mi è stato assicurato) l’intensità delle mie inquietudini, insomma il mio livello di stress. A dimostrare come si ridurranno, fino a quasi svanire, quando terrò tra le mani due aggeggini vibranti grandi più o meno quanto il quadrante di un Apple Watch. Si chiamano Touchpoint e sono l’invenzione che la dottoressa Serin, dopo una lunga sperimentazione, ha trasformato in un prodotto commerciale. Lo ha fatto assieme alla sua socia, l’imprenditrice Vicki Mayo.
Alla base dei dispositivi c’è la cosiddetta tecnologia Blast, abbreviazione di «Bilateral alternating stimulation tactile»: stimolazione alternata bilaterale tattile. Una terapia in attesa di brevetto, mutuata dai trattamenti tipici dei disturbi post-traumatici da stress, per esempio usata con i militari reduci dalle zone di guerra: stimolando l’organismo con minime vibrazioni asincrone in punti simmetrici del corpo (le mani, i polsi, le caviglie), il cervello ritroverebbe in fretta la calma. Passerebbero o si allevierebbero i mal di testa, i crampi allo stomaco e altri fastidiosi sintomi tipici dei momenti in cui perdiamo il controllo e ci lasciamo sopraffare dai pensieri. I Touchpoint, da indossare come orologi su ambedue le braccia, tenere nelle tasche dei pantaloni o sul retro dei calzini, sarebbero inoltre adatti a migliorare le performance lavorative o scolastiche di chi li usa, ad aumentarne la propensione al sonno e alla concentrazione, a ridurne rabbia e irritabilità. Abbassando il livello di stress percepito fino al 70 per cento in 30 secondi, sia in adulti irrequieti che in bambini con deficit dell’attenzione.
Una sorta di panacea hi-tech contro uno dei principali tormenti contemporanei: qualche mese fa l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, registrava nel Bel Paese un aumento di quasi l’8 per cento annuo del consumo di psicofarmaci utilizzati per combattere ansia, nevrosi, attacchi di panico e insonnia. I gadget americani, che potrebbero presto arrivare nei negozi europei (intanto sono acquistabili on line a circa 150 euro), rappresentano invece «una soluzione drug-free», senza medicinali, per riprendere la definizione che ne ha dato Mashable, tra i più quotati siti di tecnologia internazionali. «Dunque non possono generare dipendenza, al massimo diventano un’abitudine irrinunciabile» osserva Serin. Fuori dal Vecchio Continente, sono già in rapida diffusione: «In un anno la produzione è andata esaurita per sei volte» fa i conti Mayo, che della compagnia è Ceo e cofondatrice. «A molti» aggiunge «hanno cambiato la vita». Già, ma è tutto un effetto placebo o esiste una base scientifica a supporto della loro efficacia? Oltre a una ricca letteratura internazionale generica sulle ricadute positive sul cervello delle stimolazioni alternate, molto poggia su uno studio clinico condotto proprio con i Touchpoint. La conclusione? «La ricerca ha dimostrato che sono in grado di stabilizzare il cortisolo, il feromone che è la causa principale dello stress nel corpo» sintetizza Serin. Per dovere di accuratezza dobbiamo sottolineare che lo studio, consultato da Panorama, è stato condotto su 80 individui di sesso maschile tra i 18 e i 35 anni, dunque giocoforza pare limitato sia per l’ampiezza e la rappresentatività del campione che per la sua distribuzione anagrafica.
L’immagine qui sopra mostra l’attività celebrale dell’inviato di Panorama prima dell’uso dei dispositivi. I pallini rossi indicano le aree in cui il cervello è in sovraccarico.
Dopo l’utilizzo dei Touchpoint le aree rosse si sono ridotte notevolmente.
Il vostro cronista, cavia volontaria, soggetto per inclinazione dall’indole tecno-entusiasta, ha voluto comunque concedere a questi gingilli il totale beneficio del dubbio. Provandoli senza pregiudizi. Il responso: è esagerato dire che cancellino lo stress come una bacchetta magica, ma concentrarsi sul loro ronzio, avvertire la loro carezza discreta, induce un immediato senso di pace. Produce un effetto scacciapensieri che quel macchinario infernale collegato al cervello ha infatti rilevato e certificato. Forse, per tramortire l’ansia, basta autoconvincersi di stringere tra le mani le armi giuste. La mente è spesso la medicina più potente.
(Twitter: @MarMorello)