femminicidio
(Ansa)
News

Vietato parlare dello stupratore nordafricano

A Reggio Emilia i carabinieri hanno arrestato un uomo che nei giorni scorsi ha cercato di violentare una ragazza di 23 anni nel parcheggio di un supermercato. La giovane era appena salita sulla sua auto con le borse della spesa quando uno sconosciuto «ha aperto la portiera cercando di baciarla, toccarle i seni e spingerla sui sedili posteriori per avere un rapporto sessuale». Ma la ventenne è riuscita a divincolarsi e a fuggire. I militari dell’arma, grazie alle testimonianze e alle telecamere, hanno poi arrestato un uomo di 55 anni, incensurato. Fin qui le cronache dei principali quotidiani. Ciò che manca dai resoconti è la provenienza dello stupratore, che a quanto risulta è un nordafricano.

Si dirà, un dettaglio? Mica tanto, perché come evidenziano le statistiche, il numero di violenze contro le donne commesse da immigrati è in crescita, tuttavia la stampa e la politica fingono di non accorgersene. Così, mentre in piazza si parla di «figli sani della società patriarcale» e di «cultura dello stupro», sui giornali si tace il fatto che stiamo importando un atteggiamento di violenza contro le donne. Questo significa che gli italiani non siano autori di molestie e di abusi nei confronti delle persone di sesso femminile? Niente affatto. In Italia, la maggioranza degli stupri sono opera di italiani, ma in rapporto alla popolazione, che il 35% delle violenze siano compiute da immigrati non è certo una consolazione. Di più: non tranquillizza il fatto che mentre si parla di società patriarcale, a nessuno venga voglia di discutere anche dell’aggressività di importazione, che quasi sempre si scarica proprio sulle donne. Anzi, c’è una rimozione, quasi che non si possa rivelare che la violenza nei confronti delle persone di sesso femminile sta andando di pari passo con l’aumento dei migranti.

Nessuno ovviamente ha intenzione di giustificare Filippo Turetta (ho trovato ridicolo che un ex magistrato abbia invocato la privacy per l’assassino di Giulia Cecchettin), né di scaricare su altri le sue responsabilità per il brutale omicidio. Tuttavia è un fatto che mentre si lanciano appelli in difesa delle donne molestate, a nessuno venga in mente di ricordare che la cultura dello stupro trova numerosi interpreti fra gli extracomunitari a cui noi stiamo aprendo le porte in nome della solidarietà nei confronti di chi fugge dalle guerre e dalla crisi economica.

Leggi l'articolo completo su La Verità

YOU MAY ALSO LIKE