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April 03 2018
Ad Harlem la chiamavano "la regina d'Africa", in Sud Africa "la madre della nazione", anche se sul suo vissuto aleggia un'ombra nera che la allontana da entrambe le definizioni. A 81 anni il 2 aprile è morta Winnie Madikizela-Mandela, ex moglie di Nelson Mandela che con lui ha condiviso molte battaglie ma che alla fine ha visto la sua reputazione rovinata da accuse di omicidi e frodi.
Una figura controversa, amata ma anche odiata dai sudafricani, che più volte cercò il riscatto. "Una delle pochissime icone ancora rimaste", l'ha salutata così Gwede Mantashe, il presidente dell'African National Congress (Anc). Una "campionessa di giustizia e uguaglianza", è il necrologio del presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa.
Simbolo della lotta contro l'apartheid ma anche donna dalle tante macchie, ecco il ritratto di Winnie Madikizela-Mandela, venuta a mancare a Johannesburg dopo una lunga malattia.
Nata il 26 settembre nel 1936 nella regione ribelle del Pondoland, nella provincia del Capo Orientale, Nomzamo Winifred Zanyiwe Madikizela è stata la quarta di otto figli, sette sorelle e un fratello, nata da due insegnanti. Sua madre morì quando aveva solo nove anni. Da allora la sua famiglia si sfaldò: i fratelli vennero sparpagliati e fatti crescere tra i vari parenti.
Il suo nome di battesimo, Nomzamo, si traduce come "colei che deve sopportare le prove". E così è stato. La biografa The Lady: Life and Times of Winnie Mandela di Emma Gilbey ricorda che Winnie è stata una ribelle sin dalla tenera età. Come racconta il Guardian, da piccola in un litigio con una sorella usò "un'arma" micidiale, una scatola di latta a cui aveva fissato un chiodo, e le lacerò la bocca.
Un altro episodio d'infanzia invece fotografa la sua propensione per il sociale. Di famiglia non povera per gli standard locali, ma comunque sempre in affanno come capita nelle zone rurali, Winnie un giorno venne a sapere che una ragazza del posto non si recava a scuola perché non aveva vestiti adatti da indossare. Lei le diede subito uno dei suoi vestiti.
Dopo le superiori a Bizana, nonostante le restrizioni sull'educazione dei neri in pieno apartheid, Winnie andò a Johannesburg per studiare lavori sociali alla scuola Jan Hofmeyr.
Molto bella e ammirata da molti, Winnie fu corteggiata da figure come Kaiser Matanzima, che nel 1976 divenne primo ministro dello stato fantaccio del Transke, all'interno di una federazione di stati neri semi-autonomi, condannato da Mandela come sostenitore di fatto dell'apartheid.
L'incontro tra Winnie e Nelson Mandela avvenne in una gastronomia. Winnie stava recandosi a Soweto insieme all'amica Adelaide Tsukudu e a Oliver Tambo quando si fermarono a mangiare qualcosa. Tambo individuò Nelson nella gastronomia e lo presentò a Winnie. Poco dopo, Nelson le chiese di uscire. Mandela aveva quasi 40 anni, Winnie 23.
Winnie e Madiba si sposarono nel 1958, ebbero due figlie e rimasero insieme 38 anni. La maggior parte degli anni del matrimonio la coppia li ha vissuti separata, dal momento che Nelson fu costretto in prigione per 27 anni. Winnie si trovò così a crescere le due figlie da sola.
Winnie ha condiviso molte battaglie di Madiba contro l'apartheid. È stata arrestata mentre era incinta, in seguito alla partecipazione a una manifestazione, ed è stata trattenuta per quindici giorni, rischiando quasi di perdere la sua prima figlia.
Nel 1964 Nelson Mandela fu condannato al carcere a vita. Mentre il marito trascorreva 27 anni in carcere, Winnie diventò la pasionaria delle township e incoraggiò la violenza per lottare contro il regime segregazionista. Dimostrò grande coraggio continuando a combattere nonostante i continui arresti, le prepotenze e le intimidazioni del regime nei confronti della maggioranza nera.
Nel maggio 1969 subì una nuova drammatica prigionia, arrestata presumibilmente per agitazione politica, ma più probabilmente solo per essere la moglie di Nelson Mandela. Detenuta per 17 mesi, la maggior parte di questi in isolamento, è stata interrogata e tenuta sveglia fino a cinque giorni consecutivi, maltratta dalla polizia.
Nel 1977 lo Stato la sottopose all'esilio interno, bandendola in una baracca nella città di Brandfort, nello Stato Libero di Orange, a più di quattro ore di auto dalla sua casa a Soweto.
Nel 1990 la storica liberazione di Madiba: è memorabile la foto che mostra i due, mano nella mano, dopo la scarcerazione.
La reputazione di Winnie è stata però macchiata da accuse di violenze relative agli ultimi anni dell'apartheid. Nel 1986 Winnie è stata legata ai cosiddetti casi di "necklacing", la barbara pratica di bruciare vivi i sospetti traditori mettendo sulla testa uno pneumatico imbevuto di benzina, al quale veniva dato fuoco.
Nel 1991, inoltre, fu condannata a sei anni di prigione per il rapimento e l'uccisione del quattordicenne Stompie Seipei, giovane attivista del Fronte democratico unito, sospettato di essere una spia del regime bianco. Winnie ha sempre negato le accuse e alla fine la condanna fu commutata in appello al pagamento di una multa.
Winnie è risalita dalle polveri in veste di first lady quando Nelson Mandela fu eletto presidente del Sudafrica nel 1994. Ha continuato a ricoprire incarichi importanti nel partito nell'African National Congress, assumendo la guida della sezione femminile. Su di lei però ancora critiche dovute al suo assenteismo in Parlamento e al suo alto tenore di vita.
Nel 1995 un nuovo scossone: Mandela la estromise dal governo dell'Anc. L'anno dopo divorziò da lei, accusandola di adulterio. Nel 2003 fu giudicata colpevole di 43 capi di imputazione per frode e 25 per furto per un totale di un milione di rand (circa 80mila euro), relativi a una tentata truffa ai danni di una banca sudafricana. Fu condannata a cinque anni di carcere duro, ma la pena fu ridotta a tre anni e mezzo con la condizionale.
Winnie Madikizela rimase comunque popolare soprattutto tra i giovani e la base dell'Anc. Se la sua reputazione era gravemente ammaccata, la sua popolarità nella maggioranza africana rimase ampia e profonda. Nelle elezioni del 2009 vinse un seggio in Parlamento, riabilitando così la sua carriera politica.
Con Madiba mantenne un rapporto di amicizia e fu al suo fianco quando lui rimase a lungo in ospedale, prima di morire, nel 2013. Tuttavia l'ex marito non la incluse nell'eredità.
Winnie si è quindi infilata in dispute testamentarie: nel 2014 andò in tribunale per reclamare la casa di Mandela nel Capo Orientale, sostenendo che il loro matrimonio tribale - a differenza di quello civile - non era mai stato sciolto. Finì con un nulla di fatto.