In arrivo la sugar tax: bevande e succhi di frutta più costosi dall'estate?

Bibite e succhi di frutta più cari quest’estate. Salvo cambiamenti dell’ultima ora dal 1 luglio entrerà in vigore la tanto discussa (e rinviata) sugar tax, la tassa su tutte le bibite zuccherate naturalmente o artificialmente. L’imposta non colpisce direttamente i consumatori, ma i fabbricanti e i venditori. E se le aziende pagheranno di più su chi scaricheranno i costi? Per questo si prevedono aumenti sul prezzo di vendita finale, che andranno a colpire le tasche dei consumatori. Ma non è ancora detta l’ultima parola.

La tassa è stata introdotta dal governo Conte nel 2020, ma è sempre stata rinviata. Riguarda le bevande gassate (Coca cola, aranciata, gassosa...), quelle energetiche e per sportivi, i tè zuccheratie i succhi di frutta.Sono escluse solo le bevande che hanno meno di 25 grammi di zuccheri al litro, o 125 grammi al chilo di zucchero per le sostanze da diluire. Di rinvio in rinvio si è arrivati a venerdì notte, quando con un emendamento al Decreto Superbonus, la tassa è stata scongelata (a differenza di quella sulla plastica che rimane ancora nel cassetto). Si parte dunque il 1 luglio, ma con un impatto dimezzato. Per i primi due anni, infatti,l’aliquota sui prodotti finiti è fissata a 5 euro a ettolitro (5 centesimi a litro), contro i dieci previsti. Mentre per i prodotti da diluire l'imposta, stabilita all’origine a 0,25 euro per chilogrammo di prodotto, diventa di 0,13 euro per chilogrammo. E dal 2026 però gli importi raddoppiano. Ma nella relazione tecnica del decreto si parla ancora di rinvio. Quindi? In attesa di certezze restano la data del 1 luglio e la previsione di rincari dei prodotti sugli scaffali.

Fino a fine 2025 la sugar tax dovrebbe garantire un gettito di circa 120 milioni di euro. Ma i conti preoccupano le aziende del settore. Assobibe (associazione confindustriale dei produttori di bevande analcoliche) parla di un aumento del 14% del prelievo fiscale su ogni litro, proprio con l’arrivo della stagione d’oro per questi prodotti. Nomisma stima una contrazione delle vendite del 16% e 46milioni di investimenti in meno e 400milioni di acquisti di materia prima. Quindi un coinvolgimento dell’intera filiera: il mondo agricolo (frutta e soprattutto agrumi e zucchero), la distribuzione e il commercio. Il settore nel 2023 ha già registrato un calo di volumi del 5%, dopo il -27% registrato causa pandemia. E ora questa contrazione, dicono aziende e sindacati, potrebbe crescere e mettere in difficoltà un settore che è retto, nel 64%, da piccole e medie aziende. E c’è anche la questione occupazione, con 5mila posti di lavoro a rischio.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità continua a ribadire cheper combattere l’obesità la tassa sui prodotti zuccherati è la scelta più efficace, per i governi e le persone. Finora nel mondo sono 108 i Paesi che hanno adottato una legge al riguardo, soprattutto sulle bevande, coinvolgendo il 51% della popolazione (dati OMS). I produttori rispondono che si può lavorare per la riduzione dello zucchero nelle bevande anche senza l’introduzione di tasse. Assobibe afferma che dal 2006 l’impegno c’è stato: “abbiamo tagliato lo zucchero a scaffale del 41% in dieci anni senza bisogno di tasse…”, rivendica il presidente Giangiacomo Pierini. Cosa succederà? E chi pagherà la tassa? Tutti: lavoratori, aziende e consumatori.

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