Politica
August 06 2020
Un'Italia divisa in due: zona rossa al nord, più libertà nel resto del paese. Ecco qual era lo scorso 7 marzo, due giorni prima che il governo facesse diventare tutto il paese un'unica zona rossa, l'idea che gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico avevano dell'Italia alle prese con l'inizio dell'epidemia da Covid-19.
Lo si legge nei verbali del Cts secretati dall'esecutivo ma pubblicati dal sito della Fondazione Einaudi.
Il Comitato Tecnico Scientifico infatti chiedeva quel giorno «di rivedere la distinzione tra cosiddette 'zone rosse' (gli undici comuni della Lombardia e del Veneto già isolati dal 1 marzo, ndr.) e 'zone gialle' da istituire in "Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, nonché le province di Pesaro Urbino e Savona». Ma il vero problema riguarda il resto d'Italia, in quella fase dell'epidemia quasi a rischio zero. Gli esperti concordarono allora «di definire due 'livelli' di misure di contenimento da applicarsi l' uno, nei territori in cui si è osservata ad oggi, una maggiore diffusione del virus; l'altro, sull'intero territorio nazionale». Le zone dove effettuare un contenimento più rigido, il 7 marzo scorso vengono indicate come l'intera Regione Lombardia e le province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia, Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandri a e Asti. Per il resto del paese maglie più larghe.
Insomma, un'Italia a due facce. Una più libera una meno.
Le conclusioni però non vennero recepite del tutto da Conte e dal suo esecutivo che decisero il giorno dopo per la linea più dura: lockdown del paese intero, senza distinzioni di sorta.
Non stiamo discutendo se sia stata la scelta giusta o quella sbagliata ma questi verbali forse ci aiutano a capire perché il governo abbia voluto secretarli. Si voleva forse, in qualche maniera nascondere la responsabilità di un blocco ancor più rigido di quello richiesto dal Cts e dai suoi esperti.
Perché non dirlo chiaramente? Perché non assumersi fino in fondo la paternità di una scelta, scaricando la responsabilità in parte sul Cts?
Ma non è l'unica domanda che ci si pone dopo aver letto le carte.
Tutti oggi come allora sono concordi nel dire che i bambini siano stati del tutto dimenticati nell'emergenza. Eppure il 30 marzo scorso il Cts proponeva una sorta di decalogo, di regole per la gestione quotidiana dei più piccoli. Si parla di attività motorie, di hobby, di igiene personale, di contatti con parenti ed amici lontani via web e persino di televisione e radio "evitate di lasciarle sempre accesa e non fate vedere loro sempre e solo programmi in cui si parli del Coronavirus".
Di questo però il Presidente del Consiglio non ha mai fatto cenno. Eppure sono informazioni che sarebbero state preziose per genitori ed figli.In queste settimane tutto il mondo sta riconoscendo agli italiani il merito di essersi comportati in maniera esemplare nei giorni del lockdown. Di aver rispettato le regole con intelligenza.Ci saremmo meritati dal governo sincerità e trasparenza totali. Senza segreti. Non l'abbiamo avuta.
Ps. I verbali pubblicati non sono completi, mancano circa 300 pagine. Quelle ad esempio in cui si parla dei casi di Alzano Lombardo e nembro, la famosa zona rossa al centro di un'inchiesta della magistratura che potrebbe mettere nei guai l'esecutivo.
A pensar male si fa peccato ma spesso si azzecca dice il proverbio...