Economia
September 14 2020
Euro forte si o Euro forte no? È il dubbio che da decenni tormenta la Bce e le principali banche centrali d'Europa ma non solo. Dubbio tornato d'attualità dopo le recenti dichiarazioni di Christine Lagarde. Un euro forte che rischia di far divenire l'UE ancora più debole. Parrebbe una contraddizione in termini, ma la galoppata al rialzo della moneta unica preoccupa gli investitori. Da sei mesi, infatti, l'euro ha continuato ad apprezzarsi ed è passato dagli 1,06 dollari di marzo agli 1,20 della prima settimana di settembre.
Se continua così la sua corsa (che ha toccato anche punte di 1,9 dollari) il Super Euro andrebbe a sostituire il dollaro a livello di riserve valutarie globali con più "contro" che "pro".
In primo luogo le imprese europee diventerebbero meno competitive e, visto il naturale calo della domanda dovuto all'attuale contesto pandemico, si troverebbero costrette ad abbassare ulteriormente i prezzi aumentando la spirale deflazionistica già in atto.
Nonostante il pericoloso vortice al ribasso la Bce tira dritto per la sua strada e dopo l'odierna riunione il Presidente Christine Lagarde ha ufficializzato che i tassi di interesse restano invariati e ha confermato che la dotazione del programma di acquisto per l'emergenza pandemica (Pepp) resta a 1.350 miliardi di euro. Gli acquisti, inoltre, proseguiranno almeno fino al giugno 2021 o fino a quando la fase critica legata al coronavirus terminerà.
Proseguiranno inoltre al ritmo di 20 miliardi di euro al mese fino a dicembre gli acquisti nell'ambito del programma di quantitative easing. Invariata anche la flessibilità negli acquisti degli asset.
Secondo la Banca Centrale Europea, infatti, l'apprezzamento della valuta europea è "innaturale" e "non c'è l'immediata necessità di agire forzatamente".
Lagarde ha quindi ribadito che "l'obiettivo di politica monetaria della Bce non è quello del tasso di cambio, ma la stabilità dei prezzi". L'Eurotower ha fatto sapere che le variazioni del cambio saranno monitorate unicamente "per le possibili implicazioni sull'inflazione".
Il tutto s'inserisce dopo la volta storica del Fed sull'obiettivo d'inflazione su media stabilità, novità che ha portato l'euro a schizzare oltre l'1,9 dollari.
A fine agosto Powell ha lanciato la strategia dell'AIT (average inflation targeting) che implica una Fed disposta a chiudere un occhio nel caso in cui il tasso di inflazione degli Stati Uniti dovesse temporaneamente superare la soglia target del 2%. E questo perchè quel target del 2% sarà riferito alla media del tasso di inflazione di un determinato periodo, non più al tasso di inflazione puntuale.
"Abbiamo preso atto del cambio di strategia della Fed. Noi abbiamo iniziato lo scorso anno la nostra strategy review che abbiamo messo in pausa nel momento più duro dalla pandemia ma ora siamo per ripartire e avremo un seminario il 23 settembre", ha spiegato la Lagarde.
"Siamo in ballo e siamo pronti a fare ogni sforzo per definire la nostra strategia; per assicurarci che la Bce sia pronta a realizzare il proprio scopo"
E poi ha chiosato: "Sarebbe tuttavia ingiusto da parte mia dire ora quali saranno le deliberazioni ma sicuramente ci sarà un forte focus sulla stabilità dei prezzi che è la chiave di volta di ogni banca centrale".
Ignorare totalmente i timori dei mercati per il Super Euro ha stupito negativamente gli investitori che si aspettavano un presa di posizione differente da parte della Banca Centrale.
Pare, però, che la strategia di Lagarde derivi dal minor pessimismo in merito alla (non) crescita del Pil europeo per il 2020. La previsione di crescita era del -8,7% su base annua, ora si attesta intorno al -8% dimostrando che l'Europa sta tentando di riprendersi anche grazie all'accomodante politica monetaria della Bce.
Sul fronte della dinamica dei prezzi, pur prevedendo un tasso di inflazione probabilmente negativo nell'arco dei prossimi mesi, la Bce ha rivisto al rialzo il dato relativo al 2021. Le stime sono passate dal +0,8% al +1%.