Perché sono stati sbagliati i conti e le previsioni dei costi sul Superbonus

Il superbonus continua ad essere un problema per il governo Meloni. La stretta decisa a gennaio non è infatti riuscita a frenare del tutto la spesa del 110% che continua a crescere di circa 3,5 miliardi ogni mese. Secondo gli ultimi dati Enea disponibili, al 31 luglio 2023 erano stati aperti 422 mila cantieri legati al superbonus per un costo a carico dello stato di quasi 75 miliardi di euro ai quali si aggiungono i 20 miliardi già spesi. Somma che continuerà a crescere e che andrà ad incidere sul debito pubblico italiano e sulle possibilità di spesa del governo nei prossimi mesi. A spiegare meglio la situazione è intervenuto il sottosegretario all’economia, Federico Freni: “Nei cassetti dell'Agenzia delle Entrate ci sono ad oggi 142 miliardi di crediti ceduti, non tutti utilizzati. Di questi, 12 sono frodi. Ne rimangono 130: ad oggi ne sono stati portati in compensazione 21. Ne rimangono 109 da portare in compensazione. Questi 109 aumentano di 3,5 miliardi al mese”. Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha poi evidenziato come le stime fatte si sono rivelate essere totalmente inesatte: "Erano previsti 36 miliardi di spesa e considerando il complesso dei bonus edilizi introdotti dal governo Conte II siamo ad oltre 140 miliardi, senza contare le molte irregolarità che sono state trovate".

Che la situazione fosse complessa e che si dovesse cercare una soluzione era già chiaro a inizio anno, quando il governo ha cercato di intervenire sul superbonus, la platea dei beneficiari e la gestione della cessione del credito. Stando alle stime fatte a febbraio da Unimpresa si era evidenziato come l’insieme dei bonus casa stava realizzando costi eccessivi rispetto alle previsioni iniziali. I dati sottolineavano infatti come il volume d’affari di tutti i bonus per l’edilizia ammontava ad inizio anno a 110 miliardi di euro, 38 miliardi in più (+53%) rispetto ai 72 miliardi stimati in partenza. Il solo superbonus 110% aveva generato fatturazioni per 61 miliardi, 25 miliardi in più rispetto ai 36 miliardi stimati in partenza, con una forbice tra previsioni e dato finale che sfiora il 70%. La situazione non era migliore per gli altri bonus edilizi (facciata, infissi, ecc) che già a febbraio avevano generato un business per 49 miliardi, ben 13 miliardi in più (+36%) rispetto ai 36 miliardi stimati. Somme che negli ultimi sei mesi hanno continuato a crescere fino ad arrivare agli attuali 148 miliardi di euro, +76 miliardi rispetto alle previsioni iniziali. La maggior parte ovviamente a carico del superbonus.

La situazione, e le previsioni del tutto errate sono legate alla modifica dello strumento del credito di imposta. Quando infatti il M5S ha introdotto il superbonus 110% ha apportato dei cambiamenti anche a questo istituto che esisteva già da anni, senza creare distorsioni, introducendo di fatto un anomalia che ha messo in moto la macchina dei crediti incagliati e dell’enorme spesa a carico dello Stato. Spesa che non si rifletterà solo sul 2023 ma andrà avanti per diversi anni. Secondo le ultime tabelle presentate dal Tesoro alle Camere, l’eredità dei bonus edilizi ricadrà sui conti pubblici e dunque sul debito dell’Italia tra il 2023 e il 2027, anni in cui si concentra questa legislatura. Si renderanno dunque difficili mettere in atto interventi di una certa entità, a partire dalla legge di Bilancio: “faremo una legge di bilancio prudente e che tenga conto delle regole di finanza pubblica. A proposito di superbonus e dei 100 miliardi, questo governo ne ha pagati 20 e altri 80 sono da pagare, ma tutti hanno mangiato e poi si sono alzati dal tavolo", sottolinea Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia.

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