Superbonus: il governo annaspa sulla cessione dei crediti di imposta

Continua la politica intorno al superbonus e la cessione dei crediti di imposta edili. Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il Dl Aiuti quater che oltre a contenere misure per aiutare famiglie e imprese contro il caro bollette ha introdotto anche delle novità sul superbonus e in particolare sull’agevolazione del 110% che dal 2023 passerà al 90%. Modifiche che si sono rese necessarie dato che “il modo con cui è stata realizzata (la misura del superbonus) ha creato molti problemi e difficoltà”, ha spiegato il Presidente del consiglio, Giorgia Meloni, oggi durante la conferenza stampa, aggiungendo anche che l’agevolazione sta pesando sulla casse dello Stato per 60 miliardi.

Distorsione evidenziata nei giorni scorsi anche dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che in conferenza stampa ha ribadito come “non si è mai visto nella storia italiana una misura che costasse così tanto per la finanza pubblica a beneficio di così pochi. Questa misura continua a favore di chi non si può permettere di ristrutturare la casa, le cose cambiano da oggi. Non c'è alcun intervento retroattivo", dato che per chi ha già avviato i lavori e dunque presentato la Cila sarà garantito il 110%. Eccezione che vale anche per chi ha dato il via ad interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici per i quali risultano essere già state avviate le relative formalità amministrative per l’acquisizione del titolo abilitativo e per le spese in progetto fino al 31 marzo 2023 a condizione che al 30 giugno 2022 siano stati fatti almeno il 30% dei lavori. Per chi invece volesse iniziare nuovi lavori di efficientamento energetico l’agevolazione passerà al 90% a partire dal 1° gennaio 2023. Sul superbonus ci sono poi altre due novità: la prima riguarda la reintroduzione delle villette unifamiliare e dunque la possibilità di poter richiedere di nuovo il superbonus al 90% dal 2023, e la seconda l’introduzione, per questa categoria, della soglia di reddito non superiore ai 15.000 euro: “abbiamo introdotto un principio sui redditi medio bassi che saranno calcolati non in base al tradizionale Isee ma in base alla composizione del nucleo familiare, in questa norma c'è un primo accenno di quoziente familiare", spiega il premier Giorgia Meloni parlando del superbonus.

Nulla è invece stato fatto per il problema del credito di imposta. Lacuna sottolineata da diverse associazioni del settore, prima fra tutte l’Ance che ha ribadito come ci vogliono risposte concrete: "apprezziamo l'attenzione del governo e del ministro Giorgetti in particolare, ma attendiamo di capire che soluzione si è studiata per evitare che tante imprese falliscano per mancanza di liquidità e questo sì con un costo sociale ed economico insostenibile per la collettività. Se il credito di imposta non sarà monetizzabile ancora una volta gli interventi potrà farli solo chi ha disponibilità economica e possibilità di compensare direttamente: dunque solo i più abbienti". spiega la presidente Ance Federica Brancaccio.

Sul problema della cessione del credito in conferenza stampa è intervenuto il ministro Giorgetti spiegando come si cercherà di ''intervenire perché questo è il problema reale di molte imprese''. E "rispetto allo stock esistente stiamo studiando una via d'uscita, ma voglio dire che la cessione e la cedibilità del credito di imposta è una possibilità, non un diritto. Chi vorrà fare questi interventi avrà la certezza di poter usufruire di detrazioni negli anni, ma non la certezza di poter cedere il credito di imposta, altrimenti avremmo creato una moneta che non è stata creata". Parole che non trovano riscontro nella realtà dei fatti, dato che la maggior parte di chi ha scelto il 110% lo ha fatto proprio per la possibilità di poter cedere subito il proprio credito e non aspettare 10 anni, avendo anticipato i soldi, per ricevere il rimborso da parte dello Stato. Precisazione che dunque fa presagire un depotenziamento della norma nonché la sua non-attrattività per il futuro.

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