Calcio
February 09 2023
Una competizione aperta, basata sul merito, con risorse suddivise in maniera molto più ampia rispetto a quanto accade oggi con la Uefa e che si basi sul rispetto rigoroso delle regole finanziarie di sostenibilità. Poco a che fare con la vecchia Superlega, quella nata e morta nell'arco di 48 ore nell'aprile del 2021: il nuovo format su cui A22 Sports Management, la società capofila che ha preso il posto dei club 'ribelli', sta lavorando assomiglia molto a un compromesso in grado di rompere il fronte anti-Superlega. A uscire allo scoperto è stato Berndt Reichart, amministratore delegato dell'agenzia. Lo ha fatto pubblicando il decalogo della competizione che, negli intenti delle società promotrici, dovrà nascere a prescindere dal verdetto della Corte di Giustizia UE atteso per la primavera.
Già il parere dell'Avvocatura Generale della Corte stessa, pur favorevole alla Uefa, ha evidenziato come non si possa vietare la nascita di una competizione alternativa a quella organizzata dal massimo organismo sportivo autorizzando, però, le istituzioni a costringere i club a una scelta definitiva: o di qua (nella Uefa e nelle federazioni) o di là (con la Superlega). Una sintesi che non ha fermato il lavoro di Reichart che ha tessuto una tela di incontri oltre a quello, finito malissimo, con il presidente Aleksandr Ceferin e con i vertici della Uefa e del calcio europeo.
Come sarà la nuova Superlega? Il decalogo pubblicato da Reichart fissa alcuni paletti innovativi. Sarà una competizione aperta che coinvolgerà su diversi livelli e divisioni 60-80 squadre. L'accesso sarà aperto e basato sul merito, con legame stretto ai campioni nazionali che vengono definiti "fondamenta" del calcio europeo e il cui ruolo viene riconosciuto come indispensabile. Non ci saranno membri permanenti, viene scritto: è una delle novità più importanti perché la presenza fissa di una èlite era uno dei punti di maggior discussione tra i promotori e il resto del sistema.
Nel decalogo anche la visione per un futuro sostenibile di un settore definito "sull'orlo dell'abisso". Maggiori ricavi e una ridistribuzione che premi tutte le fasce della piramide del football e non solo il vertice. Maggiore solidarietà verticale per garantire maggiore competitività anche ai tornei nazionali. Rigoroso rispetto delle norme finanziarie, tema delicatissimo nel momento in cui emergono alcune situazione sospette (l'ultima il Manchester City messo sotto accusa dalla Premier League) e i regolamenti della Uefa si stanno dimostrando non così impermeabili alle forzature. E' il caso del Chelsea che, sfruttando un periodo di assenza di paletti, sta riversando centinaia di milioni di euro sul mercato utilizzando lo stratagemma della spalmatura dei contratti ben oltre il limite delle cinque stagioni imposto a tutti gli altri.
Ai club serve sostenibilità per programmare al meglio i propri investimenti, osserva il documento; nel format della Superlega sarà previsto un minimo di 14 partite a stagione per garantire ricavi certi e superiori a quelli attuali. Non ci sarà, però, un appesantimento del calendario perché - il decalogo apre a un potenziale conflitto anche con la Fifa - i club non ritengono più accettabile di dover sottostare a un sistema che moltiplica tornei e manifestazioni senza riguardo per la salute dei calciatori e per i diritti di chi li paga.
Il progetto è ambizioso: creare la miglior competizione del mondo per attrattività per chi ci partecipa e per i tifosi. Paragrafi sono dedicati allo sviluppo del calcio femminile e all'attenzione agli investimenti complessivi su tutto il movimento. Di sicuro un modo differente di presentarsi rispetto al blitz dell'aprile 2021. Ora la palla passa alla Corte europea. Dopo il verdetto della prossima primavera, tutto sarà più chiaro.