Economia
August 31 2017
Nadja Swarovski, la prima donna della famiglia a sedere nel consiglio di amministrazione dell'omonima azienda, ha deciso di utilizzare diamanti prodotti in laboratorio per la nuova linea di alta gioielleria Atelier Swarovski, la divisione che opera in collaborazione con stilisti e designer famosi.
I nuovi gioielli, dunque, uniranno ai celebri cristalli anche diamanti e smeraldi creati in laboratorio. Secondo l'erede della famiglia, la novità intercetta il dna del marchio: ?Siamo conosciuti per la produzione di cristalli, ma la verità è che siamo esperti del taglio e possiamo lavorare con ogni tipo di materiale?.
Forbes sottolinea inoltre come la decisione sia coerente con la mission dell'azienda, nata per fornire a tutte le donne la possibilità di indossare diamanti, anche se sotto forma di un'alternativa di cristallo. I gioielli della nuova linea, dunque, saranno venduti a partire dall'inizio del 2018 a un prezzo compreso fra 1.500 e 50mila dollari, ma ci saranno anche modelli più accessibili in cui l'argento e gli zirconi prendono il posto di oro e diamanti.
Per Swarovski, che vanta un giro d'affari da 3,5 miliardi di dollari, i diamanti creati in laboratorio aprono nuove opportunità. Il marchio, infatti, partecipa al Responsible Jewellery Council e attribuisce molta importanza alla sostenibilità. Non a caso, infatti, Atelier Swarovski si ispira al concetto di ?conscious luxury? e tiene ben presente l'orientamento dei consumatori contemporanei.
I diamanti scelti da Atelier Swarovski provengono da un laboratorio tedesco e dalla Diamond Foundry di San Francisco e costano circa il 30% in meno di quelli naturali. A quanto pare, la sensibilità per le tematiche della sostenibilità farà da volano al settore: il giro d'affari dei diamanti prodotti in laboratorio è destinato a crescere dai 150 milioni di dollari attuali a 1,05 miliardi di dollari nel 2020.
Praticamente indistinguibili dai diamanti naturali, secondo Morgan Stanley, potranno rappresentare un decimo delle vendite entro i prossimi cinque anni. Al momento, però, la capacità produttiva dei laboratori si attesta fra 250 e 350mila carati all'anno, una piccola parte rispetto ai 135 milioni di carati estratti ogni anno dalle miniere.
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