Collezioni
September 24 2022
È il 1940 quando Vito Lerario decide di aprire una bottega da calzolaio in Puglia, a Martina Franca. Diventerà poi il miglior tagliatore di tomaie in pelle del distretto, per questo soprannominato «Tagliatore». Con il titolo che viene ereditato dalle generazioni future, sarà suo figlio Francesco ad aprire la prima sartoria il 2 agosto del 1972, assumendo i primi 10 impiegati e sviluppando nuovi capi per un importante grossista di Firenze non avendo neanche una sala in cui lavorare.
Siamo nel 1999 quando il marchio Tagliatore viene lanciato sul mercato da Pino Lerario, nipote del primo tagliatore Vito Lerario, che prende in mano il timone. Insieme a lui i fratelli Vito e Luciano, che si occupano della produzione, e sua sorella Teresa che dirige la parte amministrativa-finanziaria.
Ciò che distingue il marchio è l’attenzione al dettaglio e la qualità dei tessuti, ancora oggi rifiniti a mano. Nel tempo l’azienda ha sempre puntato su una filiera italiana in tutte le fasi di lavorazione, per garantire unicità e vero Made in Italy.
Dopo esser diventati un punto di riferimento nella moda maschile, la prima collezione donna debutta nel 2007 sotto il nome Tagliatore 0205. Qui vengono riproposti i capi essenziali del guardaroba femminile, caratterizzati da una particolare attenzione sulla costruzione che punta a seguire le sinuosità del corpo.
Rendendo omaggio alle origini della famiglia Lerario, nel 2018 il marchio dà vita alla prima proposta di calzature e accessori in pelle, come bomber e borse, arrivando a realizzare un total look uomo firmato Tagliatore.
«Mio nonno produceva calzature. Poi si è passati all’abbigliamento con lo stesso gusto, con quell’attenzione maniacale per il progettare, il saper fare, il provare e poi il tagliare. La nostra è una storia di famiglia, siamo cresciuti e ci siamo evoluti fino a lanciare il nostro marchio nel mondo. Oggi siamo un’azienda con vocazione sartoriale e negli anni c’è stata una grande evoluzione del brand» afferma Pino Lerario.
Un family business arrivato alla terza generazione, oggi il brand sinonimo di eleganza maschile e artigianalità italiana festeggia il suo 50esimo anniversario.
Innanzitutto complimenti, 50 anni di carriera è un importante traguardo. Quando ha preso in mano l’attività si aspettava questo successo?
Io sono cresciuto in azienda, sin da bambino mi divertivo ad affiancare mio papà, che è per me un modello di vita. Mi ha trasmesso la dedizione e la passione per questo lavoro. Nell’atelier di famiglia ho potuto alimentare la mia curiosità approfondendo la ricerca e la conoscenza dei tessuti, quindi era naturale che seguissi le sue orme perfezionandomi nel disegno e nella modellistica all’Istituto Secoli di Milano.
Come si è evoluto il marchio nel tempo? C’è stato un periodo in cui ha dovuto scendere a compromessi per soddisfare il mercato?
Il concetto di eleganza è cambiato nel corso degli ultimi anni, ora si preferisce un abbigliamento più casual con outfit eleganti, pratici e ricercati allo stesso tempo, che sanno adattarsi alle diverse occasioni. Stiamo assistendo ad un vero e proprio cambiamento negli stili di vita e quindi nei consumi. Noi puntiamo tutto sulle vestibilità, con linee più morbide e sciancrature più armoniche. Abbiamo aggiornato i fit, pur rimanendo sempre fedeli all’immagine e all’identità del brand. Per noi la scelta di materiali pregiati, dei dettagli sartoriali e le vestibilità rigorose, sono sinonimo di eleganza. Sicuramente i tessuti classici ed esclusivi, come il check che creo e rinnovo stagione dopo stagione, ci rendono riconoscibili ed autentici. Nel mondo Tagliatore c’è una forte connessione tra estetica e funzionalità. Le mie giacche totalmente destrutturate e sfoderate ad esempio vengono realizzate in seersuker di 100% cotone, peso camicia, tasche a toppa, maniche a camicia e dettagli sartoriali quali le asole aperte, un nuovo concetto di capospalla capace appunto di trasmettere comfort e leggerezza, mantenendo sempre un’attitude sofisticata e raffinata.
Tradizione e artigianalità sono alla base del vostro marchio, come riuscite a portare avanti standard così elevati garantendo una continua innovazione?
Penso che i due concetti vadano di pari passo, esiste l’innovazione nella tradizione, come la moda ci insegna. Stagione dopo stagione le collezioni si rinnovano e c’è una vera e propria evoluzione rispetto a nuovi stili e nuove proposte. Per quanto mi riguarda, il know how e l’expertise sono i punti dai quali parto sempre per creare capi innovativi e moderni; i nuovi tessuti, i nuovi fit e i dettagli di ogni capo, sono il risultato di ciò che ho imparato nel corso degli anni, quando si realizzano capi nuovi non si può prescindere dalla tradizione che li ha generati.
Sappiamo che lei si occupa della creazione e dello sviluppo dei tessuti che utilizzate, da dove prende ispirazione?
La mia terra è per me fonte di ispirazione costante. Parto sempre dai luoghi e dai paesaggi e mi sento privilegiato, poiché tutte le mattine quando lavoro sono circondato da qualcosa di mistico che è il panorama della Valle D’Itria, quindi quando creo voglio trasmettere le stesse emozioni. Mi piace appunto definirmi un direttore creativo completo. Io parto dal disegno, sviluppo il modello, poi cucio e indosso.
Dopo l’incredibile collaborazione con il costumista Rob Ringwood per il film Batman del 1988, avete lavorato con altre produzioni cinematografiche?
Il legame tra il brand e il cinema è da sempre molto forte. Negli anni abbiamo vestito attori dal calibro di Tony Servillo, per il quale ho realizzato l’intero guardaroba per il film La ragazza nella Nebbia di Donato Carrisi, e Dustin Hoffman nel film L’uomo del Labirinto, sempre diretto dal regista Carrisi. Io personalmente sono appassionato di cinema e credo che la sartorialità italiana possa esprimere sul grande schermo il Made in Italy e la cultura manifatturiera, facendosi portavoce dello stile italiano nel mondo.
Se parliamo di attenzione all’ambiente, come si comporta l’azienda in merito?
In azienda siamo molto attenti a questa tematica, basti pensare che la nostra è un’azienda a chilometro zero, poiché l’80% delle nostre collezioni viene creata internamente. Inoltre ho un’attenzione maniacale al benessere dei miei dipendenti, alcuni fanno parte della nostra realtà da tre generazioni.
Ci sono progetti speciali in arrivo per i prossimi mesi?
Uno dei progetti più significativi, è stata l’apertura di House of Tagliatore, all’interno del monumentale edificio Palazzo Meroni in Corso Italia 1 a Milano, in pieno centro, che per l’azienda rappresenta un investimento molto importante. HOUSE OF TAGLIATORE è un luogo d’incontro esclusivo e inclusivo, inedito e in continua evoluzione nel quale coesistono culture e contaminazioni. Lo showroom si inserisce in una strategia che vede il consolidamento dell’internalizzazione del brand che ha lo scopo di rafforzare la presenza nei principali mercati della moda e di consolidarne degli altri.
Ora mi sto concentrando su questo 2022 che è per noi un anno importate, abbiamo celebrato i 50 anni dell’azienda durante la Settimana della Moda di Milano. Un progetto che ho in testa è che nel momento in cui troveremo la location giusta nella città milanese, il monomarca Tagliatore diventerà realtà.