Economia
July 20 2015
Il piano è stato annunciato: ridurre le tasse di 50 miliardi in 5 anni ma solo a fronte di riforme. Un "patto" ch il premier Matteo Renzi ha voluto stringere con gli italiani parlando in un'intervista al Tg2 "Abbiamo sempre detto che se finalmente dopo tanti anni di immobilismo il Parlamento fa le riforme per gli italiani si libera la possibilità di pagare meno allo Stato. Abbiamo iniziato con gli 80 euro, poi abbiamo proseguito con l'Irap e il costo del lavoro. Se le riforme andranno avanti, e credo di sì, nel 2016 andranno via tutte le tasse della prima casa, Imu e Tasi, nel 2017 via una parte dell'Ires, nel 2018 scaglioni Irpef e pensioni".
Ma dove trovare le coperture a un'annuncio tanto azzardato? Renzi dice che il Governo è al lavoro da 6 mesi al riguardo.L'abolizione della Tasi sulla prima casa da sola vale 3,4 miliardi cui si aggiungono gli interventi su Imu Agricola e imbullonati per un totale oltre i 4 miliardi.
Le opzioni? Maggiori margini derivanti dalla crescita, dalla spending review e, nel caso, anche un ricorso ulteriore al deficit in accordo con l'Ue. Il governo potrebbe ricorrere a più leve, con l'obiettivo ultimo di generare un ciclo più positivo dell'economia e accelerare la crescita che i diversi indicatori indicano come in corso ma ancora a velocità cauta.
Spending ai ministeri: 3-4 miliardi
Sui primi tagli si è cominciato a lavorare già nel weekend in un vertice a Palazzo Chigi tra Renzi, il ministro dell'Economia Padoan e i tecnici della Ragioneria Generale dello Stato: dalla spending ai ministeri - si apprende da fonti di Governo - arriveranno almeno 3-4 miliardi l'anno prossimo. Con l'approvazione del ddl Madia partirà quindi l'operazione di sfoltimento delle municipalizzate da 8mila a mille.
Spazio sul deficit
Entro la fine dell'anno nella legge di stabilità 2016 ci sono però da "disinnescare" le clausole di salvaguardia per 16,8 miliardi di euro pena un aumento dell'Iva e l'eliminazione delle detrazioni e deduzioni fiscali, esigenze che verranno coperte con la spending review da 10 miliardi e con la concessione di Bruxelles, in cambio delle riforme, di spazio sul deficit. Ogni 0,1 infatti vale all'incirca 1,6 miliardi di euro.
Uno spazio che potrebbe ora, secondo alcuni, essere ulteriormente ampliato di un ulteriore 0,5% (la stima attuale è dell'1,8% nel 2016, salendo così oltre il 2%) ma che dovrebbe passare appunto per un accordo con la Commissione Europea. Questa nelle linee guida varate nel gennaio scorso che concedevano più flessibilità per incoraggiare le riforme strutturali e gli investimenti aveva comunque fissato paletti e limitazioni abbastanza precisi.
Pil e privatizzazioni
Secondo fonti governative comunque se il Pil crescerà più del previsto, come prevedono ora Bankitalia e Confindustria, si potrà contare su un dato confortante anche in termini di maggior gettito. Si potrebbe inoltre, si ragiona, pensare che ci siano degli investitori privati che iniettino liquidità nelle opere infrastrutturali, come previsto dal Piano Delrio, riducendo così l'impegno pubblico e creando ulteriori risparmi.