Tasse
October 01 2021
Sul tavolo del governo Draghi arriva ora la riforma fiscale: un intervento che prevede almeno due passaggi distinti. Un anticipo del taglio delle tasse, secondo quanto si è appreso, sarebbe già previsto in manovra, mentre la riforma complessiva del sistema fiscale verrebbe affrontata in un secondo momento attraverso una legge delega, che dovrebbe contenere anche la riforma dell'Irpef, la revisione del catasto e il riordino complessivo di sconti e agevolazioni.
La novità rilevante che fanno filtrare da Palazzo Chigi è che adesso i soldi ci sono e anche il governo sembra intenzionato a procedere su questa strada: in manovra, a quanto ha confermato – pur mantenendo una certa cautela – il ministro dell'Economia Daniele Franco, si farà "qualche primo passo sull'alleggerimento del carico fiscale". Sul conto delle risorse a disposizione i numeri sono ancora incerti, e verranno presumibilmente definiti nell'ambito della composizione della manovra. La base di partenza sono i 2,3 miliardi del fondo per la riforma già a bilancio e i 4,3 miliardi che arrivano dal contrasto all'evasione, cifra che però potrebbe non essere tutta destinata al taglio delle tasse. Tuttavia, a quanto rivela Il Sole 24 Ore, alla riforma fiscale potrebbero essere destinate anche risorse aggiuntive: si parla di una buona parte dei 22 miliardi scaturiti dal calo del rapporto tra deficit e Pil stimato nella Nota di aggiornamento al Def rispetto alle previsioni di aprile.
Risorse pari a 1,2 punti di Pil, che secondo il quotidiano di Confindustria potrebbero essere usate in buona parte – quasi la metà – per la riforma del fisco. Fondi per una cifra compresa tra 7 e 9 miliardi potrebbero essere destinati alla ridefinizione delle aliquote Irpef; ma la priorità del governo, anche in base alle indicazioni della Nadef, sarebbe il taglio del cuneo fiscale. Il tema sarà la prossima settimana sul tavolo del Consiglio dei ministri: la riunione potrebbe essere preceduta da una cabina di regia.
I numeri però dicono solo mezza verità. Già in passato Prodi aveva provato a mettere mano al cuneo fiscale con una decina di miliardi. Soldi che però allora si dimostrarono un pannicello caldo, un interessante primo passo di un percorso più lungo, e costoso, che purtroppo restò caso isolato. Ed è questo il grosso rischio che corriamo oggi.
Questo primo sforzo economico dell'esecutivo da 11 mld (e siamo generosi) è di certo utile ma va poi unito a sforzi anche superiori per investimento nello stesso campo per portare a risultati di reale peso ed efficacia.
Per la riforma generale del fisco invece bisognerà attendere, secondo le previsioni, fino al 2023.
Resta invece aperto il dibattito sull'altro grande capitolo della revisione fiscale, cioè la riforma del catasto, che dovrebbe essere inserita tutta nella delega. A quanto si è appreso il governo intenderebbe dare un mandato al Parlamento per rivedere le norme catastali, aggiungendo probabilmente un riferimento esplicito all'assenza di tasse sulla prima casa. Tuttavia, le rassicurazioni di Draghi sul fatto che la revisione degli estimi catastali non porterà a un aumento dell'imposizione fiscale non sono bastate a convincere la Lega e Fratelli d'Italia. Per Matteo Salvini questa ipotesi sarebbe "una magia", mentre Giorgia Meloni ha parlato esplicitamente del rischio di aumento per le tasse di successione o per l'Isee dei nuclei familiari meno abbienti. Favorevoli invece il Pd e Forza Italia, che con Mara Carfagna ha fatto sapere di non credere al rischio di una stangata.