Tasse
August 01 2022
“Dote per i giovani” l’ha chiamata Enrico Letta. Ecco l’ennesimo eufemismo da campagna elettorale con il quale il centrosinistra ha riproposto un suo caro cavallo di battaglia: la patrimoniale. L'ennesima tassa in più di uno dei paesi con le imposte più alte d'europa
“Noi la porteremo avanti e sarà finanziata con la tassa di successione per i patrimoni plurimilionari - ha spiegato il segretario del Pd - è giusto che uno che ha un patrimonio così lasci qualcosa alla società: se viene ridato ai giovani attanagliati dalla precarietà questo è il senso di generazioni che si aiutano”.
Ed ecco servito il pacchetto “patrimoniale” in salsa 2022: un po’ reddito di cittadinanza un po’ imposta sulla ricchezza altro non è che l’ennesimo gesto assistenzialista proposto dalla politica per sanare i conti e far bella figura figura con l’elettorato, soprattutto con quello giovanile, poco propenso il prossimo 25 settembre ad andare al voto.
Il giro di valzer verso l’appuntamento alle urne, del resto, è appena iniziato con ritornelli che echeggiano da lontano e che rispolverano uno dei grandi classici delle battaglie della sinistra per sfilare denaro (su cui sono state pagate le tasse) dalle tasche dei contribuenti.
E mentre tutto il centrodestra coglie l’assist lanciato da Letta per sdoganarsi sul tema tasse e imposte persino gli aspiranti alleati del Pd si discostano dal segretario. Eppure quante volte nella storia italiana la spada di Damocle della patrimoniale è tornata a pendere sulle teste di chi lavora e paga le tasse producendo ricchezza e benessere per l’intero sistema.
Una tassa patrimoniale, infatti, non è altro se non un balzello che grava sul capitale e sui beni mobili e immobili del cittadino. Secondo alcuni economisti e buona parte della cultura politica del centrosinistra si tratta di una sorta di "tassa dell'equità" in cui i ricchi si prendono carico dei buchi dello Stato e con i propri capitali personali li sanano.
Perché una tassa patrimoniale, straordinaria o fissa che sia, è un metodo veloce per abbattere il debito pubblico e risanare i conti.
E del resto il tema della patrimoniale è uno dei grandi cavalli di battaglia del Partito Democratico e in generale del centro sinistra. Nella recente storia politica italiana la prima volta che è stato introdotto un prelievo forzoso sui capitali è stato nel 1992 durante il Governo Amato che, per evitare il crack finanziario e permettere alla Lira di restare agganciata al sistema monetario europeo, ha introdotto un prelievo forzoso del 6 per mille su tutti i conti correnti bancari.
Per imposta patrimoniale, però, non si intende solo il prelievo sul conto, ma anche la tassazione diretta di beni mobili e immobili e in Italia al momento sono 15 le patrimoniali nascoste che paghiamo ogni anno per un totale di 45,7 miliardi di euro di incassi per lo Stato.
Imu e Tasi, ad esempio, non colpendo il reddito, ma il possesso del bene vanno considerate imposte patrimoniale e valgono da sole 21 miliardi di euro. Poi ci sono l'imposta di bollo, il bollo auto, il canone RAI, l'imposta su imbarcazioni e aeromobili, la tassa sulle transazioni finanziarie e sulle successioni e donazioni.
Dal 1990 ad oggi l’aumento del gettito da imposte patrimoniali è stato pari al 400 per cento, a fronte di una crescita del 90% dell'inflazione.
A fine novembre si era tornati a parlare di una nuova patrimoniale a fronte della bocciatura da parte di Bruxelles della manovra economica, ma in passato più volte i governi (soprattutto a sinistra) hanno fatto ricorso all'imposta sul patrimonio per far cassa.
Tra il 1993 e il 2008, ad esempio è stato in vigore l'ICI, imposta comunale sugli immobili; mentre tra il 1993 e il 1997 è stato tassato - con un'aliquota del 7,5 per mille - il patrimonio delle imprese. Nel 2012, poi, il cosiddetto "Salva Italia" ha introdotto l'IMU e il prelievo sui beni di lusso come macchine di grossa cilindrata, seconde case, barche e aerei privati. Nel 2014, infine, è nata la IUC (imposta unica comunale) che unisce all'IMU anche Tari e Tasi.
In Europa non sono molti i Paesi dove sono in vigore imposte patrimoniali e cioè Spagna, Svizzera, Francia e Norvegia, ma sono tutte nazioni che, a differenza dell'Italia, non subiscono la stessa pressione fiscale sul reddito salariale.
A differenza del concetto salviniano di flat tax la patrimoniale va a colpire solo i redditi medio alti che, però, sono quelli che permettono all'economia di continuare a girare grazie a quel rapporto tra consumo e guadagno alla base del progresso economico.
I benefici della patrimoniale, quindi, sono tutt'altro che scontati e se da una parte è una tassa utile per sanare i buchi momentanei di bilancio, dall'altra si tratta di un'imposta che va a minare il capitale stesso di coloro che hanno risparmiato una vita per permettersi un po' di agio.