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March 27 2024
Cos’è la femminilità e come si associa al successo? Proviamo a chiederlo a Raffaella Carrà e a Elisabetta I d’Inghilterra, due donne completamente diverse per genere e epoca storica, ma per cui, tra paiettes e colli in pizzo, le parole d’ordine valide per entrambe sembrano essere disciplina e autocotrollo. Lo si potrà scoprire con due spettacoli: “Raffaella! Omaggio alla Carrà”, in scena ancora per due date della tournee, il 5 aprile a Borgosesia, VC, e il 3 maggio a Bologna al Teatro Duse, e “I corpi di Elizabeth”, dal 9 al 12 maggio al Teatro Goldoni, a Venezia, e dal 15 al 19 maggio al Teatro Verdi di Padova. Produzione Nuovo Teatro Verdi per la regia di Gabriele Colferai, a interpretare Raffaella Carrà è Beatrice Baldaccini, toscana, di Lucca, classe 1990: capello biondo con frangetta immancabile, body, collant e scarpa col tacco, volto noto della tv soprattutto perché cantante e front girl del gruppo Cherry Bombs nel talent "The Band"su Rai1 nel 2022, la neo Carrà già nel 2010 è ingaggiata per il musical "80 voglia di... '80", e subito dopo per "Il Mondo di Patty - Il Musical", in cui è Antonella e, tra i vari, nel 2021 è Vivian in "Pretty Woman - The Musical". Esperienza, insomma, ne ha la giovane interprete. Ecco perché non ci si deve preoccupare quando sostiene che “nel canto non imito la sua voce, uso la mia. Questo spettacolo non vuole essere una mera imitazione di Raffaella, vogliamo rendere il suo spirito, la sua grinta”. Con l’attrice in scena una band di 5 elementi e 6 performer, per 18 canzoni del celebre repertorio della Carrà e tanto ballo, legate con una sottile trama: un giovane, Angelino, partecipa a un concorso per vincere un pomeriggio a casa della Carrà. Le coreografie dei numerosi balletti sono di Angelo Di Figlia, la direzione artistica è di Gabriele Colferai.
Tutt’altro ambiente per “I corpi di Elizabeth”, produzione dell’Elfo Puccini e il Teatro Stabile del Veneto: “Swive Elizabeth” è il titolo originale (ovvero “oscillante”), di Ella Hickson, la drammaturga inglese classe 1985: quello italiano dello spettacolo, diretto da Elio De Capitani e Cristina Crippa, è ispirato al libro “I corpi di Elisabetta”, di Clara Mucci. La figura di Elisabetta I, interpretata da Elena Russo Arman, unica donna non sposata a governare l'Inghilterra per quarantaquattro anni, si armò di astuzia, seduzione e intelligenza. Non paiettes, e luccichii, eppure abiti di primaria importanza: i costumi, di Ferdinando Bruni e realizzati dalla sartoria dell’Elfo, rendono il corpo un elemento simbolico di potere. Il suo fisico come un simbolo politico con cui basa il proprio regno. La Regina, infatti, comprese ben presto di non potersi permettere sentimenti: il trono diventa per lei il suo unico punto fisso, un elemento basilare, anche sul palco, il simbolo delle sue scelte di vita. Carlo Sala firma la scenografia, per un'ambientazione storica e al tempo stesso pop, come del resto chiede la drammaturgia: la scrittura rapida e tagliente della Hickson e la sua capacità di indagare una rete di relazioni di potere intrisa di desiderio mettono in primo piano i contrasti tra femminile e maschile, redendo lo spettacolo quanto mai attuale.