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January 29 2024
Circoli, case private e anche il marciapiede di una strada purché con vista sulla vetrina di un bar o di un rivenditore di elettrodomestici. Con televisione accesa e collegamento garantito da Melbourne, Australia. Il trionfo di Jannik Sinner agli Australian Open, primo Slam maschile di un italiano 48 anni dopo Panatta a Parigi nel 1976, ha riportato l'orologio dell'italia televisiva indietro nel tempo, a quando la visione dei grandi eventi (non solo sportivi) era comunitaria per necessità oltre che per scelta.
A spingere alla riunione in gruppo è stata la circostanza di un avvenimento storico coperto da esclusiva pay, senza possibilità di visione in chiaro. Warner Bros deteneva i diritti dello Slam australiano da trasmettere attraverso Discovery+ (streaming) o Eurosport (disponibile su diverse piattaforme). In chiaro, sul Nove, la finale tra Sinner e Medvedev si è vista solo dopo a giochi fatti. Gli ascolti della mattinata d'oro del tennis azzurro sono stati comunque da favola: 1.914.000 telespettatori con share del 18% (6 televisori su 10 nel circuito pay) con un picco di 2,6 milioni di persone collegate alle 13,31 nel momento del match point.
Numeri da big match calcistico della Serie A in una fascia oraria non favorevole. L'eredità del boom di Sinner è stato l'ovvio dibattito sul perché nessuno abbia pensato a mandare in chiaro l'evento da Melbourne; non Eurosport sul canale Nove e nemmeno altri provando ad acquisirne i diritti in extremis come fatto dalla Rai nel 2010 per la finale di Francesca Schiavone al Roland Garros contro l'australiana Stosur.
In Rai la discussione è finita in un dura nota del Comitato di Redazione di Rai Sport. Sotto accusa la scelta di non mandare nemmeno un inviato a Melbourne a coprire l'appuntamento con la storia. Viale Mazzini è stata, però, in buona compagnia visto che non risulta che nessuna delle grandi testate italiane avesse un inviato al seguito di Sinner, raccontato così da migliaia di chilometri di distanza via tubo o in video conferenza.
Il perché sia accaduto in realtà è semplice. Il tennis in tv è territorio pay ormai da anni con rarissime eccezioni e i risultati d'ascolto non bastano a cambiare questa situazione. La finale delle ATP Finals dello scorso novembre in chiaro sulla Rai (che ne aveva acquisito per tempo la titolarità sul digitale terrestre) ha sfondato i 5 milioni e mezzo di telespettatori con uno share del 29,5%, ma la tv di Stato e neanche le altre generaliste hanno pensato di replicare.
Il quadro dei diritti è delineato per il pubblico italiano. E' una torta da circa una decina di milioni di euro all'anno in cui la fetta più grossa è quella di Sky Sport che è la vera tv del tennis e che godrà nei prossimi anni del boom di Sinner. L'emittente di Santa Giulia si è garantita l'esclusiva fino al 2028 di oltre 80 tornei all'anno, dai 250 ATP e WTA ai Master 1000 aggiungendo ATP Finals, Next Gen e Wimbledon. Un diluvio di ore concentrate su un canale dedicato e che hanno attirato migliaia di abbonati.
Gli altri tornei dello Slam sono divisi a macchia di leopardo: Eurosport trasmette Australian Open (2034) e Roland Garros (2026) mentre Super Tennis Tv, il canale della federazione, copre gli Us Open più il rimanente e dal 2024 ha perso l'accordo con Sky Sport che consentiva la trasmissione di alcuni tornei femminili in chiaro: intesa non trovata perché il prezzo è salito proprio trainato dall'effetto dei successi dell'altoatesino.
Una tendenza che non cambierà nei prossimi anni e non solo perché i contratti firmati sono pluriennali. Molti di questi accordi, infatti, sono siglati a livello mondiale o europeo con ricaduta sui singoli territori. Sky, ad esempio, ha acquisito i diritti non solo per l'Italia ma anche per Regno Unito, Irlanda, Germania, Austria, Svizzera, Lussemburgo e Liechtestein: un potere economico difficilmente raggiungibile da canali generalisti nazionali.
Dunque, l'epopea di Jannik Sinner sarà quasi certamente raccontata solo agli abbonati anche se non necessariamente il tennis in tv è "roba da ricchi" visto che, per esempio, sottoscrivere l'abbonamento a Discovery+ nel mese di gennaio degli Australian Open costava 7 euro e 99 con possibilità poi di non rinnovare. Rimane l'ancora di salvezza della lista degli eventi di interesse diffuso garantiti da una delibera Agcom, ultimo aggiornamento nel 2012. C'è dentro un po' di tutto, non le finali degli Slam con protagonisti italiani. Allora, forse, nessuno pensava che sarebbe arrivato Sinner. Oggi, forse, c'è chi chiederà di rimettere mano a quell'elenco.