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March 28 2018
Negli ultimi mesi consultava la rivista “The Lone Mujahid Pocketbook” e “Rumiyah”, in arabo “Roma”, per trovare le istruzioni su come compiere attacchi con i camion.
È lì che Elmahdi Halili, italo-marocchino di 23 anni, arrestato il 28 marzo dagli investigatori della Digos e dell'Antiterrorismo della Polizia di Torino, ricercava i dettagli e le modalità operative per realizzate attentati con mezzi pesanti ma anche con auto e coltelli.
Elmahdi Halili, era pronto a colpire l’Italia in nome di Allah.
Ma dove? Da solo oppure con una cellula organizzata? Halili, che ancora non aveva individuato il luogo dove agire, faceva una forte azione di proselitismo con italiani convertiti, ghanesi e marocchini, alcuni già conosciuti alle forze di polizia. "Tiranni! Vado in prigione a testa alta", ha gridato agli uomini della Digos che lo stavano arrestando.
Anche Abdel Rahman, arrestato a Foggia, cercava proseliti. E li cercava tra i bambini e gli adolescenti musulmani ai quali inculcava la necessità di uccidere gli infedeli, di colpire i miscredenti, sgozzandoli. L'uomo, sposato con una donna italiana di 20 anni più grande di lui, teneva lezioni di religione ai bambini nel centro culturale islamico di Foggia, "Al Dawa", di cui era anche il presidente.
L’arresto di Abdel Rahman, 59 anni, si inserisce in un più ampio contesto operativo che già nel luglio scorso aveva portato all'arresto, sempre nel capoluogo pugliese, di Eli Bombataliev, un militante ceceno dell'Isis.
Eppure Halili, Abdrrahim Moutaharrik e Abderrahmine Khachia agli occhi degli analisti ed esperti di geopolitica internazionale non sono solo dei terroristi islamici pronti a mettere a segno un attentato in Italia, ma anche soggetti capaci di far acquisire nuovi elementi sui traffici illeciti e le interazioni delle organizzazioni mafiose con il terrorismo e il territorio.
Sì, mafia e terrorismo islamico. Le cellule terroristiche presenti sul nostro territorio, sono legate alle organizzazioni criminali da sodalizio solidissimo basato su un business milionario di cui non si parla mai, neppure, in occasione di arresti e sventati attentati in nome di Allah.
“Gli estremisti islamici che, mese dopo mese, vengono arrestati in Italia mostrano sempre con maggiore chiarezza una interazione tra il terrorismo islamico e le organizzazioni mafiose presenti sul nostro territorio- spiega a Panorama.it,Margherita Paolini, esperta geopolitica internazionale- Camorra, Cosa Nostra e ‘Ndrangheta hanno ormai da moltissimi anni, instaurato un legame di connivenza integrato con i terroristi dove vi è uno scambio costante e continuo di armi, droga, documenti falsi”.
La maggior parte dei terroristi che vengono arrestati in territorio europeo hanno legami, più o meno diretti, con i Balcani, territorio di “affari” di tutte le organizzazioni criminali italiane.
“Le mafie italiane permettono e aiutano le cellule terroristiche a raggiungere il nostro Paese, gli permettono di vivere nel nostro territorio o di transitare dalle nostre terre con il chiaro accordo - prosegue Paolini- di non colpire l’Italia. Questo è ormai cosa nota a tutti gli analisti.”
“Gli attentati implicano un maggior controllo del territorio da parte delle forze di polizia e la mafia non lo vuole - continua Paolini- gli accordi tra le mafie italiane e le cellule terroristiche sono molto chiari in quanto una violazione di tale accordo farebbe saltare guadagni milionari ad entrambe le parti”.
“Se le organizzazioni mafiose vengono a conoscenza di qualche soggetto che ha intenzione di “violare” il tacito accordo- conclude Margherita Paolini- viene fatto “uscire” allo scoperto. In sostanza, viene fatto in modo che venga arrestato prima di compiere un attentato. Praticamente, viene fermato prima”.
A fare un’analisi precisa e dettagliata dei legami tra mafia e terroristi non è solo Margherita Paolini, ma anche Gianluca Ansalone, Docente di geopolitica presso la Sioi.
“Connivenza, opportunità ed interessi. Si può riassumere così il sodalizio che unisce terroristi islamici e organizzazioni mafiose - conferma a Panorama.it, l’esperto - l’Italia è un hub logistico strategico sia per i terroristi che vogliono transitare da e per il resto d’Europa che per le organizzazioni criminali che sfruttano questi soggetti per implementare il traffico di droga, armi, sigarette e prostituzione”.
“Non a caso le rotte commercialmente più vantaggiose per le mafie corrispondono a quelle dei terroristi- prosegue Gianluca Ansalone - la prima è senza alcun dubbio quella balcanica che permette ai terroristi, ma anche alle armi o alla droga di raggiungere i nostri territori attraversando prima la Turchia e la Grecia; la seconda è quella africana che ha origine nell’Africa occidentale e che attraversando la Nigeria, il Mali raggiunge le coste libiche, tunisine e algerine”.
Dunque i rapporti tra mafia e cellule terroristiche ci sono e sono solidi.
“Mafia e terrorismo è un’equazione solidissima anche se non si può identificare come “uno a uno” in quanto qualche soggetto “sfugge” a questo accordo. Ad esempio, i lupi solitari – conclude il docente della Sioi- dando vita a quelle minacce cosiddette “granulari” difficili da monitorare ed intercettare e che sono oggetto, costantemente, di osservazione da parte dei nostri apparati di polizia e intelligence”.