I misteri del terrorista Isis arrestato  in Italia e la paura negli stadi d'Europa

Sono ancora molte le domande che restano sospese a proposito dell’arresto di Ilkhomi Sayrakhmonzoda fermato ieri all'aeroporto di Fiumicino, a Roma. Quest'uomo di origine tagika, proprio come attentatori di Mosca, è da tempo schedato come affiliato allo Stato islamico. Arruolatosi nel 2014 tra le fila del califfato nel «Siraq» ha combattuto insieme ai militanti ceceni e del Nord Caucaso che iniziarono a raggiungere la Siria approssimativamente nello stesso periodo di altri combattenti stranieri. Con l'escalation del conflitto a metà del 2012, quando la guerra tra il regime e le forze ribelli si trasformò in un conflitto convenzionale, aumentò anche la presenza dei gruppi radicali e l'attrattiva della Siria come nuova frontiera del jihad. Uno dei primi gruppi armati significativi guidati da ceceni fu Katibat al-Muhajireen, che si formò nell'estate del 2012 e precedette il più noto Jaysh al-Muhajireen wal-Ansar. Il loro leader era Tarkhan Tayumurazovich Batirashvili- Abu Omar al-Shishani,il famigerato comandante ceceno di origini georgiane che successivamente è diventato un alto dirigente dello Stato Islamico prima di essere eliminato nel 2017 da un drone nella città di al-Shirqat, nel governatorato di Salah al-Din in Iraq. Di Ilkhomi Sayrakhmonzoda arrivato a Fiumicino con un passaporto ucraino e sotto il falso nome di Timor Settarov si sanno alcune cose: è ancora attivo nell'organizzazione jihadista, così come è provato che la scorsa estate è stato arrestato in Belgio in un'operazione antiterrorismo, ma successivamente era stato rilasciato. Perché? Questo è un mistero. Il jihadista tagiko in passato è stato arrestato anche in Ucraina dove trafficava in armi. Secondo gli inquirenti ha sempre viaggiato molto tra i vari paesi caucasici e la Russia, l'Ucraina, la Turchia, l'Iran e l'Iraq grazie a una vasta rete di relazioni e a documenti falsi. Sayrakhmonzoda che non ha opposto resistenza agli agenti, è stato fermato dagli agenti della Digos e della Direzione centrale della Polizia di prevenzione mentre stava per salire sul treno che collega lo scalo aeroportuale alla Stazione Termini. Con sé aveva 2.000 euro in contanti e non aveva altri biglietti al momento dell’arresto, quindi, è probabile che volesse fermarsi a Roma, così come non è escluso che volesse proseguire.

Secondo il ricercatore Francesco Bergoglio Errico, direttore di Monitoring Jihadism Project, «l'arresto di Ilkhomi Sayrakhmonzoda è un fatto piuttosto importante. Ha combattuto in Siria per il sedicente Califatto ed è un membro a tutti gli effetti dell'Islamic State - molto probabilmente del IS-Khorasan, visto la sua nazionalità; quest'ultima è una organizzazione che ha dimostrato di poter effettuare operazioni terroristiche anche sofisticate come quelle che abbiamo visto anche a Mosca. Cosa Sayrakhmonzoda venisse a fare in Italia, a Roma, al momento non è chiaro, tuttavia ricordo che un altro soggetto in passato si è riparato vicino Battipaglia, il marocchino Abderrahman Afia, un esponente dell'ISIS che ha avuto anche ruoli di responsabilità nei territori di guerra. Di conseguenza le ipotesi sono plausibilmente due: o il tagiko ha una rete in grado di proteggierlo, oppure, e questa è l'ipotesi più preoccupante, doveva attivarsi per compiere una qualche azione. Tuttavia, nonostante il tagiko si sentisse al sicuro visto le numerose identità false, la nostra polizia si è dimostrata ancora una volta all'altezza della situazione, arrestandolo». Si sospetta quindi che Ilkhomi Sayrakhmonzoda faccia effettivamente parte di una rete di ex foreign fighters ancora attiva che sta potenziando le capacità operative del gruppo terroristico in Europa. Il falso passaporto ucraino gli consentiva di beneficiare di agevolazioni per viaggiare all'interno dell'Unione Europea e, soprattutto, di assicurarsi una migliore copertura.

Non si ferma quindi l’attività di prevenzione delle strutture di sicurezza italiane che proseguono nell’idetificazione e l’espusione di soggetti che rappresentano una minaccia per lo Stato. Alla data odierna coloro che sono stati allontanati nei primi mesi dell’anno dall’Italia sono già 51 (dal 215 sono state espulse 787 persone), un segnale come il pericolo jihadista sia sempre più marcato. Oltre a loro il comparto sicurezza italiano, che mostra straordinarie capacità di contrasto, si occupa dei 35 foreign fighters rientrati dal «Siraq» (61 sono morti in battaglia) e sono pochissimi quelli con cittadinanza italiana, un fatto che dimostra come il jihadismo sia un fenomeno tutt'altro che autoctono.

Per Francesco Bergoglio Errico la minaccia è sempre molto elevata: « Altro fatto importante da ricordare è che dal 7 ottobre 2023 tutti i Paesi europei hanno progressivamente incrementato il livello di rischio di un attacco terroristico; inoltre il fatto che l'Islamic State sia di nuovo in grado di effettuare operazioni complesse deve portare i controlli ai massimi livelli di accuratezza (e l'arresto del tagiko Sayrakhmonzoda è una prova dell'attento monitoraggio dei confini e del territorio). Io credo la pericolosità del jihadismo è elevata almeno tanto quanto lo era durante il periodo d'oro del Califfato. Inoltre, il 7 ottobre ha rinvigorito non solo il ‘dibattito jihadista’, ma anche il ‘dibattito islamista’ di quelle organizzazione islamiche che fanno politica e sfruttano questioni delicate - come la questione Gaza - per incitare odio e provocare nuove ondate di radicalizzazione, anche tra i musulmani in Italia». Infine, mentre scriviamo, la Spagna ha intensificato le misure di sicurezza per le partite di Champions League in risposta alle minacce di attacchi da parte dell'ISIS. Attraverso la sua fondazione Al Azaim, l'ISIS ha recentemente diffuso sui social media un messaggio in cui minaccia di attaccare gli stadi di Madrid, Londra e Parigi, che ospitano gli incontri della Champions League.

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