Auto elettriche, ecco come nasce una Tesla

“Ti amo” urla una voce maschile dal pubblico. Ed Elon Musk si fa una bella risata. È stanco, ma si vede che è a suo agio in mezzo al caloroso pubblico di possessori di auto Tesla e di collaboratori arrivati in massa con mogli e figli per assistere alla presentazione dell’ultima novità della casa. Alcuni arrivano dall’Europa, qualcuno dall’Italia. Sotto la tenda del Tesla design Studio di Los Angeles, a due passi dalla sede della Space X che spedisce le navicelle sulla stazione spaziale internazionale, Musk traccia le tappe dei successi della sua casa automobilistica, dal lancio nel 2008 della Roadster fino al progetto della fabbrica in Cina. Poi, tra le acclamazioni degli spettatori, arriva lei, la vera protagonista dello show: la Model Y, la quarta vettura elettrica della gamma Tesla. Un crossover basato sulla piattaforma della Model 3 con 7 posti, un’accelerazione da brivido (3,5 secondi per arrivare a 100 chilometri orari) e un’autonomia fino a 480 chilometri. E soprattutto ad un prezzo non proibitivo: si parte, negli Usa, da 39 mila dollari. La nuova creatura di Musk sarà in vendita dall’autunno del 2020.
All’evento ha assistito anche una dozzina di giornalisti europei tra cui l’inviato di Panorama, unico giornale italiano. La presentazione della Model Y ha rappresentato la tappa più spettacolare di un viaggio all’interno del mondo Tesla: con l’avvio in Europa della commercializzazione della “economica” Model 3, la casa americana vuole farsi conoscere meglio dal pubblico oltre Atlantico. Offrendo così alla stampa europea una rara occasione  di vedere come nasce una Tesla. 

Boom di vendite

Fondata nel 2003 da due ingegneri californiani provenienti dal mondo informatico, la Tesla ha rovesciato il concetto di auto elettrica: non più un mezzo per ambientalisti squattrinati ma, sfruttandone i punti di forza (accelerazioni da Lamborghini nel silenzio assoluto) e le debolezze (costi elevati per avere un’autonomia decente), trasformarla in una supercar ecologica ma anche divertente ed elegante. Un progetto abbracciato da Musk con entusiasmo: l’imprenditore sudafricano che manda i razzi nello spazio è diventato subito il principale finanziatore e l’amministratore delegato della società che sta cambiando la storia dell’auto. Una sorta di Steve Jobs su quattro ruote. Anche se produce ancora poche auto rispetto ai giganti del settore, ed è sempre in rosso (perdita di un miliardo nel 2018 ma con gli ultimi due trimestri in utile), la casa californiana vale in borsa 43 miliardi di euro, quasi quanto la Bmw e il doppio di Fca. Nel 2018 ha realizzato un fatturato di 21 miliardi di dollari e ha venduto 245 mila auto, quante ne ha consegnate in tutti gli anni precedenti messi insieme. Un boom dovuto al successo della Model 3, venduta in 145 mila esemplari. Anche in Italia, nel suo piccolo, la nuova Tesla è subito balzata in testa alle vendite di auto elettriche. Del resto, dicono i fan della Tesla, quale autovettura oggi si può acquistare con trazione integrale, più di 250 CV e accelerazione sotto i 4 secondi, a meno di 60 mila euro? E per di più con un’autonomia massima di 540 chilometri?
Ed eccola spuntare ancora nuda da una foresta di robot rossi (foto). Se per un amante dei motori il sogno della vita è visitare la fabbrica della Ferrari a Maranello, per chi è appassionato di auto elettriche entrare nello stabilimento Tesla di Fremont, a sud di San Francisco, è un’esperienza mistica. Siamo nel cuore della rivoluzione che sta investendo il mondo dei trasporti, qui nascono le vetture più sexy e hi-tech del momento, che devoti automobilisti prenotano con anni di anticipo: le attesissime Model 3 sfornate al ritmo di 6 mila alla settimana, insieme alle lussuose Model S e X. 
All’inizio della visita il manager tedesco Peter Hochholdinger, vicepresidente per la produzione a Fremont ed ex Audi, spiega che la missione dell’azienda non è solo produrre auto, ma accelerare la transizione energetica del pianeta, offrendo ai clienti soluzioni per produrre energia pulita e costruendo la più estesa rete privata di ricarica per vetture elettriche al mondo, presente in 36 Paesi. Aggiunge che l’impianto di Fremont, una volta appartenente alla Gm e poi alla Toyota, oggi dà lavoro a oltre 10 mila persone. La fabbrica è l’unica al mondo integrata verticalmente, una “machine that builds the machine”: tra operai e operaie in maglietta nera e cappellino con visiera, in un reparto arrivano l’acciaio e l’alluminio, in un altro escono dagli stampi le portiere e gli châssis delle vetture, in un altro ancora schiere di robot si agitano intorno alle varie parti della futura vettura. Qui sono in azione più di mille robot solo per la Model 3. L’effetto cromatico è affascinante, tra pareti bianche, pezzi argentei e braccia meccaniche rosse che emettono scintille. A tanta automazione si alternano fasi artigianali: così vedi operai che tirano a lucido le portiere appena stampate e lindi uffici dove si effettuano i controlli di qualità. Una  fabbrica enorme, spaziosa, dove quasi tutto viene fatto in casa. Tranne le batterie, prodotte nella Gigafactory Tesla in Nevada. In una fabbrica vicina vengono invece prodotti i sedili, un’altra peculiarità della Tesla, tutti progettati e costruiti in casa.

Sigle eccitanti

La Model 3 è, insieme alla futura Model Y, l’auto della svolta per la Tesla. Fino ad ora nella gamma della casa californiana c’erano vetture riservate a pochi: le Model S e X costano infatti più di 90 mila euro. La Model 3 invece costa 35 mila dollari negli Usa (tasse escluse) e anche in Europa il suo prezzo dovrebbe scendere dagli attuali 56 mila euro e 45 mila circa. Così, grazie alla Model 3, la Tesla potrebbe arrivare a produrre quasi 500 mila vetture nel 2019. “Quest'anno dovrebbe essere davvero emozionante per Tesla” dicono i manager della casa americana. “La Model 3 diventerà un prodotto globale, la redditività del nostro business dovrebbe diventare sostenibile e positiva, la nostra nuova Gigafactory a Shanghai dovrebbe iniziare a produrre, e noi inizieremo ad attrezzarci per la produzione della Model Y. Le nostre opportunità di crescita sono enormi”.
L’entusiasmo della squadra di Musk non è del tutto condiviso dagli osservatori del settore. Sono preoccupati per i continui cambi di strategia decisi da Musk e dai ritardi nella partenza della fabbrica in Cina. L’ultimo annuncio di Musk riguarda il taglio dei prezzi della Model 3 e la decisione di chiudere la maggioranza dei punti vendita per ridurre i costi e spostare le vendite sull’online. Una scelta che può rivelarsi un boomerang: quando un cliente entra in un negozio Tesla magari può venire convinto a prendersi una Model S invece di una Model 3, o a farsi installare un sistema di ricarica a casa con i pannelli solari della Solar City, azienda di Musk non a caso fusa con Tesla. Ora tutto questo sparisce? E poi, sarà capace la Tesla di garantire la stessa qualità produttiva su larga scala con la Model 3? Pur avendo ottime recensioni da parte dei clienti, ci sono anche casi di proteste per i tempi troppo lunghi per le riparazioni nei centri di assistenza, o per montaggi non eseguiti a regola d’arte, o per i tempi di consegna. 
Ma Musk, che pure si è esaurito per riuscire a sistemare tutti i problemi organizzativi della Tesla, non sembra preoccupato. L’importante è continuare a trasmettere emozioni forti e a farsi amare. E con la Model Y Musk avrà una lettera in più nel suo arco da Cupido: unita a S, 3 e X forma una parola molto simile a Sexy. Sarà una coincidenza?

Ecco come nasce e si monta la Tesla Model 3 | video

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