Italia
November 04 2024
La costa toscana è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo per gli oltre 500 chilometri di mare cristallino, infinite spiagge di sabbia finissima e calette di scoglio baciate dal sole, riparate da parchi naturali e macchia mediterranea dai profumi indimenticabili.
Il litorale che va da Capalbio a Livorno, passando per la costa su cui si affaccia il paese collinare di Bolgheri, dalla celebre ultima spiaggia, proprio perché sul confine, alla Costa degli Etruschi, un tempo famosa per i butteri maremmani, per i primi stabilimenti balneari, per le iconiche scene del film Il sorpasso di Gassman, oggi è diventata terra di grandi vini e splendide cantine.
Nobili, grandi gruppi e imprenditori sono rimasti affascinati da questo lembo di terra nascosto di straordinaria bellezza dove si respira ancora un’atmosfera autentica e qui hanno deciso di inseguire il sogno, grazie a un clima mite e una terra speciale, di creare dei vini che scaldano il cuore. Si perché i vini della costa toscana, che hanno scalato tutte le classifiche e sono divenuti ormai dei cult, trasmettono quelle caratteristiche di iodio, calore, sentori, profumi di questa magica terra.
Una delle più belle cantine è Monteverro, a metà strada tra Capalbio e il mare, in un’area collinare particolarmente favorevole, circondata da oliveti secolari e da macchia mediterranea. L’azienda è il frutto di una storia d’amore per la Maremma Toscana di Georg e Julia Weber quando nel 2003 i due giovani e bei ragazzi di Monaco arrivarono qui con un sogno, quello di produrre dei vini che potessero competere con i grandi bordeaux francesi. Un paesaggio affascinante con i villaggi arroccati, i panorami che si perdono sull’orizzonte del Mar Tirreno, i colori mutevoli ed un’atmosfera incantata ed emozionante. Un vero e proprio colpo di fulmine annunciato. È il primo tassello dell’azienda Monteverro, che porta nel suo nome l’essenza di questo territorio ricco di carattere, dove ‘verro’ è sinonimo di Cinghiale, il re incontrastato della fauna locale. Monverro rappresenta anche un connubio “magico” tra due personalità opposte e complementari: pragmatico lui, musicista, sognatrice e musa ispiratrice lei, rappresentano la duplice anima della loro impresa, il perfetto equilibrio tra cuore e ragione. Un incontro da film durante un concerto dove lei suona il violino, un amore condiviso per il Bel Paese e la Toscana in particolare: è questo il trait d’union, il legame con una terra incantata che affascina e conquista. Un sodalizio rafforzato da una romantica cerimonia di matrimonio tenutasi proprio nel borgo medioevale di Capalbio. La storia di Monteverro diventa ufficialmente un’impresa di famiglia, a cui Julia e Georg si dedicano con la “testa” e con il “cuore”. Monteverro è diventata così un’azienda-gioiello di 60 ettari sulla Costa d’Argento, di cui 38 vitati con vigneti di Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, insieme a Syrah e Grenache tenuti come giardini. Spettacolare e maestosa è la cantina, con la barriccaia visibile attraverso una vetrata dalla sala degustazioni che con le sue 600 barrique crea un’aurea suggestiva e magica. L’enologo Matthieu Taunay e tutto lo staff di tenuta e cantina lavorano in maniera appassionata e meticolosa per creare quelle 6 etichette (Monteverro, Tinata, Chardonnay, Terra di Monteverro, Verruzzo e Vermentino) che hanno ricevuto tanti premi e riconoscimenti.
La “scommessa” di Georg di impiantare vitigni internazionali al posto del classico Sangiovese è risultata vincente. Le brezze provenienti dal mare, la macchia mediterranea con i suoi profumi di frutti di bosco, i rosmarini e le lavande, donano ai vitigni francesi quei profumi della costa mediterranea che creano nettari difficili da dimenticare.
Altro luogo lungo la costa toscana, dove il vino è diventato leggenda è Bolgheri, dove poter degustare e vivere la storia del vino leggendario: il Sassicaia.
Dire Sassicaia è come dire Bolgheri, una perla incastonata tra la macchia mediterranea affacciata sul mare, con i suoi «cipressi alti e schietti in duplice filar» dove colori e profumi nobili ci riportano ad un tempo lontano e ci fanno vivere sensazioni magiche, dove il maestrale che accarezza i cipressi sembra far volare in alto le idee, i sogni e le intuizioni di menti illuminate, dove il verde delle vigne sembra riposare tra l’azzurro del cielo e del mare. Bolgheri è uno stile di vita, uno stato d’animo, un modo di vivere sempre alla ricerca dell’impresa per essere come Ribot, da “piccolo anatroccolo” a cavallo del secolo vincitore di 16 gran premi e ritirato dalle gare imbattuto, oppure come il Sassicaia creato nella diffidenza e diventato poi il vino numero uno al mondo.
Il Sassicaia nasce da una geniale intuizione del marchese Mario Incisa della Rocchetta, un gentiluomo piemontese che nei primi anni 40, nella vasta tenuta ereditata da sua moglie Clarice della Gherardesca, decise di realizzare un’idea che gli era venuta quando era studente a Pisa: produrre sulle nobili colline baciate dal mare toscano, un vino ispirato ai più famosi Bordeaux, piantando viti di Cabernet Sauvignon.
Decise infatti di rischiare scommettendo in una zona mai stata prima a vocazione vinicola, investendo su un vitigno lontano dalla tradizione toscana del Sangiovese e da quella piemontese del Nebbiolo. Circondato dallo scetticismo dei contadini della zona, capì per primo che i vigneti del Sassicaia beneficiavano di un microclima favorevole dato dalle aree boschive che li difendono dal libeccio e dal maestrale, garantendo così la giusta escursione termica tra il giorno e la notte e favorendo l’accumulo degli aromi più delicati e nobili. È proprio questa “nicchia ecologico-climatica”, ovvero la favorevole combinazione di clima, terreno e vitigno, che hanno conferito al Sassicaia una spiccata personalità che lo distingue da tutti gli altri vini. La prima annata commercializzata fu il 1968, grazie anche agli incoraggiamenti che arrivavano da Luigi Veronelli, uno dei primi a tesserne le lodi. Successivamente in una degustazione alla cieca organizzata dalla rivista inglese “Decanter” sui più importanti Cabernet, l’annata 1972 del Sassicaia venne eletta miglior Cabernet al mondo; da segnalare anche l’annata del 1985 che risultò il primo vino italiano a prendere 100 punti da Robert Parker (Wine Advocate) . Il susseguirsi di grandi successi di questo grande vino ha portato nel 2013 il riconoscimento della DOC autonoma Bolgheri Sassicaia staccandosi dalla Bolgheri DOC.
La nostra splendida costa toscana è testimone di meravigliose storie d’amore che si intrecciano a leggendarie vittorie, a uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rischiare, di intraprendere e mossi dalla passione creano dei nettari indimenticabili, vista mare.