Lifestyle
June 14 2019
Francesco Totti è a un passo dall'addio alla Roma. Il secondo, dopo quello dal campo di due anni fa con giro dell'Olimpico, applausi, lacrime e insulti a chi l'aveva (agli occhi dei tifosi) spinto verso quel passo. Questa volta è diverso. Non c'è nessuna rete stesa a protezione dell'uscita dell'ex capitano dal mondo giallorosso che è stato suo negli ultimi trent'anni.
I rumori delle ultime settimane sono diventati una fragorosa conferma per volontà dello stesso Totti. Dopo essere stato paparazzato a Saint Tropez mentre la società decideva direttore sportivo e allenatore, in sua assenza, e dopo aver disertato il vertice di Londra con Pallotta adducendo più di un dubbio sul suo ruolo, ecco il messaggio che ha aperto ufficialmente la crisi.
Un tweet breve e con pochi spazi all'interpretazione. L'appuntamento per un chiarimento della propria posizione viste le tante parole scritte "cercando di interpretare" i suoi pensieri. Cosa significa? Che il tappo è stato levato e in un senso o nell'altro si dovrà andare alla definizione della questione.
E' passato poco più di un mese da quando Totti si esponeva parlando del possibile arrivo di Conte alla Roma. E sono trascorse appena poche settimane in più dal giorno in cui spiegava di aver parlato "con chi di dovere" sul suo ruolo nella nuova società e sulla possibilità di incidere decidendo in prima persona. Con tante cose da cambiare alla fine della peggiore stagione della Roma americana.
Con sul tavolo la proposta di promozione a direttore dell'area tecnica, Totti ha l'obbligo di riflettere su uno scenario che l'ha visto escluso da tutti i grandi passi compiuti nella rivoluzione tecnica e societaria di questo inizio di estate.
In panchina aveva caldeggiato Gattuso, una volta tramontata la suggestione di Conte. E' stato scelto Fonseca su consiglio di Franco Baldini che, come Pallotta ha avuto modo di ammettere, è il fidato consigliere del presidente pur non avendo nessuna carica dentro il club. Sempre Baldini, insieme a Pallotta, hanno deciso di andare alla guerra con Cairo per prendersi il ds Petrachi liberando Massara, destinato al Milan e che avrebbe rappresentato la soluzione interna con avanzamento gerarchico parallelo a quello di Totti.
Comunque la si voglia girare, non il massimo per chi sulla carta sta per prendere la guida dell'area tecnica costruita senza un coinvolgimento diretto. Situazione poco trasparente e che arriva a pochi giorni dall'addio forzato di De Rossi e dal caos sulle rivelazioni seguite alla pubblicazione di alcuni retroscena legati allo sfaldamento dei rapporti dentro Trigoria.
Con queste premesse è difficile immaginare che Totti accetti di restare dentro la Roma senza un ruolo pieno e definito. Non è più la situazione di due anni fa, quando gli era stato prospettato un affiancamento a Monchi nell'attesa di capire capacità e volontà dell'ex bandiera in campo, non può essere una promozione piena se è vero che tutte le decisioni importanti sono passate sopra la sua testa.
A dover scommettere si va dritti verso un addio che segnerebbe la fine di un'epoca e bollerebbe il 2019 come l'anno della de-romanizzazione della Roma. C'è un aspetto ambientale da tenere in considerazione, perché già lo strappo da De Rossi ha abbassato ai minimi storici il gradimento di Pallotta (peraltro basso da tempo) e un altro choc sarebbe difficile da metabolizzare.
Totti ha prospettive anche fuori dalla Roma. La Figc lo corteggia da tempo per inserirlo nel gruppo della nazionale e per far leva sulla sua immagine nell'anno che porta all'Europeo che avrà la Capitale come centro con 5 partite ospitate, compresa la gara inaugurale. E poi c'è tutto il resto, dal commerciale al marketing con un brand che continua a essere fortissimo.
Di certo il tempo per le grandi scelte sta scadendo e il tweet avvicina la resa dei conti. Dentro o fuori la Roma, nulla sarà più come prima.