Toyota crede nell’ibrido ma anche nei taxi volanti: altri 500 milioni di dollari a Joby Aviation

Tanto si è dimostrata critica sull’elettrificazione rapida delle vetture con la sola batteria, altrettanto è entusiasta per la nuova mobilità elettrica avanzata. Parliamo della casa automobilistica giapponese Toyota che ha deciso di investire altri 500 milioni di dollari nella società Joby Aviation, costruttrice di uno eVtol, ovvero di quello che impropriamente è chiamato taxi volante elettrico, per supportare il suo processo di certificazione e l’inizio della produzione in serie della startup statunitense. L’operazione è aperta anche ad altri attori del panorama tecnologico internazionale al fine di stabilire un'alleanza di produzione strategica per aumentare la produzione dell'aereo. Con questo investimento la Toyota Motor company spenderà per Joby un totale 894 milioni di dollari e rafforzerà la sua posizione di principale azionista esterno nell’impresa dedicata alla nuova mobilità aerea avanzata, dopo essere stata tra le prime multinazionali a crederci, con la prima partecipazione in Toyota Ventures nell’ormai lontano 2017. Il fondatore e Ceo di Joby, JoeBen Bevirt, ha dichiarato: “Collaboriamo con Toyota da sette anni e abbiamo costruito questa relazione passo dopo passo, essa è iniziata con l'investimento di Toyota Ventures, poi con l'investimento di Toyota Motor e poi con la fornitura diretta di ingegneri che hanno lavorato fianco a fianco con il team Joby in California. Quindi abbiamo firmato l'accordo di fornitura in base al quale Toyota sta producendo parti per alcuni dei nostri sistemi. E ora questo investimento, che sarà diviso in diverse parti. Le due aziende condividono una profonda passione e grande entusiasmo per questa nuova forma di mobilità”. Il nuovo investimento è pianificato per arrivare in due momenti, il primo entro la fine dell’anno, per consentire la certificazione dello eVtol presso l’autorità aeronautica statunitense Faa, il secondo nel 2025 soggetto alla finalizzazione dei termini relativi all'alleanza per la produzione strategica, i cui dettagli non saranno resi noti fino al prossimo anno. Nel panorama attuale della mobilità aerea avanzata le case automobilistiche sono i principali sostenitori: Toyota con Joby e Stellantis con Archer Aviation sia per il prototipo, sia investendo ben 390 milioni di dollari per aiutare l’aumento della produzione di serie coprendo i costi di manodopera e alcune spese in conto capitale presso lo stabilimento situato in Georgia fino al 2030. Intanto gli ingegneri di Toyota stanno lavorando con Joby presso lo stabilimento di Marina, in California, fornendo assistenza nella pianificazione dei processi, nella creazione dei metodi di produzione e nella progettazione degli utensili necessari per gli assemblaggi per organizzare le attività del primo stabilimento di produzione su larga scala in costruzione a Dayton, in Ohio. L’idea è di applicare a una produzione aeronautica i metodi di quella automobilistica non è nuova, ma nella storia dell’aviazione si è rivelata spesso fallimentare. A fare la differenza nel prossimo futuro potrebbe essere la tecnologia dell’elettrificazione e del ciclo vita dei prodotti, ormai applicata anche dai grandi costruttori di velivoli. Nel caso Joby i componenti relativi alla propulsione e all’attuazione dei comandi prodotti da Toyota vengono consegnati alla linea di produzione dello eVtol sul quale Toyota non è l’unica realtà a credere: finora il progetto ha raccolto quasi 2,8 miliardi di dollari, dei quali un terzo proveniente da Toyota, chiudendo il secondo trimestre 2024 con 825 milioni di dollari di liquidità, la più alta del settore Uam. E secondo gli analisti del neonato settore, come Sergio Cecutta di Smg Consultancy (fonte Ngm Torino 2024), i 500 milioni aggiuntivi dovrebbero consentire le operazioni fino al 2027-2028, ovvero accompagnare l’entrata in servizio dello eVtol S-4. “Siamo concentrati sull’inizio delle operazioni commerciali a Dubai il prossimo anno”, afferma Bevirt, “siamo soddisfatti dei progressi che stiamo facendo con la Faa ma c'è ancora molto lavoro da fare sulla certificazione. Abbiamo un ottimo rapporto di collaborazione con la General Civil Aviation Authority degli Emirati Arabi Uniti e ci stiamo impegnando molto per raggiungere i risultati che ci siamo posti”.

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