Tram di Milano: i primi 90 anni in foto

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Linea 14 in Largo Cairoli di fronte al Castello Sforzesco.
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Carrello con i due motori TIBB costruito dalla Fiat Ferroviaria
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Una "1500" delle prime serie in una brochure della Ercole Marelli (accumulatori)
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Gli interni di una 1500 restaurata. In fondo, il caratteristico salottino separato.
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Le tipiche lampade in stile liberty in dotazione alle vetture serie 1500
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Una 1500 in servizio a Bruxelles negli anni '50
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Pubblicità della ditta milanese Carminati & Toselli, che costruì le prime "ventotto" per l'Atm
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Il deposito Leoncavallo e gli scheletri delle serie 1500 dopo le incursioni aeree alleate dell'agosto 1943
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Una "Ventotto" in corso Vittorio Emanuele (1950 circa)
Vettura 1569 in servizio sulla linea 1 in piena corsa. La velocità massima delle 1500 è di 45km/h
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Una "Carrelli", l'Arco della Pace e, in fuga prospettica, il Castello Sforzesco.
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Un tratto della linea 5 dal quartiere Ortica all'Ospedale Niguarda
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Vettura 1756
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Un a 1500 in officina. In primo piano uno dei due carrelli motorizzati da cui la vettura tranviaria prese il nome di "Carrelli"
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Vecchia vettura Peter Witt simile a quella milanese restaurata dalla TTC di Toronto.
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Ex vettura "Carrelli" dell'ATM in servizio sulla linea "F" di san Francisco.
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Vettura "Carrelli" in servizio speciale in Piazza Duomo nel periodo di Natale

Esattamente 90 anni fa, nel febbraio 1928, entravano in servizio a Milano le famose vetture tranviarie chiamate "Carrelli" o Serie "1500" oppure ancora "Ventotto" dall'anno di introduzione all'esercizio.

Le vecchie "Carrelli" e lo spirito di Milano

Sono oggi un simbolo irrinunciabile della città, celebrate ed apprezzate da appassionati e turisti di tutto il mondo. E naturalmente amatissime dai milanesi, che da quasi un secolo le vedono sferragliare mentre avanzano lungo i binari con quell'unico "occhio", il loro singolo fanale anteriore.

Dalla caratteristica manovella di comando è nato il nome che in milanese significa tranviere per antonomasia: il "manetta". Alle vetture tipo "1500" furono dedicati versi poetici e strofe di canzoni. Una su tutte quella del brano di Carpi e Strehler, "Ma mi". Nella canzone il soggetto, rinchiuso nel carcere di San Vittore e sopraffatto dalla nostalgia, identifica con il fracasso dei tram di Milano la vita che scorre oltre le mura : "Sòta a sti mur /passen i tram/ fracass e vita del mè Milan." (Sotto a queste mura/passano i tram/ fracasso e vita della mia Milano).

La simbiosi tra le vetture "Ventotto" e i loro passeggeri fu veramente stretta. I nuovi tram accompagnarono i milanesi nei momenti più felici e in quelli più tragici. Portarono i loro passeggeri alle adunate oceaniche del ventennio, li scarrozzarono nel tempo libero del "sabato fascista" oppure al lavoro di tutti i giorni accogliendoli sulle loro panche in legno. Poi la sera, sempre le "Ventotto" li riaccompagnavano a casa alla luce delle loro tipiche lampade stile liberty.

La guerra

Venne quindi la guerra e i tram furono bersaglio delle bombe piovute dal cielo. Condivisero la sorte con i loro passeggeri già nel primo grande bombardamento del 24 ottobre 1942 quando il deposito dell'ATM di via Messina fu centrato in pieno dai Lancaster della Raf, che torneranno a centrarlonuovamente la notte di San Valentino del 1943.

Anche altri depositi cittadini saranno centrati dagli ordigni, lasciando cumuli di macerie da cui spuntavano spettrali gli scheletri fumanti delle "Ventotto" sventrate dalle esplosioni e paralizzate in deposito a causa dei binari divelti in molti punti della città. I tram torneranno protagonisti anche negli ultimi mesi di guerra quando saranno oggetto di contesa tra i manovratori scioperanti e le autorità nazifasciste, che più volte si sostituirono ai tranvieri per garantire la circolazione ove praticabile.

La rinascita dei tram feriti

Alla fine della guerra, come tante arabe fenici, le 1500 usciranno nuovamente dalle officine ATM mostrando a tutti le loro ferite: con i vetri infranti sostituiti da pannelli di compensato, ritorneranno al fianco dei milanesi con i quali condivideranno gli anni della ricostruzione, del boom, degli anni di piombo, della "Milano da bere", di Tangentopoli fino ai nostri giorni.

Oggi sono ancora 125 le vetture del tipo a "Carrelli" in servizio sulla rete milanese, delle 502 complessive costruite tra il 1927 e il 1930. Opportunamente aggiornate dal punto di vista tecnologico, le vetture attualmente in circolazione sono tornate a vestire le livrea originaria nei due colori giallo e crema. Tra gli anni '30 e i primi anni '70 le "1500" avevano vestito la livrea verde bitonale per poi passare a quella arancio vestita fino al 2008.

Caratteristiche della Serie "1500"

Le prime vetture furono costruite nel cuore di Milano dalla ditta Carminati & Toselli su licenza dell'americana Peter Witt, che contemporaneamente aveva fornito mezzi simili alle reti tranviarie di Cleveland e di Toronto. Rispetto alle vecchie vetture Edison e dei tram della serie "600" a due assi, le "1500" erano molto più capienti, affidabili e versatili per le esigenze della sempre crescente rete tranviaria milanese negli anni tra le due guerre.

Altri costruttori furono la Breda, le Officine Reggiane, la OM, la OEFT (Officine del Tallero) che fornirono vetture anche all'estero (Bruxelles). Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche degli immortali tram milanesi, le vetture "1500" erano dotate di 4 motori Ansaldo-TIBB (2 per carrello) da 21 Kw ciascuno (poi aumentati a 31 Kw) che spingevano la vettura inizialmente a 35 km/h e quindi a 45 km/h di punta. La lunghezza arriva a sfiorare i 14 metri per 2,35 di larghezza. All'interno, le caratteristiche panche a doghe lignee lato marcia potevano accogliere 29 passeggeri, mentre in coda era originariamente presente un salottino ed il posto per il bigliettaio. In piedi potevano prendere posto ben 110 passeggeri, che entravano ed uscivano dalle tre porte di legno a soffietto.

Le "Carrelli" dell'ATMproseguono la loro lunga vita anche a San Francisco, dove dal 1983 le vetture tranviarie milanesi prestano regolare servizio accanto ad altri tram storici sulla linea "F". E quando i vecchi "Ventotto" si avvicinano percorrendo la Market Street Line con quel tipico ululare dei motori a regime, sferragliando con l'unico occhio acceso, sembra proprio di essere a Milano.

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