La marcia dei trattori sull'Europa, per colpa dell'Europa

La marcia dei trattori invade l’Europa, Stato dopo Stato. E arriva anche in Italia. La protesta, con blocchi stradali e cortei, è iniziata a dicembre in Germania e presto si è allargata alla Francia e poi Olanda, Polonia, Romania, Grecia, Spagna e Italia. Rabbia che esplode soprattutto contro il nuovo Green Deal europeo e contro una burocrazia considerata eccessiva, l’aumento dei costi e una concorrenza low cost incontrollata.

I trattori in Francia sono arrivati alle porte di Parigi e lo sbarco nella capitale è previsto per la prossima settimana, salvo accordi. Negli altri Paesi europei le manifestazioni e i blocchi stradali sono quotidiani ormai. E in Italia? Da giorni gli agricoltori stanno protestando, da Bari a Verona, passando per Torino e Pescara e Bologna. "Agricoltori, dal 22 gennaio in strada a oltranza!”, si legge nel comunicato del Cra (Comitati Riuniti Agricoli), che fa capo al leader del movimento che animò le proteste nel 2012, i “Forconi”. Decine di sit-in questi giorni e la minaccia: “Tra dieci giorni blocchiamo l’Italia”.

Cosa chiedono e perché sono in marcia? Ci sono motivi comuni a tutti i Paesi e altri dettati dalle politiche dei singoli governi nazionali. In Francia si contestano le tasse sui carburanti più inquinanti, in Olanda il piano per la riduzione dell’azoto prodotto dagli allevamenti, in Germania il ritiro dei tagli ai sussidi per il gasolio agricolo, in Polonia e Romania la liberalizzazione del commercio con l’Ucraina che mette sul mercato prodotti (grano e pollo soprattutto) low cost. Tra i motivi che accomunano tutti gli agricoltori, in ogni parte di Europa, ci sono l’aumento del costo delle materie prime e del prezzo del gasolio agricolo, i salari bassi e la concorrenza sleale dei prodotti internazionali.

Il filo conduttore che unisce tutti i movimenti, Italia compresa, è soprattutto uno: le politiche ambientaliste di Bruxelles, che rischiano, dicono, di pesare troppo sul settore. Nel Green Deal europeo, che ha l’obiettivo di azzerare le emissioni inquinanti entro il 2050, si chiede una svolta all’agricoltura, in termini di sostenibilità. In Europa il 38% del territorio è coltivato o dedicato al pascolo e ci sono oltre 9 milioni di fattorie e aziende agricole che si reggono in piedi in gran parte grazie ai fondi europei per l’agricoltura. Bruxelles ha a bilancio tra il 2021 e il 2027 per la Politica Agricola Comune oltre 380 milioni di euro. Il settore agricolo ha bisogno dei sussidi, ma è uno dei settori che in Europa ha ridotto di meno le emissioni inquinanti. Ecco che le nuove politiche europee hanno pianificato di legare la distribuzione dei fondi alla sostenibilità. Così gli agricoltori dovranno attuare alcuni cambiamenti, per poter avere i sussidi. Un esempio? Riconvertire al biologico entro il 2030 almeno il 25% dei terreni coltivati. Le richieste europee sono troppo ambiziose e pretese in tempi troppo rapidi secondo i manifestanti: stop ai pesticidi, aumento della rotazione delle colture, introduzione di nuove tecnologie e riduzione delle emissioni e degli sprechi alimentari. I coltivatori di grano e mais in Italia protestano per esempio contro l’obbligo di tenere incolto il 4% dei terreni seminati sopra i 10 ettari. A tutto questo si aggiunge la protesta contro la “carne sintetica”, gli alimenti a base cellulare e le farine di insetti.

A Bruxelles si è aperto il tavolo di discussione. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, ha parlato di “urgenza nel migliorare le cose”. Intanto i trattori continuano in tutta Europa la loro marcia e i blocchi stradali crescono.

YOU MAY ALSO LIKE