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April 09 2015
A dispetto dello stupore di cittadini e politici per quanto accaduto al Tribunale di Milano, con l'uccisione del giudice Fernando Ciampi e di almeno altre due persone da parte di Claudio Giardiello, non è la prima volta che le armi entrano per far fuoco in un palazzo di giustizia italiano a dispetto dei controlli di sicurezza.
Il precedente di Reggio Emilia
Era infatti già accaduto il 17 ottobre 2007 al Tribunale di Reggio Emilia, quando Clarim Fejzo, albanese di 40 anni, lì presente per una causa di divorzio, estrasse davanti agli occhi delle due figlie una pistola calibro 7.65 per scaricarla prima contro l'avvocato della controparte, ferendolo di striscio, e poi contro la moglie Vjosa (che morì poi in ospedale per le ferite riportate) e contro il fratello di quest'ultima, freddato a morte mentre cercava di disarmare il cognato. Dopo di che ci fu l'intervento di due giovani poliziotti che si trovavano in un'aula vicina: il primo venne a sua volta ferito a una gamba, il secondo freddò invece Fejzo, che dopo aver scaricato un caricatore ne stava inserendo un altro nell'arma per andare avanti nella sua folle strage.
L'imprenditore-killer di Perugia
Altro contesto, ma dinamica per molti versi simile nel doppio omicidio compiuto dal quarantenne imprenditore Andrea Zampi alla sede della Regione Umbria, a Perugia, il 6 marzo 2013. Armato di una pistola Beretta, l'uomo fece irruzione nell'ufficio in cui lavoravano Daniela Crispolti (46 anni, precaria con contratto di collaborazione) e Margherita Peccati (61 anni, prossima alla pensione), freddandole sul colpo per "vendicarsi" di un mancato finanziamento da 100 mila euro. L'uomo si è poi ucciso sparandosi a sua volta.