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February 09 2017
Dopo quello sull'immigrazione, Donald Trump apre il "fronte di guerra" anche con i Sioux, concedendo il permesso finale per il progetto da 3,8 miliardi di dollari che prevede la realizzazione nei territori della riserva di un oleodotto per trasportare petrolio appunto dal North Dakota all'Illinois. Dopo la sospensione dello scorso settembre, seguita da mesi di campagne e proteste in tutti gli Stati Uniti per difendere i diritti dei nativi americani, i lavori per la maxi infrastruttura (denominata "Dakota Access") possono così riprendere da subito.
Decisione "a sorpresa"
Ad accrescere l'ira dei Sioux e dei loro sostenitori c'è poi il fatto che l'ok ad andare avanti è arrivato quando ormai sembrava essersi aperto un spiraglio di trattativa fra i Sioux e l'amministrazione, tanto che Dave Archambault II - il presidente della tribù - era in volo per Washington per incontrare alcuni membri dell'amministrazione Trump in merito alla questione. Appresa la decisione a favore del proseguimento dei lavori, i Sioux hanno diramato una nota in cui si sottolinea come il presidente Trump ha mostrato "una completa mancanza di rispetto per i nativi e per i loro diritti".
Non è escluso che i Sioux, con l'appoggio di più associazioni ambientaliste, possano ora presentare appello. Ma il tempo stringe, dal momento che Energy Transfer, la società incaricata della realizzazione dell'oleodotto, ha già fatto sapere di voler riprendere immediatamente dell'opera che - va sottolineato - era stata autorizzata dall'amministrazione Obama, salvo poi rivedere la decisione precedentemente assunta, con la conseguente sospensione.