Dal Mondo
August 16 2024
Si chiamerà anche Partito democratico. Ma con la democrazia sembra avere qualche problema. Non solo l’addio elettorale di Joe Biden continua a essere avvolto nell’opacità, ma anche la sua fulminea sostituzione con Kamala Harris non sembra esattamente in linea con la volontà popolare. Eh sì, perché alla fine il voto di oltre 14 milioni di elettori, che hanno partecipato alle ultime primarie dem, è stato bellamente bypassato, nel nome di una nomination concessa meccanicamente dall’alto. Tutto questo, nel silenzio di molti media, che evidentemente trovano normali gli avvicendamenti dinastici. Per cercare di capire qualcosa di più sulle controverse dinamiche interne al Partito democratico americano, La Verità ha deciso di intervistare una figura che questo schieramento lo conosce bene: Tulsi Gabbard.
Considerata in passato un vero e proprio astro nascente del Partito democratico, fu deputata dem per lo Stato delle Hawaii dal 2013 al 2021, ricoprendo inoltre il ruolo di vicepresidente del Comitato nazionale democratico dal 2013 al 2016. Si candidò anche alle primarie presidenziali dell’Asinello di quattro anni fa e, proprio in quella campagna elettorale, ebbe un duro scontro televisivo con la Harris. Sempre più ai ferri corti con l’establishment dem e finita nel mirino di Hillary Clinton (che la accusò di essere filorussa), la Gabbard ha alla fine lasciato il Partito democratico nel 2022, avvicinandosi, da indipendente, a Donald Trump. Addirittura, lo scorso maggio, era considerata una possibile running mate dell’attuale candidato repubblicano. Di recente, alcuni informatori del Federal Air Marshal Service hanno rivelato che la Gabbard sarebbe stata improvvisamente inserita in una lista dedicata ai sospetti terroristi interni: una circostanza da lei denunciata come un atto di “rappresaglia politica” per aver criticato l’amministrazione Biden-Harris. Nel frattempo, il deputato repubblicano, Tim Burchett, ha ufficialmente chiesto al governo delle spiegazioni sul perché la Gabbard sia finita in quell’elenco.
Tulsi Gabbard, lei ha lasciato il Partito democratico dopo molti anni. Che cosa le ha fatto cambiare idea?
“Sono entrata nel Partito democratico perché ho visto un grande partito popolare, che dava valore alla libertà di parola, lottava per le libertà civili e traeva ispirazione da leader come il presidente Kennedy e Martin Luther King Jr. Il partito a cui mi sono unita più di vent'anni fa non esiste più. Oggi, il Partito democratico è controllato da una congrega elitaria di guerrafondai woke che stanno facendo a pezzi il nostro Paese, razzializzando ogni questione e minando le nostre libertà, concesse da Dio e sancite dalla nostra Costituzione”.
Lei non ha mai risparmiato critiche a Kamala Harris. Quali sono gli aspetti politici peggiori che caratterizzano l’attuale candidata presidenziale dem?“
Kamala Harris non è adatta e non è qualificata per essere il nostro comandante in capo e sarebbe pericolosa se prendesse decisioni su guerra e pace. Inoltre, la Harris ci ha mostrato, come senatrice e vicepresidente degli Stati Uniti, esattamente chi è. Metterà il suo interesse personale prima di quello delle persone che dovrebbe rappresentare. Non esiterà a usare come arma il Dipartimento di Giustizia e le forze dell'ordine per attaccare i suoi oppositori politici e promuovere i suoi interessi”.
Qual è il vero motivo del ritiro elettorale di Biden?
“Biden era solo una figura di facciata. Quelli che davano ordini dietro le quinte hanno riconosciuto che lui avrebbe potuto non essere la loro migliore possibilità di vittoria. Così hanno puntato su un nuovo cavallo: Kamala Harris. L'élite al potere non eletta dell’amministrazione statale, dell’apparato di sicurezza nazionale e del complesso militare-industriale, che governa in realtà il Paese, sa che il presidente Trump porrà fine alla sua presa di potere. Ecco perché questa élite farà di tutto per sconfiggerlo.
Che cosa pensa del fatto che Biden non sia stato sostituito da nuove primarie o comunque da un processo elettorale aperto?
“Il partito democratico di oggi non crede nella democrazia o nel permettere agli elettori delle primarie dem di avere voce in capitolo su chi vogliono che sia il loro candidato. Hanno truccato le primarie dem nel 2016 a favore di Hillary Clinton contro Bernie Sanders. Nel 2020, ho sperimentato in prima persona come hanno lavorato con i media mainstream per selezionare i candidati tra cui volevano che gli elettori scegliessero e quali volevano che fossero cancellati, diffamati e distrutti. E nel 2024, in molti Stati, o non hanno tenuto elezioni primarie o non hanno permesso che ci fossero nomi di sfidanti dem sulla scheda. Non sorprende che la nomination di Kamala Harris sia stata essenzialmente un'incoronazione in cui persino gli elettori delle primarie democratiche non hanno avuto voce”.
I dem stanno demonizzando il presidente Trump e JD Vance. Cosa ne pensa?
“L'amministrazione Biden-Harris ha dei risultati indifendibili negli ultimi quattro anni e perde sui temi che più preoccupano il popolo americano, se si confrontano i suoi risultati con quelli del presidente Trump. Non vogliono che gli elettori si concentrino sui temi, quindi stanno ricorrendo alla loro collaudata tattica di demonizzare il presidente Trump. Non si fermeranno davanti a nulla per mantenere la presa sul potere”.
Perché il Partito democratico fa sempre più fatica a ottenere il sostegno degli operai della Rust Belt?
“Il Partito democratico a cui mi sono iscritta più di vent’anni fa era solito sostenere il benessere degli americani comuni e si rivolgeva a persone di ogni estrazione sociale. Oggi, il Partito democratico è gestito da una cricca di guerrafondai d'élite alimentati da una wokeness vigliacca che non si preoccupa del popolo: si preoccupano solo del potere per sé stessi”.
(Intervista pubblicata su La Verità il 14 agosto 2024)