Politica
May 07 2021
C'è una cosa che va oltre i colpi di mitragliatrice sparati ieri da una motovedetta all Guardia Costiera libica verso tre pescherecci italiani. Proiettili che vanno oltre il lavoro dei pescatori che si spingono verso i limiti delle acque internazionali. Questa infatti è un'abitudine che va avanti da anni, dove si viaggia ai limiti delle miglia marine, se non meno.. E da poco, ricordiamolo, si è chiusa la questione dei pescatori rimasti per un mese ed oltre nelle mani dei libici. Prigionieri. Non sono episodi, non è un caso. È la prova che qualcosa è cambiato.
Quello che è cambiato, nelle ultime settimane, è che i libici adesso aprono il fuoco, insomma, hanno cambiato atteggiamento nei confronti dell'Italia e delle nostre navi.
Ed il perché è facilmente intuibile. Ormai la Guardia Costiera libica è sotto il controllo di un nuovo padrone: la Turchia. E si comporta di conseguenza.
Un controllo che Erdogan, molto abilmente mentre il nostro ministero degli esteri pensava ad altro e l'Europa, come al solito, non se ne occupava, si è costruito a suon di accordi bilaterali, rotte privilegiate e, ovviamente, soldi. Tanti soldi.
Così oggi dalla Libia ci dobbiamo prendere i migranti ed i proiettili in una posizione di decisa inferiorità e debolezza. Lo confermano i fatti, i pescatori e persino i nostri mariani che ogni giorno rischiano in quei mari di finire al centro di vicende armate.
Bene ha fatto Draghi, lo ricordate, a recarsi come prima missione estera da premier a Tripoli usando anche parole di apprezzamento verso la Guardia Costiera Libica che hanno destato scandalo nella sinistra italiana; ma è solo il primo passo di un cammino lungo per recuperare il tempo perduto. E per fare tutto questo non serve ridurre investimenti, sovvenzioni ed aiuti ai libici, serve l'esatto opposto.
E poi dobbiamo riscrivere e firmare dei patti nuovi magari con delle rotte aperte per gli italiani come oggi le ha la Turchia.
Il rischio è fin troppo evidente. Erdogan da anni ottiene dall'Europa miliardi di euro ricattando Bruxelles sull'eventuale apertura della rotta asiatica dei migranti. Oggi di fatto è pronta per aprire un altro fronte, un nuovo ricatto, che parte proprio dalla Libia.
A tutto questo va messo un freno ed anche in fretta. E noi non possiamo adeguarci all'immobilismo di Bruxelles. Dobbiamo muoverci, alzando la voce, quando serve e aprendo il portafogli, con saggezza.