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May 06 2014
Aldo Nove è. Nel senso che per fortuna esiste. Aldo Nove scrive. Nel senso che lo fa sul serio. Non come quegli scrittori tutti ego e poche parole. Le storie che ci ha raccontato in diversi anni di carriera (mi dispiace per lui ma comincia ad esser vecchio), sono cellule meravigliose che ti modificano il codice genetico. E se prima di iniziare a leggere un suo libro pensavi che la tua vita era un insieme finito con certezze acquisite, con dogmi ben saldi, arriva lui che con una scrittura potente ed evocativa ti sbatte in faccia la realtà ovvero che tutto quello che pensavi che non esistesse. “Milano non è Milano”, “La vita oscena”, “Si parla troppo di silenzio”, sono solo alcune delle opere in cui si può tranquillamente annegare e sentirsi liberi.
Aldo Nove è attento come i collezionisti di francobolli, che sanno che il trucco migliore è quello di trattare il prodotto con delicatezza estrema perché un dentello rotto o spezzato porta via tutto il valore del piccolo arazzo di carta. Con la stessa cura manomette le parole, le accompagna, le accarezza e le dispone sul foglio bianco. Aldo Nove è da amare perché è un eretico, uno di quelli che pensa che la critica è composta da vecchi baroni e che ascoltarli non abbia poi molto senso. Il suo ultimo libro è una carezza sul volto e si intitola “Tutta la luce del mondo”. Ufficialmente parla di San Francesco, ma parla di tutti noi, di quella luce e di quel paradiso che non vediamo, che non ci aspettiamo più di trovare. “Tutta la luce del mondo” è un libro da leggere, anche perché Aldo Nove non l’ho mai visto con indosso con un paio di infradito.
Nel tuo libro hai descritto il Medioevo, un'epoca che fin da piccoli ci insegnano essere stata buia e negativa per la storia dell'umanità, tu nello sguardo di Piccardo cerchi la bellezza e lo stupore del periodo. Com'è stato immergersi in un posto lontano, con un sistema di valori complesso?
"E' stata una bellissima esperienza umana. Mi sono calato in un mondo molto diverso dal nostro, ma con delle somiglianze. Il secolo in cui è vissuto San Francesco era un momento di grandi trasformazioni, e anche il nostro lo è. E' bello imparare dalla Storia!"
"Nel Medioevo tutto era stupendo. Nel senso che era pieno di stupore. E c'erano i miracoli, e le cose non erano semplicemente cose, e l'acqua non era acqua solamente, e il cielo era un po' più del cielo. Tutto recava segno d'antiche battaglie, il male e il bene andavano alla guerra, c'era un torneo infinito che le stelle guardavano dall'alto dei cieli, che sapevano i segreti oscuri delle persone...". Oggi che fine ha fatto lo stupore e che fine hanno fatto i miracoli?
"Viviamo in un mondo velocissimo, e alcuni dei miracoli che anticamente si pensava un giorno si sarebbero realizzati sono il nostro quotidiano. Un grande filosofo francescano, Bacone, immaginava che un giorno ci sarebbero state macchine che volano, e che si sarebbe potuto comunicare a distanza... Però il gusto del miracolo, dell'improvviso cambiamento positivo, lo abbiamo un po' perso. Ci stiamo un po' troppo "abituando" alla vita. Il miracolo è l'arrivo inaspettato di una guarigione, di un sorprendente passaggio al meglio"
La bellezza di San Francesco è fatta di povertà, di sacrificio mentale e fisico, di preghiera, di osservanza. Quanto il suo soffrire lo ha sublimato?
"San Francesco ha anche però riso molto. Ha introdotto nella santità l'elemento della gioia, della danza, della festa. In lui l'ascesi è diventata gioia e non più solo mortificazione. E' stato la figura di un santo nuovo, popolare e anche "scandalosamente" divertente. Ci sono molte storielle a riguardo nella tradizione. nel mio libro ne ho raccolte parecchie. Ecco, San Francesco, il "giullare di Dio", ci ha insegnato che la santità può essere gioiosa".
"La luce è uguale sempre ad altra luce", scriveva Pasolini, però la luce di cui parli tu sembra diversa, sembra una luce primordiale, quasi pura, totale. C'è differenza di rifrazione tra la luce nelle varie epoche storiche?
"C'è una differenza nei nostri occhi. La luce è sempre uguale, cambia il nostro sguardo. Forse gli uomini del medioevo erano un po' più bambini, e dei bambini avevano pregi e difetti. Erano più diretti ma anche più aggressivi. Più disposti a mettersi in gioco ma anche più pasticcioni. Si dichiaravano guerra e facevano pace con molta facilità. Il Medioevo era un mondo bambino".
Se fossi vissuto nel Medioevo, avresti lasciato tutto per seguire San Francesco?
"Bellissima domanda. Anche perché difficilissima. San Francesco era una personalità così forte che dopo 800 anni ci affascina ancora. Forse se fossi là, con lui, lo seguirei. La sua sfida era però talmente radicale che ben pochi lo hanno seguito, pur amandolo. Quindi risponderti con sincerità è davvero impossibile. Mi piacerebbe dirti di sì, però!"
Che rapporto hai con la bellezza?
"Bellezza è verità, e verità è bellezza", diceva un grande poeta. Ciò che è vero è bello. Certo tutto sta a capire cosa si intenda, per bellezza. Diciamo che di fronte alla bellezza non abbiamo scuse. Se non ci piace, abbiamo qualcosa che non va".
Cosa non sopporti visivamente negli altri?
"La mancanza totale di sincerità. Il mettersi una maschera che non c'entra. Ci sono maschere bellissime e maschere semplicemente sbagliate".
Dove ti sta portando questo libro?
"Non lo so. Ma in un posto bello. Questo libro mi sta facendo capire che bellezza e leggerezza, profondità e gioia possono andare magicamente d'accordo".
Tendenzialmente sarei abbastanza narciso, quindi dovresti rivolgermi una domanda, altrimenti l'attenzione è posta tutta su di te non va bene.
"Sei consapevole che Arfio è molto più affascinante di Alfio?"
Caro Aldo, mi duole affermare che Alfio, essendo mio fratello quando eravamo piccoli faceva sempre finta di essere Arfio. Quindi al momento non disorientato su chi sono veramente. Anzi, sono?