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April 22 2024
Il sistema carcerario italiano è stato scosso da una serie di indagini che hanno portato alla luce violenze e torture inflitte ai detenuti da parte degli agenti di polizia penitenziaria.
Fatti recenti come quelli che sarebero avvenuti all'interno del carcere minorile Beccaria di Milano, dove 13 agenti di polizia penitenziaria (di cui 12 ancora in servizio presso la struttura) sono stati arrestati dalla polizia all’alba. Tra i reati contestati dalla Procura della Repubblica e vagliati dal Gip, risalenti almeno al 2022 e che includono condotte reiterate nel tempo, ci sono accuse pesantissime. Gli agenti devono rispondere, a vario titolo, di maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di tortura, concorso nel reato di lesioni in danno di minori, e una tentata violenza sessuale ad opera di un agente nei confronti di un detenuto.
Ma non è la prima volta che il sistema penitenziario italiano viene messo sotto i riflettori per casi di violenza e abusi. Il 3 agosto 2019, un detenuto nel carcere di San Quirico Monza è stato picchiato. «Quando ho capito che mi stavano portando verso il binario morto (il settore isolamento, ndr), ho provato a scendere e lì è cominciato il pestaggio. In 15 anni di carcere, passati in diversi istituti, non ho mai avuto così tanta paura di morire. Ho ricevuto un primo pugno vicino all’occhio, tirato da un agente mai visto prima, da quello lì in fondo» - ha dichiarato il detenuto durante il processo.
Anche a Torino un’inchiesta nel carcere “Lo Russo e Cutugno” ha raccontato gli orrori che tra marzo 2017 e settembre 2019 si sarebbero consumati nei corridoi, nelle celle e negli spazi comuni dell’istituto con 21 agenti della polizia penitenziaria indagati per il reato di tortura.
A questi tristi episodi si aggiungono altri casi di pestaggi e torture nelle carceri , che hanno fatto emergere una realtà inquietante di maltrattamenti e violazioni dei diritti umani all'interno del sistema penitenziario italiano.
Era il 6 aprile 2020 quando nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) si verificò quella che il giudice per le indagini preliminari definì come «l’orribile mattanza», durante la quale circa 300 agenti penitenziari picchiarono oltre duecento detenuti del carcere casertano per punirli della protesta del giorno precedente.A finire sotto processo sono stati 105 soggetti accusati a vario titolo di tortura, lesioni, abuso di autorità, falso in atto pubblico e cooperazione nell’omicidio colposo del detenuto algerino 28enne Lakimi Hamine (addebitato a 12 individui), che fu posto in isolamento subito dopo il pestaggio e fu poi trovato morto il 4 maggio 2020. Tra gli individui alla sbarra, ci sono anche alcuni medici, a cui si imputa di non aver refertato le violenze subite dai detenuti con l’obiettivo di “coprire” i responsabili.
Detenuti picchiati e umiliati anche nel carcere di Biella dove 23 agenti della polizia penitenziaria, sono stati sospesi con l’accusa di tortura di Stato. Quello che si consumava nella casa circondariale piemontese era un “metodo punitivo“, secondo la Procura che ha condotto le indagini partite il 3 agosto del 2022 rivelando un sistema raccapricciante di “torture”.Episodi simili si sono verificati anche in altri istituti penitenziari, come il carcere di Reggio Emilia dove il 3 aprile del 2023, un detenuto tunisino di 40 anni è stato brutalmente picchiato in un istituto penitenziario. Le immagini shock di questo episodio hanno scosso l'opinione pubblica, sollevando domande sulla sicurezza e sul trattamento dei detenuti all'interno delle carceri italiane. Tre mesi dopo, l’11 agosto del 2023, le telecamere nel carcere di Foggia hanno ripreso le torture subite da altri detenuti da parte di agenti di polizia penitenziaria. Questi atti di violenza fisica e morale hanno portato all'arresto di dieci agenti.