Economia
October 23 2014
Certo si tratta ancora di una bozza, ma la nuova legge di stabilità, nelle pieghe di provvedimenti che dovrebbero, nelle intenzioni del premier Matteo Renzi, rilanciare l’economia, contiene anche una serie di aumenti di tasse. Ovviamente si tratta di misure che dovranno essere approvate dal Parlamento, senza contare che altri provvedimenti sono stati inseriti nel testo base come una sorta di garanzia da offrire all’Europa a fronte di altre entrate che potrebbero venire a mancare. In ogni caso però molti di questi rincari hanno ottime possibilità di diventare realtà e dunque è opportuno prenderne fin d’ora conoscenza.
Governo Renzi, le quattro priorità per l'economia
L’aumento annunciato e che più di tutti preoccupa contribuenti e consumatori è certamente quello dell’Iva, che però, è bene sottolinearlo, è anche quello che più di tutti il governo cercherà di evitare. Si tratta infatti di una vera e propria clausola di salvaguardia, inserita nella legge di stabilità a garanzia delle richieste pervenute da Bruxelles, che dovrebbe scattare dal 2016 nel caso la spending review non dovesse dare i risultati sperati. In questo senso si prevede dunque un aumento dell’aliquota Iva agevolata del 10% di 2 punti percentuali nel 2016 e poi di un altro punto (13%) nel 2017. Inoltre, sempre nel 2016, l’aliquota ordinaria del 22% salirebbe al 24%, per poi passare al 25% nel 2017 e addirittura al 25,5% nel 2018.
Spending review, i tagli alla spesa un passo obbligato
Per le aziende invece la sorpresa più amara è quella riguardante l’Irap. Se da una parte infatti il governo ha abbattuto la componente lavoro di questa imposta mettendo sul piatto ben 5 miliardi di euro, dall’altra ha di nuovo aumentato l’aliquota ordinaria che qualche tempo fa era stata abbassata di uno 0,4%. La tassazione tornerà dunque al 3,9% con l’ulteriore beffa che la misura sarà retroattiva e varrà dunque già per i versamenti di questo 2014. E a proposito di retroattività, anche i contribuenti privati dovranno fare i conti con un aggravio fiscale che avrà i suoi effetti già a partire da questo 2014. Ci riferiamo alla tassazione che riguarda le pensioni integrative, che passerà dall’11,5% al 20%. Un aumento secco di quasi il doppio, che tra l’altro tradisce la filosofia stessa con cui era stata introdotta questa tassazione di favore, che avrebbe dovuto puntare infatti proprio a diffondere i fondi pensione.
Imprese, gli sconti di Renzi su Irap e bolletta elettrica
Scatteranno invece dal 2015 nuove aliquote su altri due fronti: si tratta della tassazione delle Casse di previdenza, che passerà dal 20 al 26%, e dell'imposta sostitutiva sulla rivalutazione del Tfr che lieviterà dall’11 al 17%. Altro vero e proprio spauracchio è rappresentato invece dall’aumento delle accise sulla benzina. Anche in questo caso si tratterebbe di un ritocco verso l’alto, ancora da definire nella sua entità, che dovrebbe coprire circa un miliardo di euro e che scatterà nel caso non dovesse arrivare il via libera europeo al meccanismo in base al quale saranno le Pubbliche amministrazioni a versare l’Iva e non le imprese fornitrici.
Benzina, sono le accise a far lievitare i prezzi
Brutte sorprese infine anche per i possessori di auto storiche. Il governo ha infatti previsto che d’ora in poi anche loro dovranno pagare il bollo per poter circolare. Una misura che riguarderà circa 300mila veicoli e dovrebbe far incassare allo Stato circa 18 milioni di euro, anche se gli effetti che si potranno avere sulle attività imprenditoriali legate alla manutenzione di questi mezzi non sono stati forse opportunamente valutati.